Spiagge all'asta, in arrivo il decreto sui balneari: «Ma non andremo via a costo zero»
Si teme un giro di vite sugli indennizzi: «Si va in tribunale». E ora c’è anche il nodo della polizza assicurativa contro i disastri naturali
VIAREGGIO. È questione di giorni, forse di ore: entro lunedì 31 arriverà il decreto governativo sugli indennizzi ai balneari. Un provvedimento, a firma dei ministri Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti, dove verranno fornite indicazioni sulle cifre economiche da riconoscere a chi perderà la concessione della spiaggia nelle prossime “aste”.
L’aria che tira, però, è pesante. L’Unione europea ha già fatto sapere che non vuole trattamenti di favore, perché li considera un limite alla concorrenza e un indebito aggravio sulle spalle di chi subentra. I cosiddetti beni “immateriali”, come il marchio e l’avviamento, non vengono ritenuti legittimi nel calcolo dell’indennizzo. Ad oggi si parla di riconoscere gli investimenti non ancora ammortizzati – cioè non ancora “scaricati” sul Fisco – e di fornire una remunerazione equa degli investimenti fatti negli ultimi cinque anni. I balneari ribattono: sono stati anni di pandemia e di incertezze sulle concessioni demaniali, in pochi hanno investito del denaro nell’attività. Ma il Governo potrebbe fare un ulteriore passo indietro, perché l’Europa sembra pronta ad aprire un nuovo contenzioso sull’applicazione della direttiva Bolkestein (e in generale del diritto comunitario).
«Già così – spiega Tommaso Magnani, presidente dell’Associazione balneari di Viareggio – il criterio con cui si riconoscerà l’indennizzo è davvero riduttivo. Se poi si dovesse arretrare ancora di più, saremmo di fronte a una situazione in cui si chiede ai balneari di andarsene a costo zero. Ma questo non è possibile, non lo accetteremo mai». I balneari hanno più volte ribadito che non si arrenderanno e porteranno le amministrazioni pubbliche in tribunale. «Andremo in tutte le sedi giudiziarie, italiane e europee – conferma Magnani – Qua si tratta di tutelare un diritto che è quello della proprietà privata. Ci sono dei princìpi garantiti dalla Costituzione e che anche un bambino comprende come ovvi. Non riconoscere il valore economico di un’impresa costruita dal nulla sulla sabbia, che è l’unica parte pubblica in questione, è inconcepibile. Così come è assurdo ritenere nullo il valore di un marchio, il nome dello stabilimento, e del flusso di clientela che è stato costruito nell’arco di decenni e che continua a servirsi di questa attività turistica, anno dopo anno». Una delle possibili soluzioni, come ricorda Magnani, «è la rivalutazione dei beni delle aziende balneari, allo studio del Governo. Così verrebbero tutelati non solo gli attuali concessionari, ma anche quelli futuri».
Secondo Marco Daddio, presidente dei balneari di Lido di Camaiore, «in questo momento la nostra categoria è al centro di una sorta di spirale negativa. Finiranno col farci passare per simpatici, visto come si accaniscono tutti contro di noi. Cosa mi aspetto dal Governo? Che, dopo averci fatto ingoiare le “aste”, ci tuteli dal punto di vista degli indennizzi». Anche Daddio è convinto che «ci saranno conseguenze delle scelte prese, con i balneari che andranno nei tribunali a far valere le proprie ragioni. Non si può pensare che chi in questo momento è al lavoro per preparare la stagione turistica possa essere mandato via così. Stiamo parlando di centinaia di imprese sul territorio, e di altrettante famiglie. Altrimenti decidiamo di mandarli via tutti e di radere al suolo quello che c’è adesso sulla costa, perché non è possibile regalarlo a chi arriva dopo di noi».
In contemporanea con la prossima scadenza del decreto che li riguarda, i balneari sono alle prese con l’obbligo di sottoscrivere una polizza assicurativa contro i disastri naturali. Una richiesta che viene fatta a tutte le imprese, ma la categoria la considera una beffa per due motivi. Primo, si chiede di assicurare, con pagamento dei danni, un’attività commerciale di cui non si vuole riconoscere il valore in caso di passaggio di mano. Secondo, tra i disastri naturali coperti dalla polizia non ci sono le mareggiate. Antonio Capacchione, presidente nazionale del Sib Confcommercio, ha inviato una richiesta di chiarimento al Governo: «A pochi giorni dalla scadenza per il suo adempimento, permangono dubbi interpretativi sull’obbligo a carico delle imprese da noi rappresentate per la copertura dei danni contro calamità naturali e catastrofi».