Addio a Marisa Maldini, l’amore con Cesare era nato al Principino
Si è spenta pochi mesi dopo il marito, anche lei legata alla città di Viareggio. Qui aveva la casa e i ricordi di tante estati
VIAREGGIO. Prima Cesare, poi Marisa. Nel giro di quattro mesi Viareggio, come il mondo del calcio nazionale, dà l’addio ai coniugi Maldini. Marisa Mazzucchelli, vedova di Cesare e madre di Paolo e degli altri rampolli Maldini, si è spenta ieri a Milano: la notizia, apparsa sul web, è rimbalzata su tutti i siti, compreso quello del Milan. Che ha espresso il proprio cordoglio.
Proprio come Cesare, il legame di Marisa con la città era fortissimo. Lei e la sorella Bruna - arrivate in vacanza a Viareggio dalla natìa Brianza - avevano conosciuto “Cesarone” e Sergio Bernardini, storico patron della Bussola di Focette e di Bussoladomani, al bagno Principe di Piemonte. Sui tramonti di questa spiaggia, e a bordo della famosa piscina, era nato un amore straordinario. Così tipico di quegli anni del Boom, in cui tutto sembrava possibile. Un amore così grande da ingenerare una ... conversione. Celebre, infatti, negli ambienti milanesi l’aneddoto secondo il quale Marisa in origine tifava Inter. Ma Cesare, capitano del primo Milan campione d’Europa nel 1963 - la finale della mitica marcatura di Trapattoni su Eusebio, suggerita in campo proprio da capitan Maldini - spinse la donna amata a cambiare fede calcistica. Un po’ come avrebbe fatto, in maniera più o meno velata, con il figlio Paolo. Che da piccolo simpatizzava per la Juve.
Così Marisa aveva sposato Cesare e sua sorella aveva fatto altrettanto con Sergio Bernardini. Un legame familiare rinsaldato dal fatto che in città avevano la “base” a pochi passi gli uni dagli altri: in via Vittor Pisani, nel quartiere Marco Polo. Una casa che i Maldini non vivevano da turisti, o da semplici villeggianti, ma da viareggini veri. Un episodio lo testimonia: qualche anno fa un pitbull scappò da un’abitazione della zona e morse una gamba ad un’anziana. Marisa Mazzucchelli si fece portavoce degli abitanti del quartiere per una denuncia all’Asl e alle forze dell’ordine. E rilasciò un’intervista al Tirreno, per spiegare le ragioni della protesta.
Viareggio, per i Maldini, era il luogo dell’anima. La città in cui tutto era nato e in cui passavano mesi interi. Portando con sé i figli, che crescevano qui. Al bagno Principino Paolo e Piercesare - quest’ultimo futuro calciatore del Viareggio - giocavano a pallone, e si prendevano i rimproveri dei bagnini. Il giornalista Marco Bernardini, vicino alla famiglia anche per motivi di parentela, ha ricordato come nel 1982 Paolo si fosse tuffato nella fontana di piazza Mazzini assieme a tanti tifosi, per festeggiare la vittoria mondiale della Nazionale. Dove tra l’altro papà Cesare era il secondo di Enzo Bearzot.
Ai Maldini piaceva Viareggio perché oltre alla bellezza della città e al clima - aspetti che rendono la Versilia appetibile per chiunque milanese - qui si sentivano a casa. Sapevano di essere benvoluti e apprezzati per quello che erano, senza che la loro notorietà si mettesse in mezzo. E quel legame non si è interrotto mai. L’affetto per la città si tradusse anche nella disponibilità di “Cesarone” dopo la strage del 29 giugno. Quando fu organizzata la partita di raccolta fondi post-strage ferroviaria. Anche con questo ricordo ora la città si stringe attorno ai Maldini in nome di Cesare e Marisa.
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