Il Tirreno

Toscana

Il dramma

Massimo Sestini, in coma il reporter degli scoop: a cosa stava lavorando, l’incidente e le sue condizioni di salute

di Mario Neri

	Massimo Sestini
Massimo Sestini

Il malore durante un’immersione nel lago ghiacciato di Lavarone. È ricoverato in gravi condizioni all’ospedale di Trento, ma non è in pericolo di vita

5 MINUTI DI LETTURA





Scorrete i suoi reel su Instagram e capirete subito che Massimo Sestini non ha azzardato. Laggiù, sotto lo strato ghiacciato del Lavarone, qualcosa è andato storto, l’erogatore dell’aria ha smesso di funzionare e lui è svenuto. C’era da mezz’ora nelle acque gelide del lago del Trentino, per uno dei suoi tanti incarichi che da anni sono diventati prove di sopravvivenza e non solo giornate da fotoreporter. Ogni volta è così, lui sfida la sorte pur di cogliere con la macchina fotografica l’attimo che ti sorprende, la bellezza, l’inquadratura impossibile e pazzesca che voi col vostro telefonino non potreste neppure immaginare.

Questa volta però qualcosa è andato storto. Massimo Sestini era lì, a chissà quanti gradi sotto zero per fotografare gli uomini della guardia costiera durante un addestramento, e ha perso conoscenza in acqua. Sessantadue anni il prossimo 24 aprile, adesso è ricoverato in rianimazione al Santa Chiara di Trento. Intubato, le sue condizioni sono stabili: la prognosi resta riservata. Ma si attendono novità in serata.

Succede tutto intorno all’ora di pranzo, sono circa le 13. Al raduno di istruttori subacquei c’è anche lui. Il fotoreporter fiorentino famoso in Italia e nel mondo per i suoi scoop, dalla politica al costume, dal gossip ai più grandi fatti di cronaca. Stava lavorando al calendario della Marina militare, uno dei tanti che da anni compone con i suoi scatti mozzafiato per forze dell’ordine e i corpi della Difesa, polizia, carabinieri, finanza, esercito. Non si ferma mai.

Il Lavarone è solo una delle tappe con cui tratteggiare per immagini l’epopea dei marinai italiani. All’improvviso, nel lago Massimo perde il contatto col gruppo, smette di scattare, uno degli istruttori professionisti si avvicina, si accorge che non ha più l’erogatore dell’aria in bocca, prova a rimetterglielo, forse tenta anche di allungargli il proprio, ma Sestini non reagisce, così il soccorritore lo riporta in superficie. Sulle rive del lago ci sono i soccorsi, i vigili del fuoco e la Croce Rossa degli Altipiani Cimbri, lo distendono e lo rianimano quasi subito. Riesce perfino a borbottare qualche parola. «Non mi portate in ospedale». Certo, Massimo. Come no. In ospedale a Trento invece deve andarci.

Ora lotta come un leone ma sembra non essere più in pericolo di vita. Fin da subito i medici cominciano le manovre per liberagli i polmoni che si sono riempiti d’acqua, lo intubano e lo sedano, inducendogli il coma. Una precauzione. Perché adesso uno dei rischi da evitare è l’infezione. «Ha la pelle dura, è grave ma i medici ci dicono che dovrebbe cavarsela», raccontano i suoi collaboratori.

Non fatevi idee strane. È uno esperto, da subacqueo ha il brevetto da anni e dietro la Canon c’è un fotoreporter addestrato come un militare a muoversi nelle condizioni più estreme. Poche settimane fa era con i Comsubin, gli incursori della Marina in mare, e a noi giornalisti, che ogni tanto lo chiamiamo per chiedergli se uno dei suoi ragazzi segua un servizio (o se magari per una volta ci concede proprio il suo sguardo sul mondo), racconta sempre delle sue avventure con un entusiasmo da ragazzino. «Oh, ma hai visto dove sono stato?». Dove?

E allora ti gira qualche scatto dell’ultima impresa. E lo vedi mentre fotografa la Amerigo Vespucci appollaiato su due centimetri quadrati della cima dell’albero maestro per strappare alla natura una visuale impossibile, o mentre in bilico sul bordo di un elicottero scatta foto di navi o di disastri immani dal cielo. Sott’acqua, con la Marina, tempo fa ha perfino immortalato un siluro sganciato da un sommergibile che gli è passato a pochi centimetri. «L’ho fotografato mentre mi passava fra le gambe nell’acqua, ti immagini!».

È così Massimo, ma non è folle. È sempre stata la sua natura. Sfidare il limite con il corpo, chiedere al proprio fisico uno sforzo indicibile per consegnarci una foto da una prospettiva che noi non riusciremmo neppure a pensare. Il giorno dopo il disastro della Concordia si intrufolò in mare travestendosi da sommozzatore dei vigili del fuoco. Sono suoi gli scatti più clamorosi delle stragi di terrorismo di questi anni, il terremoto di Amatrice e tantissimi disastri e fatti di cronaca avvenuti nel Paese e nel mondo. In quarant'anni di carriera ha fotografato di tutto a partire dal 1978. I suoi primi scoop risalgono alla metà degli anni Ottanta: da Carlo d'Inghilterra pescato a Recanati mentre dipinge un acquerello, a Licio Gelli ripreso a Ginevra mentre è portato in carcere, appena costituitosi dopo la fuga in Argentina.

Le sue opere – perché stiamo parlando di opere d’arte, non solo di giornalismo – sono uscite sulle prime pagine dei principali giornali italiani e internazionali. Lavora con Corriere della sera e pure per Il Tirreno da tantissimi anni. C’è chi dice che per fare quello che fa deve avere parecchio pelo sullo stomaco. Ecco, anche su questo dovrete ricredervi. La foto simbolo di Massimo è un barcone che attraversa il mare pieno di migranti. Una foto zenitale, una delle prime. È l’icona di un dramma colossale. Tiene la gigantografia di quello scatto nel suo studio, che ha ricavato in una chiesetta sconsacrata a Peretola. Lo ha messo al posto della pala d’altare. I profughi guardano tutti verso il suo obiettivo. Come se dal cielo si aspettassero la salvezza. Noi aspettiamo che torni a casa per riabbracciarlo. 

 

Domenica sport
Il posticipo

Fiorentina show, Adli e Beltran portano i viola subito in paradiso

di Francesca Bandinelli
Sportello legale