Vinci, travolta dalla frana resta prigioniera di fango e freddo. Il racconto della donna dall’ospedale: «Pensavo di morire in quel torrente»
Federica Candido, 48 anni, è stata trascinata dall’acqua gelida mentre andava a dare da mangiare ai gatti sulle colline: «Aggrappata a una radice ho chiamato i soccorsi. Ho avvertito il terreno cedere sotto ai piedi. Sono scivolata, poi il vuoto»
VINCI. «Ho sentito il terreno cedere, poi un’improvvisa sensazione di vuoto. Sono stata sommersa da rami, pietre e acqua e trascinata giù dall’acqua gelida. Non capivo, ma ero sicura di morire. Di finire in quel piccolo torrente che si trovava a poche decine di metri di distanza. Sentivo il rumore delle sue acque e mentre ero aggrappata alla radice di un albero, immaginavo di finirci dentro, di essere trascinata via. Non sentivo più il mio corpo, trasformato in una sorta di bersaglio per pietre e rami. Ero ricoperta dal fango e da quell’acqua gelida che mi ha quasi paralizzata. Poi ho visto i lampeggianti delle squadre di soccorso e ho pensato che quell’incubo sarebbe probabilmente terminato. Mi ha salvata il cellulare, rimasto sempre funzionante, e la radice di quell’albero resistita al mio peso e alla furia dell’acqua».
I capelli ancora intrisi di fango, le mani tremanti, negli occhi di Federica Candido, 48enne ligure, operaia agricola, da alcuni mesi a Vinci, i flash di una serata di terrore. «Sono una miracolata», dice da un letto del reparto di osservazione breve intensiva dell’ospedale San Giuseppe di Empoli, dove si trova ricoverata dopo essere stata travolta venerdì sera da una frana in una traversa di via Pistoiese, sulle colline di Vinci. Sommersa da 40 centimetri di fango, è stata salvata dai vigili del fuoco e, in ipotermia, trasportata al policlinico empolese.
«Stavo rientrando a casa, dopo aver dato da mangiare ai miei due gatti che si trovano in una strada vicina – racconta la 48enne che ha riportato ferite e traumi alle gambe, alle spalle e al collo –. Da almeno quattro giorni non li accudivo perché quella zona era stata chiusa a causa di una frana ed era pericoloso raggiungerla. Sono andata dopo i lavori di messa in sicurezza, ma al ritorno, in una strada privata, ho visto che c’erano un albero e rami caduti. Sono tornata indietro e ho percorso una stradina sterrata». Federica osserva la sua casa, distante un centinaio di metri, ma l’ultimo sforzo per raggiungerla si trasforma in un incubo durato oltre mezz’ora.
«All’improvviso il vuoto, la sensazione di spaesamento e l’impossibilità di capire e, soprattutto, di agire – prosegue la 48enne –. Sono caduta, colpita da pietre, rami e altri materiali. Cercavo di aggrapparmi a qualcosa, ma tutto sembrava scivolare via. Sono riuscita a stringere la radice di un albero, mentre l’acqua continuava a spingermi giù. Sono rimasta lì, impotente. Tutto passava e tutto colpiva il mio corpo. Sentivo il rumore dell’acqua di un torrente che scorre nelle vicinanze: ho pensato di finirci dentro, che ormai il mio tempo era finito». Le urla di aiuto perse nel vuoto della collina, quasi tutto il corpo coperto da detriti e fango, le braccia consumate da una resistenza che, secondo dopo secondo, andava scemando.
«Ho avuto la lucidità di pensare al cellulare – aggiunge la donna – e la fortuna che il telefono era ancora integro, o quasi. Sono riuscita a chiamare i soccorsi. Sono stata qualche minuto in contatto con la centrale, ma la comunicazione era complicata. Urlavo, anche per coprire il rumore di quel torrente che sarebbe diventata probabilmente la mia tomba. Continuavo ad urlare e quando ho sentito le sirene dei mezzi di soccorso ho urlato ancora più forte. Ho visto poi i lampeggianti e ho pensato che forse no, la mia ora non era ancora arrivata». Nella traversa di via Pistoiese, ieri chiusa con un’ordinanza del sindaco Daniele Vanni – che si è recato in ospedale a Empoli per offrire sostegno alla 48enne –, sono giunti i vigili del fuoco del distaccamento di Empoli, i carabinieri e i sanitari della Misericordia. «Un’esperienza terribile, perché annullata all’improvviso di ogni capacità fisica e di pensiero – conclude –. È rimasto solo l’istinto e la fortuna, oltre alla volontà di rimanere in vita. Sono una miracolata».