Disturbi alimentari, parlarne in classe: cosa sono i Dca e la fascia di età più a rischio
Anoressia e bulimia sono problematiche sempre più diffuse tra le giovani generazioni
Piangere per ore davanti alla tua immagine riflessa in uno specchio, che ti ricorda di essere troppo distante da ciò che vorresti essere; sentir crescere sulle proprie spalle un senso di colpa sempre più opprimente ad ogni boccone di cibo ingerito; non riuscire a zittire quelle vocine nella tua testa che riempiono gli spazi di tutti i tuoi silenzi: “Saltare pasti ti aiuterà a stare meglio, in fondo, che cos’è un po’di fame? ” , “Non puoi permetterti di andare a cena in quel ristorante, come farai lì a contare le calorie di ciò che mangi? ” , “Hai mangiato troppo, ora devi rimediare”; abbuffarsi nervosamente nel silenzio d’una notte che sembra l’unica a poter sentire le lacrime che non hai mai versato: questa è una piccolissima parte di ciò che comporta avere un disturbo del comportamento alimentare (noti anche come Dca) .
I Dca, infatti, non sono semplici “fasi adolescenziali” o modi per attirare l’attenzione, sono disturbi psichiatrici caratterizzati da un rapporto insano e patologico con l’alimentazione e con la percezione corporea che compromettono la salute fisica della persona che ne soffre e che spesso non riesce a chiedere aiuto e a spiegare le sue difficoltà. Anoressia, bulimia e binge eating sono i Dca più diffusi e, secondo le indagini della “survey nazionale del Ministero della Salute”, tra il 2019 e il 2023, i casi di persone affette da questi disturbi sono più che raddoppiati (nel 2019 erano stati intercettati 680.569 casi; nel 2022, sono ammontati a 1.450.567) .
I pazienti sono maggiormente ragazzi tra i 12 e i 18 anni di età, ma, con il passare del tempo, l’età di insorgenza si sta abbassando sempre di più, fino ad arrivare anche a pazienti di 6 anni.
Non sempre è facile stabilire un numero esatto di quante persone soffrano di Dca: in molti casi questi piccoli grandi mostri si siedono a tavola con noi ogni giorno, senza che nemmeno ce ne accorgiamo, e divorano lentamente la nostra voglia di assaporare davvero la vita.
Proprio perché per tante persone è normalità aver paura di alcuni cibi o attuare tecniche di compensazione (come digiuni) dopo aver mangiato “qualcosa di troppo” secondo loro, è importante sensibilizzare sul tema dei Dca: infatti, nel giugno del 2018, con una direttiva del presidente del consiglio dei ministri, è stato stabilito che il 15 marzo è la “Giornata nazionale contro i Disturbi dell’Alimentazione”. È importante riuscire a parlarne anche in classe e in famiglia.
È stata decisa tale data, perché il 15 marzo 2011 la bulimia ha tagliato il filo della vita di Giulia Tavilla (figlia di Stefano Tavilla, che è diventato il fondatore dell’associazione “Mi nutro di Vita”) , ragazza di 17 anni, che soffriva di bulimia dall’età di 12 anni e che, al momento della sua morte, era in lista d’attesa per curarsi a una clinica a Vicenza: Giulia aveva scelto di vivere, avrebbe voluto ricolorare il suo piccolo mondo che ormai vedeva in bianco e nero, avrebbe voluto continuare a sognare; se solo quella lista d’attesa fosse stata un ricovero immediato, forse, ce l’avrebbe fatta.
C’è bisogno di una maggiore attenzione e informazione riguardo a questi disturbi: chi soffre di Dca, troppo spesso, si chiude nella gabbia delle sue paranoie e non lascia uscire da questa nemmeno un filo di voce, pensando che una chiave per uscire da quella cella non ci sia; non è così, la chiave esiste e deve essere messa a disposizione di tutti.
*Studente di 17 anni, IV B Liceo classico XXV Aprile di Pontedera