"Se grida troppo do uno schiaffo educativo": la trap e l’immagine della donna-oggetto
Testi volgari e frasi a sfondo sessuale: a volte sono i nostri stessi idoli che ci influenzano nello stile di vita e nelle scelte
A volte sono i nostri stessi idoli che ci influenzano nello stile di vita, nelle scelte. Che cosa succederebbe se questi idoli fossero coloro che ci portano sulla cattiva strada? 25 novembre, giornata della violenza contro le donne, cosa possiamo fare per sensibilizzare i giovani sull’argomento? Certamente non ci aiutano i nuovi “cantanti” che, con i loro pezzi, ispirano i giovani all’oggettificazione della donna, con i loro testi volgari e con frasi a sfondo fortemente sessuale, che includano violenza o meno, testi in cui la donna viene sempre, e dico sempre, sottomessa all’uomo. Per non parlare poi degli altri temi come droga, armi e atti di vandalismo. Questo genere musicale, la trap, e i suoi testi sono i punti di riferimento di gran parte dei giovani d’oggi, un genere in cui la donna è solo un essere designato al piacere sessuale dell’uomo, con e senza violenza.
Per citare alcuni esempi ne Il Doc 3 di VillaBanks non c’è una frase che non sia a sfondo sessuale, una di queste è: “Facciamo se**o e basta, non la sopporto quando mi parla”. Oppure: “La spoglio nuda e la suono come una chitarra” e anche “Se il 14 febbraio non sai proprio dove andare se sei una fi*a spaziale”; Mambolosco in Twerk “Tutti gli guardano il cu*o ma non gli interessa”; infine Artie5ife e Anna in Anelli e Collane: “Quando la scop* morde con la bocca gli orecchini, gli tolgo i vestiti come sbuccio mandarini” , “Se grida troppo do uno schiaffo educativo”.
Ho riportato solo alcuni esempi che confermano il ruolo da oggetto che ha la donna nella trap. Tra tutti questi trapper uomini, infatti, spicca una ragazza, Anna. I suoi testi non sono, in via generale, particolarmente volgari, ma il messaggio che lascia passare, come possiamo notare dall’ultimo esempio riportato, è tutto l’opposto di quello che una donna nella sua posizione dovrebbe dare. Invece che distinguersi dai suoi colleghi uomini, Anna, con i suoi testi, contravviene ai principi che lei in primo luogo dovrebbe possedere. Non ci si spiega come qualcuno riesca a considerare la trap come musica e come una forma d’arte, e neppure perché questi personaggi siano invitati a festival pubblici, quando nel resto delle realtà, come scuole, aziende, e altri, si promuove un linguaggio antimisogino e antisessista e si lotta contro le disuguaglianze sociali. In questi testi è la donna a essere l’oggetto dell’uomo, sempre a sua disposizione, in molti casi viene addirittura considerata come una prostituta che mercifica il proprio corpo, ad esempio in Caramba di Baby Gang: “Lei fa con me la pu**ana”. Quindi, come possiamo evitare che nelle nuove generazioni la donna sia sottoposta all’uomo e oggettificata quando sono gli stessi idoli che esse stimano a farlo? Ma soprattutto, come fa una donna stessa a sottomettersi ad un uomo volendo alimentare lo stesso suo pensiero nelle sue fan?
Il cambiamento deve proprio partire da chi i giovani hanno come punto di riferimento, poiché trasmettere un messaggio sbagliato, spinge le menti più fragili a seguirlo, e in quelle più forti crea un senso di dubbio nello scegliere la giusta strada o quella cattiva, che poi è quella che viene insegnata dalla trap. Infine mi appello ai giovani, come me: non lasciamoci influenzare da persone che non hanno dei sani valori, ma invece affidiamoci a quelli che la società e la vita ci hanno insegnato.
*Studentessa di 16 anni
del liceo XXV Aprile
di Pontedera (Pisa)