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L’opinione

«Il duro lavoro dei prof e gli errori dei genitori»: la scuola “vecchia maniera” vista da una 18enne

di Linda Salvadori*
«Il duro lavoro dei prof e gli errori dei genitori»: la scuola “vecchia maniera” vista da una 18enne

«La prima cosa di cui si debba occupare un insegnante sia quella di instaurare un buon rapporto con la classe, per affrontare al meglio le giornate, attraverso risate ma anche con momenti di serietà»

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La professione dell’insegnante è molto più complicata di quanto si possa immaginare. Molto spesso alunni e genitori si mettono contro un professore per vari motivi, e alcune volte lo fanno sbagliando, perché probabilmente ad oggi alla figura del professore viene veramente attribuito poco peso.

Rapporti

Penso che la prima cosa di cui si debba occupare un insegnante sia quella di instaurare un buon rapporto con la classe, per affrontare al meglio le giornate, attraverso risate ma anche con momenti di serietà. La cosa più bella che possa vedere un professore è il miglioramento della classe, delle lezioni interattive e soprattutto delle persone sorridenti. Eppure spesso si ha da ridire sul fatto che le cose non vengono spiegate, quando un professore, pur di vedere un contributo significativo da parte nostra, starebbe giorno e notte a ripetere le stesse cose. Altri invece hanno da discutere sulle valutazioni ricevute, senza fare un’analisi approfondita di come hanno organizzato lo studio, e danno la colpa ai professori prima delle verifiche orali o scritte. Si presume che, con l’avanzare degli anni, si cresca e che le responsabilità che all’inizio si davano ai genitori piano piano siano lasciate allo studente perché lo si ritiene abbastanza maturo. E invece puntualmente, quando un professore prova a fare una “predica costruttiva”, oppure quando dà un voto brutto, o per qualsiasi altro motivo, spesso i genitori prendono il posto degli alunni, alcune volte in preda a scatti di rabbia, perché è difficile credere che il proprio figlio si meriti ciò. E si accaniscono sul professore.

Dubbi e riflessioni

Mi viene spontaneo chiedermi: ma è giusto tutto ciò? È giusto che ci siano sempre i genitori a proteggere i figli? Ognuno ha un pensiero diverso su questo argomento, e io sono consapevole di essere quella persona che probabilmente non va a genio a tante persone: perché? Semplicemente perché io sono la prima a voler crescere da sola, a voler che i genitori si allontanino sempre di più dai miei fatti scolastici, e che ciò che faccio io sia solo mia responsabilità. Prendo le critiche costruttive come insegnamento amichevole del professore per aiutarmi a migliorare, prendo un 6, come un segno che mi sa dire cosa succede in questo momento, e prendo un 10 come la bandiera d’arrivo dopo una lunga e faticosa salita. Essendo il professore colui che valuta, per ogni sua valutazione c’è un motivo. E se a volte sento che il voto non rende giustizia alla mia preparazione, non vado dai genitori a dirlo, vado direttamente dal professore, chiedo informazioni, come migliorare, come mai questa valutazione rispetto a un’altra.

Vecchia maniera

Io penso che il professore sia la persona a cui dare maggiormente ascolto, perché la sua passione non è collegata al dare giudizi negativi o critiche per abbatterti, ma per prepararti a un futuro. Quanto ai genitori, dovrebbero stare più al loro posto e far prendere le responsabilità al figlio perché mamma e papà non ci saranno per sempre. A un certo punto della vita saremo soli, lavoreremo, saremo autonomi. Sono cresciuta alla vecchia maniera, dove il genitore se ne sta per le sue e interviene solo per motivi riguardanti l’educazione. Alla fine concordo con questa “vecchia maniera”, perché i genitori servono per la base dell’educazione, mentre i professori sono coloro che costruiscono la base dell’istruzione e del nostro sapere. Se criticano qualcosa non lo fanno per perdere.

*Studentessa di 18 anni dell’Itcg Fermi di Pontedera

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