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In Toscana sempre più paesi fantasma: come i piccoli borghi provano ad attirare residenti e il problema dei fondi

di Francesca Ferri
In Toscana sempre più paesi fantasma: come i piccoli borghi provano ad attirare residenti e il problema dei fondi

Nella regione 118 comuni contano meno di cinquemila abitanti e 21 non superano i mille. Nella proposta di legge per il 2025 non compaiono più incentivi per le piccole comunità

14 novembre 2024
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Centodiciotto comuni della Toscana contano meno di 5mila abitanti. E di questi ben 21 non arrivano a mille anime.

Piccoli e piccolissimi borghi, per lo più arrampicati in montagna, dall’Amiata, con Semproniano e Roccalbegna, alla Lunigiana, con Casola e Comano, ma anche lontani in mezzo al mare. Non a caso in cima all’elenco dei comuni lillipuziani c’è Capraia Isola, 372 abitanti al 1° gennaio 2024, secondo l’Istat.

Un firmamento di paesi e paesini che da decenni soffrono un lento dissanguamento di popolazione. Chiude la banca, chiude la Posta, le corse del pullman sono sempre più sporadiche. Alla fine chiudono anche il negozio di generi alimentari e il bar, avamposti di socialità prima ancora che punti vendita. E pure per confessarsi bisogna aspettare che sia di turno il prete e apra la chiesa.

Gli ultraperiferici

Secondo la classificazione che segue il criterio di accesso ai servizi – tempi medi di percorrenza per raggiungere le città o i comuni con ospedali, scuole, uffici – nelle aree interne della Toscana i comuni “periferici” sono 80 e gli ultraperiferici, quelli cioè connotati dalla scarsa accessibilità ai servizi essenziali, sono 17, su un totale, in Italia, di 382.

Contro l’abbandono

Il problema principale è lo spopolamento, l’abbandono dei territori, la migrazione forzata. A dispetto di un momento storico in cui mezzi di trasporto e mezzi di comunicazione dovrebbero facilitare le connessioni. E invece non è così. O, almeno, non sempre. Ci sono infatti Comuni che stanno cercando faticosamente di recuperare abitanti e servizi.

Il caso Santa Fiora

Ad esempio Santa Fiora, sul monte Amiata, in provincia di Grosseto, dove il periodo del Covid ha dato il la per avviare una nuova narrazione della realtà “periferica”, facendo dell’isolamento in montagna il suo punto di forza.

L’amministrazione comunale guidata dal sindaco Federico Balocchi ha cablato il paese per permettere lo smartworking a chi decideva di trasferirsi. E ha predisposto una serie di aiuti economici per pagare l’affitto, con il duplice risultato di ripopolare il borgo e ravvivare l’economia. Con 3 milioni e mezzo di investimento sta nascendo il Santa Fiora Smart village, una cittadella del lavoro per nuove imprese. Un percorso simile a quello di Radicondoli, nel Senese (articolo a destra) e altri comuni.

Sempre meno fondi

Tanti altri però non ce la fanno. Ed è per questo che lo Stato mette a disposizione dei fondi ad hoc. I quali, però, si assottigliano sempre di più.

Già da quest’anno il contributo per i piccoli comuni previsto dal bilancio dello Stato è stato diminuito.

L’Ifel (Istituto per la Finanza e l’Economia Locale), fondazione istituita dall’Anci, ha fatto i conti lo scorso febbraio: il Fondo investimenti Comuni fino a 1000 abitanti (dl 34/2019, articolo 30, comma 14 bis) è stato ridotto di 44 milioni di euro nel 2024 (da 172 milioni a 118 milioni). È stata prevista una riduzione di 24 milioni nel 2025 (da 140 a 116 milioni) e di 26 nel 2027 (da 140 a 114). Invariato invece il 2026.

Nella nuova legge di Bilancio in discussione in parlamento questo contributo al momento è scomparso. E non si può ancora dire se verrà recuperato.

Non va meglio con gli stanziamenti già in essere. Delle 2.638 domande in tutta Italia per accedere ai fondi del Piano nazionale per la riqualificazione dei piccoli Comuni, approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 16 maggio 2022 (e di cui l’Uncem chiede un rifinanziamento di 200 milioni), ben 1.459 non sono state ammesse.




 

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