Le famiglie toscane sono sempre più indebitate: cosa ci dice il 2024 sul futuro che ci aspetta
Bankitalia: il primo semestre 2024 ha registrato investimenti a picco e le aziende investono poco
Investimenti in picchiata e cassa integrazione e indebitamento delle famiglie che s’impennano. Non manca qualche luce, ma a preoccupare sono soprattutto le ombre che emergono dal rapporto congiunturale della Banca d’Italia sull’economia toscana, presentato ieri a Firenze.
In primo luogo proprio quel calo negli investimenti che è anche più grave e ripido di quanto ipotizzato all’inizio dell’anno.
Che le imprese avrebbero scommesso di meno sul futuro lo si sapeva già da mesi. Il fatto nuovo è che «i piani formulati a inizio periodo, che prevedevano un calo del 7% in termini reali, sono stati confermati o rivisti al ribasso da quasi nove imprese su dieci» scrivono, al riguardo, i ricercatori toscani dell’istituto di credito nazionale.
La crisi dell'industria
I motivi sono molteplici, ma di sicuro al centro c’è la crisi dell’industria, in particolare delle aziende di piccole dimensioni e di quelle del comparto della moda.
«Nell’intero settore nei primi nove mesi del 2024, il fatturato a prezzi correnti è diminuito rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente per oltre la metà delle imprese toscane» continua, infatti, il report. E non finisce qui.
«Il saldo tra i casi di aumento e quelli di riduzione del fatturato è risultato negativo di venti punti percentuali – prosegue – che sale al 26% se si considerano le quantità vendute».
Quasi inevitabile l’impatto sull’accesso al credito, la “cassa” con cui le imprese finanziano buona parte degli investimenti. Nel primo semestre 2024 «la domanda di prestiti da parte delle imprese è in calo in tutti i comparti produttivi e la riduzione è ascrivibile alle minori esigenze di finanziamento sia per investimenti che per la copertura di capitale circolante, a fronte di un aumento delle richieste per strutturare le posizioni debitorie pregresse» sottolineano i ricercatori della Banca d’Italia. Traduzione: la priorità non è il finanziamento di nuovi investimenti, ma rivedere le condizioni i quelli ricevuti in passato e che, ora, è più faticoso pagare.
Aumentano l’occupazione e la cassa integrazione
Eppure qualche segnale positivo ci sarebbe anche. Neppure troppo fioco. Il problema, però, è che sempre accompagnato da altri di segno negativo. Un esempio? Nei primi nove mesi dell’anno l’occupazione è aumentata del 2,9% rispetto allo stesso periodo del 2023, una crescita pari a quasi il doppio rispetto a quella registrata in Italia.
L'altra faccia della medaglia, però, è l'impennata delle ore di cassa integrazione: nei primi nove mesi dell'anno sono aumentate, in media, di oltre il 50%, ma nelle pelli, cuoio e calzature è arrivata, addirittura, al 214%, nell’abbigliamento al 159% e nel tessile al 177%, tutti comparti che hanno continuato a risentire del calo della domanda nel settore della moda.
Aumenta il potere d’acquisto, ma non i consumi
Discorso simile per i redditi delle famiglie, il cui potere d’acquisto, nei primi sei mesi del 2024, è tornato a salire dopo la lieve flessione dell’anno precedente: «In termini reali del 2,2%» certifica l'indicatore Iter-red della Banca d'Italia. Ma i consumi continuano a rallentare, sia pure di poco (-0,5%) e i depositi bancari calano ancora: -1,4% nel primo semestre dell'anno, una diminuzione che arriva dopo quella del 4,5% di fine 2023.
Cresce il debito delle famiglie
A conti fatti per le famiglie l’unica cosa che aumenta è l’indebitamento, anche per l’acquisto di abitazioni (+0,5%), nonostante il numero complessivo dei mutui erogati sia in picchiata (-10,3% in sei mesi).
Ma soprattutto s’impenna il credito al consumo che a giugno è cresciuto del 7,1% rispetto allo stesso periodo del 2023. Un aumento decisamente importante, che racconta delle difficoltà di molti nuclei familiari a sostenere spesa impreviste oppure semplicemente ad arrivare a fine mese. E che arriva dopo la crescita, quasi delle stesse dimensioni, di fine 2023 (+6,7%).
Alla fine, dunque, sorridono soprattutto le imprese che lavorano con l’estero, dato che le esportazioni nel primo semestre 2024 sono aumentate del 8,7%. E a beneficiarne sono soprattutto la farmaceutica (+87,7%) e l’export di gioielli e prodotti dell’oreficeria (+40,9%).
Nel mercato interno, invece, continuano a crescere le costruzioni, trainate dall’aumento dei lavori per opere pubbliche collegate all’attuazione del Pnrr: il saldo fra le imprese edili che contano di chiudere il 2024 con aumento della produzione rispetto all’anno precedente e quelle che prevedono una diminuzione, infatti, fa segnare un importante +25%. In crescita anche le ore lavorate (+5,8%), gli occupati (+6,1%) e il numero di imprese registrate alle Casse edili (+1,5%).
La domanda, però, è quanto ancora durerà questo trend. Emblematiche, al riguardo, le considerazioni di Banca d’Italia: «In prospettiva l’operatività di questo settore potrebbe anche contrarsi – scrive –: nei primi sette mesi dell’anno, infatti, si è osservata una brusca frenata dei bandi di gara, pari a circa la metà dello stesso periodo del 2023», conseguenza «del progressivo esaurimento delle gare riguardanti il Pnrr che dovrà attuarsi entro la fine di giugno 2026».