Lucca, travolto e ucciso nel piazzale di una cartiera: le prime parole del conducente del muletto e cosa c’è da chiarire
Chi era al volante del grande carrello elevatore è indagato, ma non ci sono testimoni. Lo strazio dei familiari della vittima
LUCCA. Dall’ampio piazzale esterno dell’azienda si stava spostando, forse per rientrare negli uffici, dopo aver ricevuto dall’autotrasportatore di turno una delle prime bolle di accompagnamento della mattinata legate al carico e allo scarico della materia prima. Un tragitto che Luca Cavati, 69 anni, nato a Pescia, vissuto a Uzzano, ma dal 2004 residente in una villetta a Spianate di Altopascio, conosceva a memoria e aveva percorso migliaia di volte nell’arco dei circa 15 anni trascorsi alla Cartiere Modesto Cardella Spa in via dell’Acquacalda a San Pietro a Vico alle porte della città. Ma ieri poco prima delle 9,30, sulla sua strada ha incrociato un muletto che trasportava due balle di carta da macero del peso di diversi quintali ciascuna. Il conducente del grande carrello elevatore - un uomo di 58 anni originario del Senegal e dipendente di una cooperativa esterna incaricata di movimentare le merci in entrata - non si è accorto del pedone e lo ha travolto e schiacciato mentre effettuava una manovra per portare il “macerato”, scaricato dall’autoarticolato, in un’altra zona del piazzale distante una trentina di metri e utilizzata per ammassare e accatastare la carta straccia poi impiegata nel processo di trasformazione. L’anziano dipendente è deceduto all’istante.
Nessun testimone diretto
Una fine orribile quella capitata a Luca Cavati, sposato con Antonella Bonino di 63 anni e padre di due figli, avvenuta in uno slargo dove in quel preciso istante non c’era nessuno. Gli inquirenti, non avendo testimoni oculari, dovranno ricorrere, nell’esatta ricostruzione della dinamica, all’aiuto dell’eventuale presenza di telecamere nella zona. Pochi secondi dopo la tragedia, le urla del manovratore hanno richiamato operai e camionisti che, increduli e sgomenti per tanto orrore, hanno cercato inutilmente di prestare i primi soccorsi telefonando alla centrale operativa del 118 che ha inviato l’ambulanza della Misericordia di Borgo a Mozzano con gli ispettori della Prevenzione Igiene e sicurezza sui luoghi di lavoro dell’azienda Usl.
La disperazione
Un dramma vissuto da vicino anche dalla figlia della vittima Nagaya, 23 anni, di Porcari, tra le prime a precipitarsi in azienda - dopo di lei sono arrivate la madre e il fratello minore Cristiano, 36 anni, residente a Monsummano Terme - straziata da un dolore lancinante soffocato da un pianto dirotto con la ferma volontà di vedere per un’ultima volta il corpo del padre - sdraiato in mezzo al piazzale e coperto da un lenzuolo insanguinato - smorzata dall’abbraccio sincero e protettivo di una componente della famiglia Cardella.
Le indagini
Sul posto è intervenuta una volante della polizia con gli operatori della scientifica, il magistrato di turno Lucia Rugani e il medico legale incaricato dalla procura, Stefano Pierotti. Impietrito dal dolore il conducente del muletto che, inizialmente, è stato ascoltato dagli ufficiali di polizia giudiziaria a sommarie informazioni. L’extracomunitario ha raccontato agli inquirenti di non aver visto passare l’addetto della cartiera e di aver arrestato il mezzo meccanico dopo aver sentito uno «strano rumore come se le ruote avessero schiacciato qualcosa che si trovava sull’asfalto». Un cigolio percepito mentre stava eseguendo una manovra per posizionare le due presse di carta da macero nell’angolo preposto allo stoccaggio dalla parte opposta a quella dove si posizionano i camion durante la fase di scarico. Una narrazione ritenuta ancora confusa e poco precisa resa da una persona disperata e sotto choc - che tra l’altro non ha chiarito con certezza se ha investito l’operaio durante una manovra in retromarcia - e necessiterà di ulteriori approfondimenti in sede investigativa. Di certo c’è che il magistrato di turno Lucia Rugani lo iscriverà (a garanzia) nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo. L’ufficio del pubblico ministero, prima di procedere a un’altra eventuale iscrizione del responsabile aziendale della sicurezza sul lavoro, effettuerà accertamenti precisi e circostanziati per capire se la multinazionale degli imballaggi - azienda familiare che da 75 anni produce ed esporta carta per cartone ondulato e che fa della sostenibilità e dell’antinfortunistica due punti cardine dell’attività d’impresa e che sino a ieri, perlomeno negli ultimi 30 anni, non aveva mai registrato un incidente mortale sul lavoro - ha rispettato tutte le direttive legate alla 626.
Sequestro e autopsia
È apparso visibilmente scosso anche il magistrato. In 30 anni di attività non aveva mai visto un corpo straziato in quel modo. Al momento ha disposto il sequestro del muletto killer mentre il piazzale della cartiera dov’è avvenuto l’incidente è stato liberato con l’attività di carico e scarico che dal primo pomeriggio ha potuto riprendere. Al medico legale, che ha eseguito un esame esterno, verrà conferito l’incarico per disporre l’autopsia. Probabile anche la nomina di un consulente per chiarire meglio la dinamica e l’impatto. Alla polizia il compito di capire se il conducente del muletto ha commesso un’irregolarità o se l’operaio, assunto nell’ambito delle categorie protette, si è trovato in una zona del piazzale che non doveva attraversare il quel momento.