Il Tirreno

Pontedera

L’omicidio

Uccisa nel casolare, l’arrestato: dai guai con i vicini al ritorno a Casciana. Un lutto ha segnato la sua vita

di Paola Silvi

	Il meccanico arrestato e il casolare
Il meccanico arrestato e il casolare

Il racconto degli anni vissuti dal meccanico 34enne nelle casa popolare a La Rotta

26 ottobre 2024
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PONTEDERA. Trentaquattro anni, meccanico, Kristian Emanuele Nannetti è l’uomo fermato per l’omicidio di Flavia Mello Agonigi, ritrovata cadavere dentro la cisterna di una cantina a Sant’Ermo, dopo quasi due settimane dalla scomparsa.

Ma Nannetti, originario di Casciana Terme Lari, era tornato in paese da poco e la sua era una sistemazione di fortuna. Per diversi anni, insieme ai genitori aveva abitato in una casa popolare nella frazione pontederese de La Rotta, davanti alla farmacia, proprio lungo la Tosco Romagnola. Irruento e agitato, spesso «sopra le righe» viene descritto da chi l’ha incrociato o conosciuto in quel periodo. Poco incline alle relazioni sociali, a volte passava dal bar ma la maggior parte del tempo la dedicava a sistemare le auto, anche davanti o nelle vicinanze del condominio in questione. Diverse le segnalazioni dei vicini per il comportamento scorretto e poco rispettoso non solo nei confronti delle persone ma anche dei locali in cui viveva di cui, fra l’altro era inadempiente nei pagamenti del canone d’affitto. Tanto che nel 2019 gli fu notificato lo sfratto con tanto di presenza delle forze dell’ordine. Ma quando gli ufficiali giudiziari arrivarono Nannetti aveva già lasciato l’appartamento. All’interno era rimasto solo il gatto.

Rifiutava le offerte di sostegno dei vicini e, in più di un’occasione, aveva dimostrato un’inclinazione all’aggressività. La dolcezza pareva riservarla solo ai genitori. Al padre, morto d’infarto qualche anno prima della madre, a cui, sul suo profilo Instagram, dedica un pensiero chiedendo di «proteggerlo da lassù» e alla madre stessa che avrà «sempre un posto speciale nel suo cuore», scrive.

È proprio la separazione dalla donna a segnare una svolta decisiva nella vita del meccanico. Malata e in carico ai servizi sociali era stata istituzionalizzata in una struttura della Valdera e Nannetti, senza più un punto di riferimento, era caduto in uno stato di fragilità e disperazione, rifiutando ogni percorso di recupero all’insegna di una rinnovata autonomia e stabilità, proposto a più riprese dalle istituzioni. «Spesso preferisco stare da solo almeno so con chi ho a che fare», «Io ero un angelo ma questo inferno mi ha bruciato le ali», sono alcune delle frasi postate sui social da Nannetti che riassumono il dolore e il disagio , testimoniato però anche da diverse denunce precedenti per molestie, furto, ingiuria, minacce e anche ricettazione. Dopo il 2019 di Nannetti, a Pontedera, si perdono le tracce.

Fino all’omicidio. «La morte di Flavia ci travolge e ci lascia sconvolti, sconfortati. Ancora una volta – dicono dal Comune di Pontedera – la sopraffazione della violenza ha avuto il sopravvento, distruggendo quel filo di speranza a cui ci eravamo aggrappati in questi giorni. Flavia era una donna libera, che come molte altre ha pagato un prezzo troppo alto. La sua morte è una ferita per l'intera comunità, colpisce la nostra umanità e mortifica ogni valore civile. Come amministrazione siamo vicini al marito, alla famiglia e agli amici e diamo loro il nostro supporto incondizionato in questo difficile momento mettendo in campo tutto ciò che possa essere di nostra competenza per accompagnare Flavia in questo ultimo passaggio e mantenere vivo il suo ricordo».


 

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