Il Tirreno

L’intervista

Riccardo Cavallini è ancora campione d’Italia: suo il quarto Giro di fila in handbike

di Francesca Bandinelli
Riccardo Cavallini nell’ultimo Giro d’Italia handbike (foto tratte dal profilo personale di Cavallini)
Riccardo Cavallini nell’ultimo Giro d’Italia handbike (foto tratte dal profilo personale di Cavallini)

Ha portato Castagneto al terzo posto alla World Cup di paraciclismo a Maniago

27 novembre 2024
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CASTAGNETO CARDUCCI.  Uno schiaffo al passato, ad un brutto incidente che lo ha reso tetraplegico e, soprattutto, una nuova rinascita, grazie allo sport e al messaggio di integrazione di cui si fa portavoce ogni giorno, con la sua handbike, ma anche con l’agriturismo step-free, costruito senza alcuna barriera architettonica diventato una sorta di microcosmo di libertà per tutti. Riccardo Cavallini, originario di Castagneto Carducci, ha vinto ancora. Il Giro d’Italia in handbike, categoria MH1, ormai da quattro anni consecutivi (dal 2021 al 2024), è il suo regno: dominatore indiscusso, con cinque trofei conquistati, ha scritto il proprio nome sul palmares dei vincitori della corsa per la quinta volta. Nel 2016 ha fatto la sua prima partecipazione, poi ha rotto il ghiaccio col primo successo nel 2018. Dai 2021 ad oggi, invece, non ha avuto rivali.

Riccardo, col ciclismo è stato amore a prima vista?

«A dire il vero ho cominciato con l’atletica leggera, mi sono avvicinato al ciclismo nel 2016. La storia di Alex Zanardi, benché le nostre storie siano differenti per la tipologia di disabilità, è stato un incentivo, una sorta di molla. È stato il modo di riprendere in mano la mia vita. L’ho fatto per me stesso, indiscutibilmente, ma con l’obiettivo anche di trasmettere un messaggio agli altri. Alex, con le sue gare, ha dato luce ad un movimento. Tocca a noi seguirne la strada».

In pochi anni lei è diventato il “re” del Giro d’Italia in Handbike, categoria MH1: con chi divide il merito?

«Con il mio allenatore, Francesco Chiappero. Non è toscano, vive a Saluzzo, ma la tecnologia ci aiuta a cancellare la distanza fisica, da remoto. Ho un programma di allenamento ben preciso e lui è l’uomo che mi sta facendo crescere anno dopo anno. Segue ogni giorni i miei progressi e, in base al calendario delle gare, intensifichiamo gli appuntamenti in streaming. Adesso, terminata la stagione agonistica 2024, la nostra attenzione è già proiettata su quello che sarà il 2025».

Il 2024, oltre all’ennesimo trionfo nel Giro d’Italia, l’ha vista conquistare una medaglia anche nella terza prova di Coppa del Mondo di paraciclismo che si è svolta a Maniago.

«Sì, sono arrivato terzo, sempre nella categoria MH1, dietro al vincitore Maxime Hordes, medaglia d’oro e a Fabio Conegliani, staccato di 11’’ dal belga. Il mio bronzo è stata un’emozione, al di là del ritardo sul primo di 9’17’’. È qui che punto a fare un ulteriore balzo in avanti, nelle gare internazionali. Siamo in attesa del calendario ufficiale delle competizioni per decidere dove puntare il navigatore: sarebbe bello riuscire a compiere uno step in più in questa direzione, andando anche oltre ai confini nazionali».

Quale il prossimo obiettivo sportivo che si è posto?

«Non conta il risultato in sé per sé, io penso solo a migliorare, ogni volta un po’ di più per arrivare davvero a competere con i migliori della mia categoria. Lo sport è esattamente questo: da una parte adrenalina, dall’altra però anche un’indiscutibile porta con affaccio sulla libertà».

Il Comune di Castagneto Carducci, subito dopo il suo ennesimo trionfo, l’ha celebrata sui propri canali social. Lei ha portato i suoi concittadini sul gradino più alto del podio della corsa rosa di handbike: è un orgoglio in più?

«È stato un graditissimo riconoscimento, anche se non amo molto avere i riflettori addosso. Sono però felice che la mia storia possa diventare un riferimento per chi come me, da un momento all’altro, vede cambiare la prospettiva della propria vita. Ventiquattro anni fa un incidente mi ha fatto nascere una seconda volta e il mio più grande obiettivo, al di là dei trionfi sportivi, è quello di fare in modo che i disabili possano veder abbattuti tutti gli ostacoli possibili. C’è ancora tanto da fare, è evidente, ma servono semplicemente attenzione e volontà, non c’è da stravolgere niente. Io, nel mio piccolo, però, sono soddisfatto di aver creato un piccolo agriturismo, Dallolivo, che odora di libertà. Le barriere architettoniche non esistono, non soltanto nella struttura ricettiva, anche nell’azienda agricola e nei dintorni, e qui arrivano da tutto il mondo proprio per questo motivo. In più ci siamo concentrati sulle energie rinnovabili, simbolo della grande importanza attribuita alla tutela ambientale e del territorio. E io, intanto, mi diverto con la mia handbike, allenandomi nelle strade circostanti. Questa è anche una meta per i professionisti del ciclismo per prepararsi alla stagione agonistica, con almeno quattro itinerari differenti da scegliere».


 

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