Nave incagliata all’Enfola, c’è un fascicolo d’indagine della procura di Livorno
Il piano di recupero della Fugro Mercator è stato già presentato: obiettivo agire nel giro di qualche giorno
PORTOFERRAIO. Niente sversamenti di carburante in mare e un danno che, dopo l’ultima ispezione subacquea di ieri, 24 marzo, è risultato circoscritto a una parte di uno dei due scafi, a un solo compartimento per la precisione. Sarà rimossa al massimo nell’arco di poche settimane, forse anche meno, la Fugro Mercator, la nave battente bandiera delle Bahamas lunga 42,35 metri e larga 10,34, con a bordo undici membri dell’equipaggio, che nella serata di sabato scorso si è incagliata sotto il promontorio dell’Enfola, a poca distanza dal porto di Portoferraio.
Aperto un fascicolo
Sul caso la procura di Livorno ha aperto un fascicolo, ma non ci sono indagati: l’ipotesi principale per spiegare quanto accaduto è quella dell’incidente provocato dalle cattive condizioni meteomarine, avvenuto mentre il personale al lavoro sulla nave stava effettuando delle ricerche scientifiche per conto dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, con tutte le autorizzazioni del caso regolarmente rilasciate. Campionamenti e ricerche per monitorare il fondale che sono andate avanti, nonostante il meteo non ottimale per la navigazione a ridosso della costa, a partire dalle ore precedenti. I militari della guardia costiera di Portoferraio, come da prassi, stanno comunque proseguendo tutti gli accertamenti necessari per comprendere l’esatta dinamica e hanno ovviamente ascoltato anche il comandante, un cittadino lituano, che ha raccontato la sua versione dei fatti. Nessuno, per fortuna, è rimasto ferito.
Pagherà la società
La società armatrice olandese nei prossimi giorni dovrà organizzarsi a proprie spese, sotto la supervisione della capitaneria di porto, per la rimozione dell’imbarcazione, che durante i campionamenti sui fondali elbani stava facendo base in zona, con l’ultima toccata registrata dal sistema “Ais” (il sistema di identificazione automatico dei natanti ndr) il porto di Piombino, lo scorso 19 marzo. Sarà lo stesso armatore a scegliere di chi avvalersi: fra le aziende in grado di rimuovere la nave, a Livorno, c’è quella del Gruppo Neri, con i suoi rimorchiatori specializzata in tal senso. Un piano di recupero, in questa direzione, è già stato presentato ed è al vaglio degli uffici dei militari di Portoferraio. Ieri, proprio su questo aspetto, si è svolto un primo incontro operativo. Si punta a fare presto, sperando di poter iniziare fra qualche giorno, anche se le tempistiche ufficiali saranno rese note nelle prossime ore. Ma il fatto che le falle possano essere rapidamente saldate per ripristinare il corretto galleggiamento della nave induce all’ottimismo.
Panne galleggianti
«Al termine delle operazioni di verifica, anche subacquee, che hanno scongiurato la possibilità di inquinamento delle splendide acque dell’Arcipelago toscano – si legge in una nota della capitaneria di porto elbana – in via precauzionale sono state stese le cortine di panne galleggianti, ossia i dispositivi di contenimento che isolano lo scafo dalle acque circostanti. La guardia costiera, in queste ore, sta analizzando il piano di recupero presentato dagli specialisti, compresa la possibilità di svuotamento dei serbatoi della nave, al fine di poter garantire lo svolgimento delle operazioni nella massima cornice di sicurezza. Una volta garantita la sicurezza preliminare, saranno poste in essere le più opportune azioni per assicurare, anche con l’ausilio di mezzi navali specializzati, la messa in galleggiamento, la rimozione e il rimorchio dell’unità presso un cantiere navale, dove verranno effettuati i necessari lavori di ripristino dello scafo. La guardia costiera – conclude la nota dei militari elbani – è inoltre impegnata in costanti attività di monitoraggio con propri mezzi aeronavali ed è attualmente confermata l’assenza di inquinamenti marini dovuti a sversamenti di combustibile».