Omicidio di Aulla, i punti da chiarire: la ferita in testa, la lite di notte e i testimoni
In carcere il sospettato: è stato ascoltato per cinque ore dal pm che poi ha confermato il fermo
AULLA. È stato ascoltato dal pubblico ministero per cinque ore e poi è stato portato in carcere in stato di fermo, in attesa dell’udienza di convalida che si terrà martedì 17 dicembre. È un trentenne di origine marocchina, l’unico sospettato di quello che gli inquirenti sostengono sia l’omicidio di Ramzi Abdelmajid, 52 anni, trovato morto sabato mattina, 14 dicembre, in una casa occupata in via del popolo ad Aulla. Per formulare l’eventuale capo di imputazione, la procura è in attesa dell’esito dell’autopsia (la cui data non è ancora stata fissata). Non è ancora chiara infatti la causa della morte dell’uomo. Probabile un colpo alla testa. Sul corpo sicuramente non c’erano segni di ferite da coltello e arma da fuoco.
La ricostruzione
Al momento sappiamo che l’ambulanza della Croce bianca di Aulla è intervenuta una prima volta in via del popolo nella notte tra venerdì e sabato. I soccorritori hanno trovato il 52enne in terra, per strada, in stato confusionale e con qualche escoriazione. Lo hanno portato in codice verde al pronto soccorso dell’ospedale di Pontremoli dove dopo le cure è stato dimesso. Nulla di grave, quindi. Poche ore dopo, però, alle 7,15, la stessa ambulanza della Croce bianca è ritornata in via del popolo su richiesta della centrale operativa del 118. I soccorritori hanno trovato lo stesso 52enne morto in una pozza di sangue.
La ferita
Aveva una ferita alla testa che potrebbe essere la causa del decesso. Ma non è chiaro con cosa possa essere stato colpito. I carabinieri hanno ascoltato diversi testimoni, partendo dall’uomo che ha dato l’allarme e che vive nella stessa casa della vittima. Una casa occupata da tempo con un ricambio di abitanti continuo. Stando a una prima ricostruzione l’uomo aveva avuto una lite nella notte con un connazionale più giovane di lui. Motivo per cui era finito una prima volta al pronto soccorso. Poi un vuoto fino al ritrovamento del cadavere in casa. Grazie alle testimonianze, i militari in poche ore sono risaliti all’identità di un trentenne – già noto alle forze dell’ordine per alcuni precedenti legati all’uso di sostanze stupefacenti – che è stato subito rintracciato e portato in caserma.
Il giovane
Qui, il giovane difeso dall’avvocato Chiara Lorenzelli, è stato ascoltato per ore ma da parte degli inquirenti c’è il massimo riserbo su quanto emerso in sede di interrogatorio. Quello che sembra appurato è che entrambi, la vittima e il presunto omicida, vivevano in una situazione di grosso disagio sociale che era sfuggita alle istituzioni. Adesso il giovane si trova in carcere. Per i funerali invece bisognerà aspettare l’autopsia e il nulla osta del pm.