Bonus docente, in provincia di Lucca oltre mille i ricorsi al Tar per farsi pagare
Il ministero ignora le sentenze dei giudici sui 500 euro ai precari
LUCCA. Non ti pago. Hai voglia di vincere in Tribunale, ormai in tutta Italia. I giudici ti danno ragione seguendo le indicazioni della Cassazione, ma non ti illudere. Non ti pago.
Una stima prudenziale indica in oltre un migliaio in provincia i docenti, al tempo del ricorso in condizione di precariato, che dopo aver visto riconosciuto dal giudice del lavoro Tribunale di Lucca il diritto al bonus docente – 500 euro per ogni annualità in servizio con contratto a termine – hanno fatto ricorso al Tar per ottemperanza e imporre al ministero dell’Istruzione e del merito di fare quello che un’altra articolazione dello Stato prescrive: rispettare la sentenza.
Succede un po’ovunque. Il ministero non ci sente. E ora le centinaia di posizioni di insegnanti-creditori sono passate de plano davanti al Tar che, con verdetti fotocopia, dice al ministero-debitore che deve pagare quanto dovuto altrimenti nominerà un commissario ad acta, di solito il direttore generale dell’ufficio centrale di Bilancio del ministero dell’Istruzione e del merito o un suo delegato, per recuperare le somme. In pratica la pubblica amministrazione da una parte è inadempiente, dall’altra affida a un altro organismo statale l’onere di far rispettare la sentenza. È una partita che si gioca tutta all’interno dello Stato e che per ora non offre una via di uscita a beneficio di chi, carte alla mano, attende il riconoscimento pratico di un diritto.
Antonio Mercuri, segretario Flc della Cgil, segue da tempo il problema: «Solo come Cgil abbiamo oltre 600 insegnanti precari che hanno vinto la causa, ma non hanno ricevuto il bonus».
Il valore della carta elettronica del docente è pari a 500 euro annui e spetta anche agli insegnanti precari di ogni ordine e grado che possono spendere in libri, corsi, dispositivi elettronici, iniziative culturali e altre attività di aggiornamento professionale. È la premessa da cui tutto discende tra condanne ignorate e giudici amministrativi che bacchettano il ministero caricando ogni singolo fascicolo delle spese legali. A carico dei contribuenti se e quando inizieranno i pagamenti non sotto forma di soldi cash, ma con la consegna delle carte elettroniche.
Nei dispositivi ormai standard il Tar dispone «immediata e integrale esecuzione» a quanto disposto dal tribunale di Lucca, nominando, «per il caso di eventuale, ulteriore inottemperanza, il direttore generale dell’ufficio centrale di Bilancio del ministero dell’Istruzione e del merito affinché in veste di commissario ad acta provveda nei sessanta giorni successivi agli adempimenti del caso».
Sommerso da migliaia di cause, il ministero si comporta come il più classico dei cattivi pagatori incapienti: ignora di saldare i debiti. E in un metaforico buttare la palla in tribuna, la legge di bilancio per il 2025 ha stabilito che da questo anno la Carta del docente andrà di diritto anche ai precari.
Con una postilla all’italiana: visto l’ampliamento della platea si è anche deciso che l’importo non sarà più fisso a 500 euro, ma sarà deciso anno per anno con un massimo di 500 euro. Pagheranno, forse, tutti, ma non tuttol
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