Il Tirreno

Livorno

Dagli spalti

Livorno, dall’inferno alla luce, il racconto del pomeriggio di Terranuova

di Alessandro Lazzerini

	La festa amaranto a fine partita (Foto Stick)
La festa amaranto a fine partita (Foto Stick)

Dal boato a fine primo tempo quando viene annunciata la sconfitta in corso del Foligno fino alla super festa finale

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TERRANUOVA BRACCIOLINI. Sono le 16.57 di domenica 6 aprile. Il Foligno ha già perso in casa contro l’Orvietana e la festa sugli spalti è iniziata da cinque minuti, con la panchina che si gira ogni tre secondi per chiedere conferma ai tifosi. Arriva anche il triplice fischio del signor De Stefanis, non c’è più dubbio: il Livorno è in Serie C.

Il boato a fine primo tempo

Un successo pregustato da mesi, ma anche oggi assaporato con quarantacinque minuti prima, quando nell’intervallo lo speaker informa “Orvietana 2 e Foligno 0”: esplode il boato. A quattro anni dalla tragica estate del 2021, anno del fallimento dopo una stagione scellerata, l’amaranto è di nuovo tra i professionisti. Esplode la festa in campo con la truppa di mister Paolo Indiani che si abbraccia in mezzo al campo e anche in tutto il resto del Matteini, invaso da oltre 1000 livornesi.«“E noi ce ne andiamo in C», canta forte la Nord in versione mobile. L’inno cantato insieme alla squadra a fine partita è commovente.

Lacrime di gioia

Esulta in disparte Paolo Indiani, omaggiato dal popolo labronico, lo fa in mezzo al campo con la sciarpa amaranto al collo il presidente Joel Esciua, festeggiato da tutti i suoi ragazzi, inondato di spumante da Malva. Siniega e Tani sventolano le bandiere al cielo, si abbracciano i grandi amici Dionisi e Luci, della serie l’abbiamo combinata grossa, di nuovo. Entra in campo, tutto vestito d’amaranto, anche il sindaco Luca Salvetti che filma con il cellulare i cori della curva, è in lacrime il giovane Andrea Fancelli. È la vittoria dei livornesi, di Arcuri, di Bacciardi, di Parente, dei ragazzi figli di questa città che oggi si godono una domenica storica. “C’è solo un capitano” e una marea di applausi, Andrea Luci si prende tutto l’amore della sua gente, la squadra lo lancia in aria ripetutamente e lo festeggia regalandogli la cornice che più merita: si è chiuso il cerchio.

Dall’inferno alla rinascita

Dai professionisti, fino a scendere in Eccellenza, per poi riportare il Livorno dove merita. Il capitano ce l’ha fatta. 
“Pippo” Tani fa il capo degli ultras, a cavalcioni sulle spalle del vice Pascali, lancia i cori e fa cantare tutto il settore, Capparella è tra i più emozionati.  Dionisi si prende l’omaggio da re dei bomber e Indiani dà spettacolo esultando sotto il settore. Felicità alle stelle per il tecnico di Certaldo, undicesimo campionato vinto in carriera, sicuramente questo che ha un sapore speciale. “Chi non salta è un pisano”, perché certe rivalità non hanno categoria e non passano mai. Abbracci, sorrisi, magliette e pantaloncini lanciati nel settore: la festa è ufficialmente iniziata e continuerà in serata allo stadio Armando Picchi dove alle 20.30 di domenica 6 aprile si apriranno le porte e dove la città aspetta per festeggiare la schiacciasassi di Indiani. Squadra che ha dominato in lungo e in largo il girone E di Serie D strappando così il tanto atteso pass per la Serie C. Un’impresa, una cavalcata trionfale. L’incubo dilettanti è finito: il Livorno è di nuovo nel Calcio che Conta. “Grazie ragazzi”, grida il popolo amaranto. E’ proprio vero. Grazie, per averci tolto dall’inferno.

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