Costa Concordia, Francesco Schettino rinuncia alla richiesta di semilibertà: il motivo
Dopo aver scontato metà della pena, l’ex comandante ha maturato il termine che gli consente di accedere alle misure alternative al carcere
ROMA. Francesco Schettino ha rinunciato alla richiesta di semilibertà, cioè la facoltà di poter lavorare fuori dal carcere di Rebibbia nel quale dal 2017 sta scontando la pena di 16 anni per il naufragio della Costa Concordia, risalente al 12 gennaio 2012.
L’atto di rinuncia è stato formalizzato questa mattina, martedì 8 aprile, davanti al Tribunale di sorveglianza di Roma dalla nuova avvocata dell’ex comandante, l’avvocata Francesca Carnicelli, di Grosseto. Oggi era invece attesa la decisione proprio sulla richiesta di ammissione al beneficio, già in calendario un mese fa e poi rinviata. «Questa mattina abbiamo rinunciato alla richiesta di semilibertà perché ci sono state difficoltà con la proposta lavorativa che era stata sottoposta al tribunale di Sorveglianza di Roma. Il procedimento è stato chiuso, il tribunale si è pronunciato con il non luogo a provvedere», ha detto la penalista grossetana. «La rinuncia è stata fatta da Schettino, la decisione di chiudere questo procedimento è arrivata da lui – spiega l’avvocata - perché non c’erano più le condizioni. In futuro se ci risaranno i presupposti per potere proporre di nuovo la richiesta la rifaremo».
Dopo aver scontato metà della pena, l’ex comandante ha maturato il termine che gli consente di accedere alle misure alternative al carcere avendo già scontato la metà della pena. Schettino attualmente può usufruire di permessi.