Troppa Fortitudo per la Libertas: partenza da film horror e difesa morbida
Non basta un grande Italiano, pesa l’assenza di Filloy, in 500 da Livorno al PalaDozza
BOLOGNA. Houston, abbiamo un problema: le trasferte. Lontano dal fortino del PalaMacchia la Libertas si smarrisce. Certo, ha vinto a Vigevano e a Forlì, ma quando ha perso non è mai riuscita a contenere il divario sotto i 10 punti e spesso non è mai andata avanti nel punteggio nemmeno sul 2-0: i -11 di Cento e Nardò, il -19 di Rieti e il -16 di Avellino hanno avuto come dolorsa appendice il -21 di ieri in casa di una Fortitudo incerottata (senza Aradori, Cusin e Sabatini), ma rivitalizzata dalle grida del vecchio-nuovo coach Caja che in settimana devono aver fatto tremare le mura della palestra dove la Effe si allena.
Partenza choc
Che Bologna l’avrebbe messa sul piano delle energie e della cazzimma, lo sapevano anche i bimbi, eppure pronti via la Libertas si è consegnata mani e piedi alla Fossa dei Leoni: 4/4 da 3 (tre di Gabriel, una di Mian) e fuga per la vittoria dei padroni di casa.
Amaranto in ritardo sugli aiuti, in difficoltà sul giro palla veloce della Flats e tiro a bersaglio bello e servito per l’imbarazzante 16-2 dei primi minuti. E se Bologna tirava con percentuali slave, da questa parte della barricata il canestro assomigliava alla cruna di un ago. Toccato il fondo del pozzo sul 25-9, la LL si è aggrappata a Nazzareno Italiano, ex dalle motivazioni feroci, per rendere accettabile il passivo alla prima sirena (25-16) a cui la Fortitudo è arrivato con 7/8 da 3 (87.5%) contro il 2/8 (25%) degli amaranto.
PalaDozza infuocato
Eppure, tra un chicco di grandine e l’altro, si era fatta netta la percezione che la Libertas potesse ridurre il margine e rientrare in partita. Sensazione che ha acquisito concretezza quando il rientrante Tozzi (partito in quintetto, ma poi per lui solo 8’ sul parquet), ha firmato il -6 (28-22 culmine di un break di 3-13). Lì poteva e doveva riaprirsi la partita anche perché la Fortitudo aveva smesso di crivellare la retina (0/7 da 3 nella seconda frazione). E invece sul più bello la Libertas si è perduta di nuovo: banali palle perse in serie (alla fine saranno un’enormità: 20) e tanti errori al tiro, frutto della difesa di Caja appiccicosa (per dirlo con Giovanni Muciaccia, il guru di Art Attack) come la colla vinilica. Mani addosso, arbitraggio schizofrenico capace di sorvolare per lunghi minuti sui contatti più pesanti e poi di cambiare metro e fischiare anche i sospiri. Insomma: l’arena del PalaDozza (sold out) per la pallida Libertas da esportazione si è rivelata un macigno insostenibile. Nel clima da corrida è mancata come il pane l’esperienza di Filloy, in panchina 40’ per via di un fastidio muscolare. Esperienza, ma anche una rotazione in più sugli esterni in una giornata in cui Hooker e Allinei hanno sparato a salve da 3 (1/11), mentre di là Gabriel e Bolpin (che fino a ieri mattina tiravano dai 6,75 con il 33%) hanno fatto 12/17 in 2: succede quando si è molli sul perimetro e gli altri tirano con i piedi per terra e in beata solitudine.
Fine dei giochi
Gettata alle ortiche la palla del potenziale -5 nel secondo quarto, la terza frazione è iniziata proprio come la prima: con un terrificante 4/4 da 3 di Bologna che in un amen dal 42-33 si è portata sul 54-36. Partita morta e sepolta? Non del tutto perché comunque la Fortitudo la porta l’ha sempre lasciata socchiusa. Così la LL con un break di 4-12 si è riportata a -10. Ma il ciclo vitale della sfida si è ripetuto: palle perse, tiri sbagliati, attacchi pasticciati, difesa mordace della Effe e riso in cottura: da 58-48 a 76-59 e tutti a casa. Compresi i circa 500 tifosi amaranto presenti nel tempio del basket italiano. Ecco: loro non perdono mai. Mai lo hanno fatto e mai lo faranno. Perché sono unici ed encomiabili.