Calcio, il Livorno si salva in 12 contro 9: due espulsi
Arbitraggio imbarazzante, gli amaranto pareggiano e difendono il pari con i cartellini rossi. La squadra combatte, decisivo nella ripresa l’inserimento di Sabbatini lasciato in panchina
SAN GIOVANNI VALDARNO. Due facce della stessa medaglia. Due letture diverse di un pareggio in trasferta arrivato tra rimorsi e orgoglio. Perché la Sangiovannese è l’ennesima squadra mediocre contro cui il Livorno doveva portare a casa tre punti, soprattutto inun’altra giornata in cui le dirette concorrenti frenano tutte. Allo stesso tempo, però, in nove contro undici era importante anche portare a casa un punto.
Fatto di lotta, di grinta e tanta voglia di soffrire. Le grandi squadre quando non possono vincere devono riuscire a non perdere. E per stavolta può andar bene bene cosi. Arbitraggio insufficiente Il miglior arbitro possibile è quello che riesce a non farsi notare. I protagonisti sono i giocatori, l’arbitro deve garantire uno svolgimento fluente della gara. Al Fedini non è successo. Il signor Selva di Alghero si è preso tutti i riflettori. L’espulsione di Bellini è per proteste e non possiamo sapere cosa sia uscito dalla bocca del numero 20 del Livorno. Poi il fallo da espulsione diretta di Tanasa: intervento da arancione. Un giallo con un avvertimento severo poteva essere la cosa migliore in una partita maschia, invece è arrivato il rosso. Ma al di là di queste decisioni è stato l’atteggiamento irriverente e presuntuoso a essere fuori luogo. L’espulsione di Zaccagna dalla panchina, l’ammonizione di Favarin e mille gialli sventolati in faccia agli amaranto (solo uno alla Sangio), oltre ad aver fatto finire la partita al 98’ quando i minuti di recupero erano sei. Del direttore di gara non ne parliamo mai, ma una difformità di giudizio così è stata veramente troppo evidente. Col Trestina ne mancheranno quattro: Tanasa, Bellini, Giordani e Brenna, gli ultimi due erano diffidati.