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Livorno, li vede dormire per strada col gatto e paga l’albergo ai fratelli senza casa

di Claudia Guarino

	Lo scoglio della Regina
Lo scoglio della Regina

Daniele e Silvia erano finiti sulle panchine e un’imprenditrice ha deciso di aiutarli: «Ha detto che non voleva più vederci lì. Non la conoscevamo, siamo commossi»

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LIVORNO. Prima la casa alla Rosa, dopo l’appartamento a Collesalvetti. Poi i problemi di salute fino a che, il 28 giugno 2024, «ci siamo trovati a dormire per strada». Fratello, sorella e la gattina Kae. Sempre insieme: così li vedevano i passanti. «Qualche volta ci hanno portato le coperte, altre volte ci hanno lasciato del cibo». Fino a che un giorno, mentre erano accanto a una delle vecchie baracchine davanti allo Scoglio della Regina, si è avvicinata una donna. «Ci ha detto: voi sulle panchine non starete più». Daniele si commuove, mentre racconta la sua storia e, soprattutto, mentre parla di quella (allora) sconosciuta benefattrice che tanto ha fatto per loro. Adesso lui e la sorella sono ospiti in un albergo della città, dove potranno rimanere per un’altra settimana ancora. «Quella donna (un’imprenditrice livornese che preferisce non comparire con il suo nome, ndr) ci ha pagato varie volte l’albergo. Non so cosa avremmo fatto senza di lei». E adesso sperano di riuscire a trovare una sistemazione temporanea, in attesa che arrivino gli assegni di cui hanno fatto richiesta e in attesa che esca la graduatoria per le case popolari, per cui hanno fatto domanda. Ma partiamo dal principio.

La casa

La storia di Daniele e Silvia, fratelli livornesi ultracinquantenni, inizia anni addietro quando hanno deciso di vendere la casa di proprietà a Livorno per spostarsi, in affitto, a Collesalvetti. Era il 2018 e, racconta Daniele, «non siamo mai stati morosi». Fatto sta che lo scorso anno «le spese sono aumentate e non ci siamo più potuti permettere quella casa dove, peraltro, abbiamo lasciato i mobili, che erano nostri». E così il 28 giugno del 2024 fratello e sorella prendono la loro gattina e si allontanano da Collesalvetti, dove erano residenti. «Le prime notti siamo stati in albergo, ma chiedevano cifre alte.

Le panchine

Non abbiamo più la macchina da tempo e così l’unica soluzione è stata spostarsi sulla panchine. Per un po’ siamo stati nella pineta alla Rotonda. Poi però, dopo l’estate, ha cominciato a esserci sempre meno gente e quando hanno preso a calci il mio scooter abbiamo deciso di spostarci». Eccoli, dunque, allo Scoglio della Regina. Anche qui sulle panchine. Giorni e notti all’aperto intervallate da brevi soggiorni in alberghi o affittacamere pagati anche grazie all’aiuto degli amici, che hanno contribuito a coprire le spese. Nel frattempo «ci siamo messi in contatto con il Comune e con gli assistenti sociali e abbiamo fatto i documenti per entrare sia nella graduatoria dedicata all’emergenza abitativa e sia in quella per l’assegnazione delle case popolari». Ma nulla, per diversi mesi, si è mosso.

La benefattrice

Un giorno «ci ha trovato una signora. Era settembre e noi stavamo a terra sotto la baracchina dei gelati, allo Scoglio della Regina, e lei stava portando a spasso il cane. Non la conoscevamo, ma si offrì di aiutarci. Ci dette 50 euro e poi ci pagò qualche notte all’affittacamere». Così, e a seguito anche di un contributo comunale, i due riescono ad arrivare a gennaio. Poi a febbraio e poi a marzo. Sempre grazie «alla signora, che non ci ha mai lasciato soli». Tra una settimana, comunque, i fratelli rischiano di finire nuovamente per strada.

La salute

«Mia sorella – spiega Daniele – ha fatto richiesta per l’assegno inclusione, mentre io ho chiesto il supporto per la formazione e il lavoro». Entrambi hanno problemi di salute e, ora come ora, non riescono a lavorare, «ma con questi contributi potremmo essere indipendenti». E, avendo un Isee irrisorio, sperano anche di rientrare nella lista per l’assegnazione di una casa popolare. «Ma dobbiamo riuscire ad arrivare a quel momento e speriamo che qualcuno possa darci un piccolo appartamento in affitto. Siamo noi due con la gatta e c’è chi può farci da garante».

«Siamo commossi»

Perché su quelle panchine proprio non vogliono tornare. «Come abbiamo fatto a resistere fuori? Sarà stata la forza della disperazione. Ma è bello sapere che esistono persone come quella donna, capaci di aiutare persone sconosciute. E lei lo sta ancora facendo». Daniele si commuove, mentre racconta la storia sua e della sorella. Poi prende in braccio la gattina Kae. È sempre stata con loro. Li ha accompagnati nei trasferimenti e nelle nottate passate all’aperto. Negli spostamenti e nella ricerca di una casa. Ed è con loro anche adesso, mentre guardano al cammino che hanno di fronte. Sperando in un futuro migliore.

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