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Livorno, il circolo della pesca di Chioma batte il Comune: «Nessuna occupazione abusiva»

di Stefano Taglione
L'area portuale del circolo della pesca di Chioma
L'area portuale del circolo della pesca di Chioma

L’amministrazione e la Regione chiedevano da anni oltre 120mila euro alla cooperativa. La giudice: «Credito insussistente». Il presidente Marco Sacconi: «Siamo soddisfatti»

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LIVORNO. «Deve essere accertata l’insussistenza del credito dovuto a titolo di indennizzo per l’occupazione abusiva dell’area demaniale». La cooperativa “Circolo pesca” del Chioma vince la causa civile contro il Comune di Livorno: non dovrà versare gli oltre 120mila euro richiesti dall’amministrazione (e in parte dalla Regione) per la contestata occupazione abusiva dell’area, su cui però continua a pendere un’ordinanza di demolizione per alcune opere nel tempo edificate, la barriera frangiflutti già in parte danneggiata dalle onde.

Una vicenda «lunga 25 anni», spiega il presidente Marco Sacconi, quella che ha visto da una parte il collettivo privato degli amanti della pesca, che si è sempre difeso spiegando di non aver mai invaso senza titolo quei luoghi, e dall’altra i due enti locali, andata avanti sia in sede civile che al Tar e al Consiglio di Stato. Due i procedimenti, paralleli: quello tributario, ora concluso in primo grado, l’altro amministrativo conseguente all’intimazione di ripristino dei luoghi che sarà oggetto di confronto. «Siamo soddisfatti», prosegue Sacconi.

La cooperativa è titolare di una concessione demaniale marittima, rilasciata nel 1999, tesa a «realizzare un punto di ormeggio alla foce del fiume, previo ampliamento dell’esistente barriera frangiflutti e realizzazione di una darsena – si legge negli atti – e sebbene nel testo dell’atto di sottomissione si indichi la superficie nella misura di 2.100 metri quadri, come da nota dell’ufficio del territorio di Livorno, la concessione richiesta e rilasciata ha ad oggetto aree di 5.800 metri». Una divergenza che ha portato il Comune a chiedere dal 2015 al 2016 4.558,62 euro (oltre a 1.139,66 quale tassa regionale da corrispondere sul 25% del canone da Firenze), nonché dell’indennizzo maturato e dovuto dal 2017 al 2019 per 61.391,37 euro (oltre a 15.347,84 di tassa regionale). Infine, per il 2021 e 2022, sono arrivati altri solleciti di pagamento per 37.992,46 euro. Si tratta, in tutto, di oltre 120mila euro. «Secondo il Comune – si legge nella sentenza della giudica Simona Capurso – la superficie abusivamente occupata ammonterebbe a 3.825 metri quadri e, in particolare, deriverebbe dall’avere il circolo edificato una barriera frangiflutti, un muro di sostegno e un piazzale di collegamento tra la barriera e la terraferma».

Nel corso del tempo, i vari amministratori del circolo, non avendo quest’ultimo dei beni di proprietà si sono visti arrivare decreti ingiuntivi e «pignorare anche dei beni mobili», spiega l’avvocato e docente di diritto costituzionale e pubblico dell’Università di Firenze Andrea Cardone, che nell’ultimo periodo ha assistito la cooperativa con sede in via Puccini.

«Il Comune – spiega la giudice – fonda le sue richieste di pagamento dell’indennizzo per occupazione abusiva di suolo demaniale sugli accertamenti effettuati dall’ufficio del Genio civile per le opere marittime di Roma, trasmessa alla capitaneria di porto quale presupposto dell’ordinanza-ingiunzione con la quale è stata ingiunta alla cooperativa la rimozione delle opere abusive. Ed invero, ferma restando la legittimità del suddetto ordine di demolizione, che è stata confermata anche dalle pronunce divenute definitive del giudice amministrativo, l’ente comunale non ha dato prova, nel presente giudizio, della sussistenza dei presupposti idonei a fondare la sua richiesta di pagamento dell’indennizzo. A fronte delle contestazioni formulate da parte attrice sull’insussistenza di una situazione di fatto di occupazione abusiva del suolo demaniale, non è riuscito a fornire la prova contraria, che solo sullo stesso gravava, ossia non ha fornito alcun riscontro probatorio dell’effettiva occupazione illegittima di un’area demaniale non compresa dalle concessioni demaniali o comunque in spregio a tali concessioni, come indicata anche nelle note inviate alla controparte in cui si diffidava il pagamento dell’indennizzo».

Per questo, pur restando valida l’ordinanza di demolizione della barriera costruita negli anni Duemila che preoccupa non poco l’associazione guidata dal presidente Marco Sacconi, il Comune è stato condannato a rimborsare al circolo per 5.515 euro di spese di giudizio, oltre a Iva e cassa di previdenza forense. 

«Il Comune era tenuto a fare questa richiesta e gli indennizzi sarebbero andati allo Stato e non all’amministrazione, visto che le aree in questione non sono di proprietà di palazzo civico». A parlare è il dirigente della protezione civile e del demanio marittimo del Comune, Lorenzo Lazzerini. I soldi, insomma, sarebbero andati al ministero, e non al Comune, che comunque avendo in capo la gestione amministrativa li aveva richiesti alla cooperativa per conto dello Stato. Una parte anche alla Regione. «Il Comune – conclude Lazzerini –  ha in carico la gestione amministrativa per il rilascio delle concessioni sul demanio, che a Livorno va dalla foce del Chioma allo Scoglio della Regina, area delimitata per converso dall’applicazione del decreto del ministero dei Trasporti e della navigazione 6 aprile 1994 e in applicazione del Dpcm 21 dicembre 1995».


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