Livorno, il circolo batte il Comune ma deve abbattere la barriera frangiflutti: «Discutiamone»
L'avvocato della cooperativa, Andrea Cardone: «Noi vogliamo fare l’interesse della collettività, che viene prima di quello dei soci, però è chiaro che la demolizione andrebbe riconsiderata alla luce dei vari aspetti»
LIVORNO. «Noi vogliamo fare l’interesse della collettività, che viene prima di quello dei nostri soci, però è chiaro che la demolizione della barriera frangiflutti potrebbe essere riconsiderata non tanto alla luce di questa sentenza, che riguarda una parallela questione tributaria, quanto in relazione agli eventi meteorici sempre più estremi, e quindi meno straordinari rispetto al passato, e al fatto che l’ambiente marino nel frattempo è cambiato, adattandosi all’opera edificata negli anni Duemila».
A parlare è l’avvocato Andrea Cardone, professore di diritto costituzionale e pubblico dell’Università di Firenze, che nell’ultimo periodo ha assistito nel giudizio civile contro il Comune di Livorno il circolo della pesca. La cooperativa di Chioma, infatti, non dovrà pagare i 120mila euro richiesti da palazzo civico (e in parte dalla Regione) per l’occupazione dagli enti ritenuta abusiva, ma l’ordinanza di demolizione della barriera frangiflutti (appellata fino al Consiglio di Stato senza successo) rimane esecutiva. «L’abbiamo eretta, secondo noi, rispettando pienamente la concessione rilasciata nel 1999 – le parole del presidente dell’associazione, Marco Sacconi – e furono fatti oltre dieci controlli in tal senso. Poi, mentre la stavamo realizzando, sono emerse le novità con le controversie giudiziarie. Ovviamente noi non abbiamo niente contro l’amministrazione municipale, ma voglio sottolineare che la barriera da noi costruita non difende solo le barche, ma ripara anche la foce del fiume».