Rapina al Penny market, le prime testimonianze: «Aveva il braccialetto elettronico alla caviglia»
Alcuni dipendenti avrebbero già visto il bandito nel supermercato: «È un cliente abituale». I poliziotti analizzeranno presto i video registrati dall’impianto di videosorveglianza interno
LIVORNO. «In passato lo abbiamo visto con una cavigliera, come un braccialetto elettronico». È una testimonianza importante quella che emerge dai dipendenti del Penny market di via Montefiore, alle Sorgenti, che potrebbe presto portare a svelare l’identità del rapinatore che attorno alle 19,30 di venerdì 21 marzo, mentre una cassiera in stage del discount stava facendo il resto a una cliente, le ha spruzzato in faccia dello spray al peperoncino stordendola e portando via alcune delle banconote contenute nel cassetto del registratore di cassa appena aperto.
Le condizioni
La ragazza, ventenne secondo quanto ricostruito, dopo aver terminato il turno di lavoro e parlato con i poliziotti, che indagano con la Squadra mobile dopo l’intervento iniziale dei colleghi delle volanti, è stata visitata dai medici del pronto soccorso, per poi essere dimessa, visto che la sostanza urticante le ha provocato qualche problema alla vista. Per fortuna, però, sta bene, sebbene sabato scorso dovesse entrare in servizio nel pomeriggio e non abbia potuto farlo a causa dei postumi dell’infortunio. Alcune importanti indicazioni sul bandito, coperto da un cappuccio, è stata proprio lei a riferirle agli agenti della questura.
L’identikit
Nel punto vendita, quell’uomo, lo avrebbero visto più volte. Sarebbe di origine nordafricana, stando alla ricostruzione dei dipendenti, nonché un cliente abituale del Penny, che quindi potrebbe abitare in zona. Lo avrebbero visto, insomma, fare la spesa più volte in quel supermercato. Ma il particolare che potrebbe portare a svelare una volta per tutte la sua identità, se appurato, è la cavigliera del braccialetto elettronico, il dispositivo utilizzati dall’autorità giudiziaria per monitorare gli spostamenti degli indagati in regime di custodia cautelare. Dal punto vendita pensano che l’uomo, al momento della rapina, si trovasse agli arresti domiciliari, ma è un’eventualità altamente improbabile, se non impossibile, dato che sarebbe immediatamente scattato l’allarme anti-evasione, con l’intervento di polizia o carabinieri. Più facile, se di braccialetto elettronico si tratta, che sia stato installato per preservare l’ex moglie o la compagna vittima di violenza, evitando che si avvicini ad esempio a meno di 200 metri da lei. Se così fosse, con le tracce telematiche, non sarà difficile per gli inquirenti riuscire ad avere uno storico sulla geolocalizzazione del dispositivo, individuando dove fosse all’ora della rapina di via Montefiore.
Le indagini
È partendo da questi elementi che si stanno sviluppando le indagini dei poliziotti della Squadra mobile di via Fiume, diretti dal vicequestore Giuseppe Lodeserto. Gli agenti, due giorni fa, hanno ricevuto la denuncia del direttore del punto vendita, mentre già venerdì 21 marzo gli investigatori avevano ascoltato qualche testimone. Restano da analizzare le immagini delle telecamere del discount, che avrebbero ripreso la scena. Utile anche la testimonianza della guardia giurata in servizio fuori dal punto vendita, che dopo l’accaduto ha inseguito il bandito cercando di bloccarlo, purtroppo però senza riuscirci.
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