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Livorno, collassato il Torrino del parco della Ceschina

di Francesca Suggi
Livorno, collassato il Torrino del parco della Ceschina

Ulteriori crolli al Belvedere ottocentesco vista mare

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LIVORNO. “Collassata Villa Letizia”.  Ed è proprio così, come il tam tam sui social livornesi a partire dal mattino di giovedì 13 marzo. E purtroppo ancora crolli, e questa volta massicci del torrino storico del parco della Ceschina. Praticamente tutto il colonnato e gli archi del belvedere non ci sono più. Implosi. Un pezzo di storia vista mare dell’ 800 diventato un tutt’uno, aimé, con quelle impalcature che sono lì da oltre 20 anni. Un pezzo di storia agonizzante, martoriato da crolli importanti: giù colonne, archi e tutto quello che di iconico lo rendeva (e lo rende) il Torrino del parco della Ceschina, all’angolo tra il viale Italia e via dei Pensieri.  Sul posto, sin dal mattino, i tecnici del Comune per verificare l’ulteriore crollo e tutta la situazione.

Progetto di restauro in corso

Nel novembre 2024 il Tirreno fece un ampio servizio non solo sullo stato attuale del Belvedere storico. Ma anche del suo recupero cominciato l’estate scorsa. Il Comune infatti ha stanziato 500mila euro (variazione di bilancio ad hoc) per progettazione e lavori. «I primi mesi dell’anno nuovo sarà approvato il progetto di restauro conservativo, consolidamento e ricostruzione che stiamo facendo, poi la gara di appalto e nel 2026 la città riavrà il suo Torrino storico», affermava in quell’occasione l’architetta Melania Lessi  lei che sta portando avanti il progetto architettonico con l’architetto Emanuela Politi e l’ ingegnera Elisabetta Pozzobon. Per il progetto strutturale impegnati gli ingegneri Benedetta Puccini ed Enrico Signorini. Ritardi di anni, lesioni sempre più mortali alla struttura, la Soprintendenza che chiede di “salvare il salvabile”.

Cosa prevede il recupero

«A tutela di quel che è rimasto dell’epoca il restauro deve essere filologico: bisogna riutilizzare ciò che è recuperabile. Non possiamo usare le impalcature che ci sono da 20 anni per ragioni di sicurezza: sono diventate parte della struttura», continuavano in quell’occasione gli esperti. Il lavoro è complesso. Ma la direzione è quella giusta per far tornare a vivere la torretta che all’epoca aveva la funzione di portineria e belvedere del parco della Ceschina.

A che punto siamo

Indagini strutturali, progetto di messa in sicurezza: sono tutte le fasi di cantiere e le varie tipologie di apprestamento necessarie per il lavoro in termini di sicurezza dei lavoratori. L’ufficio preposto nell’estate  ha eseguito la pulizia dei rovi circostanti il Torrino per consentire l'accessibilità dell'area ed effettuare le prime indagini con la piattaforma elevatrice. Ispezionati anche i locali interni. «In funzione di nuove esigenze normative sono state individuate le indagini geologiche necessarie e propedeutiche alle altre attività di studio».

Il progetto di restauro, già dettagliato, seguirà questa prima delicata fase, essenziale per consentire il recupero dei colonnini in pietra, delle cornici e di quel che è caduto nel crollo. Tutti i pezzi di storia saranno catalogati in loco. E poi ricollocati nella posizione originaria. «Il progetto - va avanti l’architetta - sarà quindi sottoposto alla nuova approvazione della Soprintendenza: il nullaosta sarà propedeutico al Pfte da approvarsi nel 2025».

Tra crolli e ritardi

Fatali i crolli dell’agosto 2019. A quel tempo il Torrino già in forte degrado, poco prima di un importante intervento di restauro già affidato, subisce il cedimento del piano di copertura e gran parte del primo piano. E non solo. Il progetto esistente va rivisto. Nel 2020 ottiene l'approvazione della Soprintendenza. Viene, poi, redatta una variante del progetto (già affidato prima del crollo) per consentire l'esecuzione dei lavori della ditta. La Soprintendenza chiese di integrare il nullaosta esistente con un’analisi completa dello stato attuale del degrado. Passa il tempo. Si chiede al Comune di integrare il progetto approvato, prima dell'inizio lavori, con un progetto sull’uso del ponteggio esistente in sicurezza, compreso lo studio sulla sua rimozione. «Dopo il crollo del 2019 si pensò a una variante progettuale: ci incontrammo con la vecchia ditta che aveva l’appalto ma è stato complicato trovare la quadra rispetto alla nuove esigenze. Abbiamo optato per la risoluzione contrattuale e ad anno nuovo ripartiamo con un nuovo bando», chiude Less.

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