Livorno, corruzione negli uffici comunali. L'ex sindaco Nogarin: «Denunciai subito tutto»
L'allora primo cittadino del Movimento 5 stelle ha parlato in aula nell'ambito del dibattimento sul presunto sistema svelato dalle indagini della procura: «Ho agito immediatamente dopo le segnalazioni»
LIVORNO. «Dopo le segnalazioni ricevute da alcuni assessori e consiglieri comunali ho immediatamente denunciato tutto alla Squadra mobile, in quanto non potevo avere alcuna certezza in merito alla fondatezza di quanto da loro dichiarato». Il processo L’ex sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, ha così parlato in veste di testimone nell’ambito del processo teso a far luce sul presunto sistema corruttivo in Comune che sarebbe ruotato attorno all’ex dipendente Marco Nencioni, da tempo licenziatosi dall’ente. L’ex esponente del Movimento 5 stelle, ora dirigente per Ferrovie dello Stato a Roma, è stato l’unico a parlare in aula in quanto prima di ascoltare ulteriori teste, il pubblico ministero Massimo Mannucci, ha chiesto e ottenuto dal collegio giudicante – presidente Gianfranco Petralia, a latere Martina Graziani e Roberta Vicari – di trascrivere ulteriori intercettazioni raccolte durante l’inchiesta. Dalla querela presentata dall’allora primo cittadino ha avuto impulso il lavoro della procura, ora giunto in tribunale nella fase del dibattimento.
Le prossime udienze
Nogarin – chiaramente estraneo ai fatti contestati, ma ascoltato in quanto aveva informato l’autorità giudiziaria sulle presunte condotte illecite a lui segnalate quando occupava la poltrona di primo cittadino – non è stato l’unico testimone convocato dal pubblico ministero in aula e altri saranno ascoltati nel corso delle prossime udienze, calendarizzate ogni secondo martedì del mese nel palazzo di giustizia di via Falcone e Borsellino. Finora hanno parlato coloro che non sono coinvolti (o lo sono solo marginalmente) nelle intercettazioni, la cui perizia dovrà essere prima ultimata, visto che le registrazioni agli atti sono una moltitudine. Per questo, finora, non sono stati ascoltati ancora gli operatori della polizia giudiziaria – Squadra mobile e polizia municipale – coinvolti nelle indagini andate avanti negli scorsi anni.
Undici imputati
Undici le persone a processo per fare luce sul presunto sistema corruttivo nel Comune che – secondo la procura, che per le indagini aveva appunto delegato la Squadra mobile diretta dal vicequestore Giuseppe Lodeserto e la polizia municipale, comandata da Joselito Orlando – ruotava attorno a Marco Nencioni, l’ex responsabile dell’ufficio patrimonio, da tempo licenziatosi. Il geometra sessantaquattrenne – nato a Pisa e residente a Collesalvetti – secondo l’accusa per anni sarebbe stato capace di agire indisturbato all’interno della macchina amministrativa facendo «gli interessi dei privati invece di quelli pubblici». Il sistema da lui elaborato sarebbe stato sempre lo stesso: un trattamento di favore in cambio di soldi, spesso poche centinaia di euro per volta o incarichi affidati dagli stessi privati e fatturati a nome di familiari o colleghi compiacenti, come il settantenne Mauro Bindi, professionista lucchese anche lui imputato. Tra le persone a processo per corruzione anche Alessio Cristiglio, 60 anni, operatore immobiliare per il quale Nencioni avrebbe lavorato «intervenendo con dipendenti pubblici per velocizzare le pratiche o avere informazioni sullo stato delle stesse. Ma non solo, perché assieme al sessantanovenne Stefano Salvadorini, legale rappresentante di Consabit avrebbe usufruito dopo la revoca del diritto di superficie per la costruzione di alcuni palazzi in piazza del Luogo Pio di una sovrastima per la compensazione dell’affare, creando un danno al Comune di quasi due milioni. Ci sarebbe stata, invece, prima una soffiata e poi una stima al ribasso per far sì che il cinquantanovenne Daniele Bendinelli, attraverso Elitia, si aggiudicasse il Podere Loghino, in viale Boccaccio, proprio accanto alla caserma “Vittorio Labate” della polizia di Stato, sede secondaria (più operativa) della questura. Negli affari finiti nell’occhio della magistratura anche la permuta di un’area in via dei Sette Santi del sessantasettenne fiorentino Franco Mellini (abita a Rosignano) con un immobile del Comune in via Fratelli del Conte e la stima di un terreno pubblico al Biscottino comprato dagli imprenditori Giuseppe e Nicola Di Gabbia. Sempre per corruzione coinvolto il novantaseienne ponsacchino Piero Bacci, dopo la stima di Nencioni di un terreno di 1.700 metri quadri a lui destinato. Discorso diverso per quello che riguarda la Baracchina Rossa e il rapporto col sessantunenne Luca Bernini, socio della srl e proprietario del bar Aurelia attraverso la Ldu snc. In questo caso al centro dell’indagine compare lo sconto sul canone fatto a Bernini per i lavori in Baracchina Rossa e il presunto trattamento di favore nel momento in cui il commerciante ha aperto la nuova attività. Coinvolto anche l’ex presidente di Confindustria Alberto Ricci per diversi affari immobiliari o commerciali, come lo Chalet della Rotonda, in cambio – secondo l’accusa – dell’assunzione della figlia di Nencioni e di diversi versamenti. A difenderli gli avvocati Eriberto Rosso (che difende Nencioni, fino a pochi mesi fa assistito dal collega Marco Talini), Vinicio Vannucci, Gabriele Rondanina, Valerio Misiti, Laura Formichini, Veronica Giannetti, Alessio Ciampini, Lorenza Musetti e Chiara Fiore.
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