Livorno, Villa Rodocanacchi per tutti: primo tour inclusivo del parco
Reset e Cai uniti: a disposizione uno speciale risciò per chi ha difficoltà motorie. Come prenotare
LIVORNO. Il primo tour inclusivo alla scoperta del parco della Belle Epoque. Qui Villa Rodocanacchi, Monterotondo. Sabato 8 marzo l’associazione Reset che da quasi 3 anni ha “adottato” il parco storico – di proprietà della Asl, insieme alla villa – riscoprendone tesori sommersi da anni e anni di abbandono, torna a riaprire le porte di questa oasi che getta le sue radici nel 1735. Appuntamento alle 15 forte di una collaborazione speciale, quella del Cai sezione di Livorno che mette a disposizione una cosiddetta “joelette”, ovvero una sorta di risciò adatto per il fuoristrada in grado di dare la possibilità della visita anche a persone con difficoltà motorie (per prenotazioni Massimiliano Scavo 347 6045212).
Il primo tour inclusivo
Il presidente dell’associazione Reset Giuseppe Pera con orgoglio presenta questa iniziativa all’insegna dell’inclusione. Ed è come se quel bellissimo prato fiorito di viola dell’ovale dell’ingresso desse il benvenuto a questa “prima” inclusiva.
«E’ la prima volta che accade e probabilmente un’iniziativa del genere non ha precedenti: anche le persone con difficoltà motorie potranno godersi queste meraviglie in giro per il parco, dall’inizio alla fine». Pera ringrazia il Cai della collaborazione. Sicuramente è la prima volta che il Cai mette a disposizione la joelette per chi ha problemi motori. Allo scopo di permettere a tutti, veramente a tutti, di godersi la riscoperta del parco.
Tre chilometri di tesori
Questo il percorso previsto per chi sabato 8 marzo deciderà di godersi Villa Rodocanacchi (ovviamente l’iniziativa è gratuita come sempre fa l’associazione Reset). Tra le tappe del tour il mulino, l’antico pozzo settecentesco, la fontana ritrovata e l’isolotto che non c’era e che adesso c’è. «La durata della visita sarà di circa un’ora e mezzo – continua – consigliamo di indossare scarpe da ginnastica e ricordiamo la possibilità di posteggiare dentro la villa».
L’isolotto che c’è
Pietra per pietra. Settimane di lavoro incessante. Video e foto per immortalare questo momento memorabile: i volontari di Reset sono riusciti a ricostruire le parti crollate negli anni dell’isolotto al centro del laghetto oramai asciutto da anni. Era il buen ritiro dei Rodocanacchi. L’oasi nell’oasi di Monterotondo. Al centro del lago, infatti, avevano realizzato un isolotto con una bella panchina in pietra, anch’essa ricostruita. Qui attraverso la barchetta e i due imbarcaderi attraccavano, salivano tramite la bella scalinata in pietra serena e si godevano pace e bellezza.
A distanza di anni con un lavoro certosino, ecco che Reset fa tornare a vivere anche l’isolotto.
Quanta storia
Parco e villa erano della famiglia Sceriman, ricchi mercanti armeno-persiani. Nel 1843, la Villa passò ai Rodocanacchi. E qui la Belle Epoque dell’epoca ne faceva il suo centro mondano, famosa e frequentata da letterati inglesi e facoltosi mercanti greci. Nelle settimane scorse i volontari Reset riportano alla luce la fontana, con tanto di colonnino al centro da dove, con tutta probabilità, zampillava l’acqua. Tutto è cemento e mattoni. E sabato 8 marzo si potrà vedere anche questa nuova scoperta in quegli 11 ettari di verde dove le cosiddette “vie dell’acqua” erano state studiate e costruite alla perfezione. Sin dalle origini. Secoli fa nel bosco fu costruito un reticolo idraulico fatto di canali e canaletti infiniti. E ognuno portava al lago. Quelle vie dell’acqua che in parte Reset in questi due anni ha ripulito. Canalette che funzionano alla perfezione. Le menti di ieri. L’impegno di oggi. Senza contare che un anno fa proprio Il Tirreno raccontò un’altra grande scoperta firmata Reset che ha fatto rimanere a bocca aperta geologi e ingegneri idraulici: stanze, cunicoli, cisterne, gallerie di tre metri comandate da paratoie, guide ricavate nella roccia che servivano per “chiudere” l’acqua, vasche, tubazioni, vecchie paratie, valvole. E un pozzo-cisterna profondo 6,5 metri con 1,5 metri di acqua. Tutto fa pensare che quell’edificio nel bosco della villa (poi diventato la casa del custode) con le sue vasche di marmo all’interno (oggi ne è rimasta solo una), per tanti una casa termale, in realtà fosse prima la centrale elettrica che alimentava la villa e la rendeva indipendente. E frugare nel passato significa scandagliare le altre due gallerie verso il Botro del Mulino. Che portavano l’acqua al laghetto. «Proveremo a mappare questo reticolo idraulico fatto di canali nel bosco: vedendone la capillarità qui c’è ancora tanto da riportare a galla», è un altro obiettivo firmato Reset. E intanto si godono le vecchie e le nuove scoperte. Tra cui il pozzo settecentesco ritrovato insieme alle due voliere dei pavoni. Erano macerie. E ancora il mulino e tutta quella archeologi industriale emersa nel bosco. Tutto frutto del lavoro di Reset insieme agli studenti di tante scuole superiori, ai detenuti delle Sughere aderenti al progetto “Mi riscatto per il futuro”, a persone che devono svolgere Lavori di Pubblica utilità del Tribunale in sinergia con l’Ufficio Uepe del Ministero della Giustizia e a persone in inserimento socio-lavorativo inviate da Usl ufficio Serd.