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Lorenzoni e la concessione in scadenza fra un anno: «Le piccole barche a Livorno senza più cantieri»

di Stefano Taglione
Leopoldo e Luigi Lorenzoni, a capo dell'omonimo cantiere di via del Marzocco, eccellenza dell'artigianalità labronica
Leopoldo e Luigi Lorenzoni, a capo dell'omonimo cantiere di via del Marzocco, eccellenza dell'artigianalità labronica

L’azienda di via del Marzocco, dove ha sede, nel giugno del 2026 dovrà lasciare l’area portuale sulla Darsena Calafati dato che ci sarà una gara unica per dare oltre 50mila metri quadri in concessione per realizzare un polo produttivo d'alta gamma. Sono i vicini di Montano e Romoli, che hanno perso la gara e, di conseguenza, l'affaccio sul mare. La protesta: «Proprio un anno fa avevamo completato l'investimento di quasi 500mila euro per una nuova banchina, non verrà ammortizzato»

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LIVORNO. «Se l’Autorità portuale andasse avanti sul progetto della produzione nautica d’alta gamma anche per le Darsene Pisa e Calafati il porto rimarrebbe senza servizi di riparazione per le imbarcazioni sotto i 35 metri. I proprietari dei pescherecci, oltre a guardia di finanza, capitaneria e Accademia navale, sarebbero costretti a rivolgersi altrove, lungo i Navicelli o a Viareggio. Livorno rimarrebbe senza aziende con sbocco a mare e tutto ciò porterebbe inevitabili problemi al naviglio».

Un’intera flotta che rimarrebbe senza meccanici, quantomeno non in grado di intervenire sulle banchine. È il rischio paventato da Luciano, Luigi e Leopoldo Lorenzoni, a capo dell’azienda di famiglia di via del Marzocco che dagli anni Sessanta produce navi – ad esempio ha realizzato la “Lampogas” che dal 2003 porta il gpl all’isola d’Elba ma non solo – e più in generale ripara le componentistiche fra cui le eliche, ambito in cui ha un’altissima specializzazione. Venticinque dipendenti, affaccio a mare sulla Darsena Calafati, con la concessione in scadenza nel giugno 2026, fra poco più di un anno, rischia come già successo a Montano e Romoli, ai quali decadeva l’estate scorsa e hanno perso la gara pubblica a favore dell’associazione temporanea di imprese Gestione Bacini-Gruppo Neri, di rimanere senz’acqua, senza la concessione sul porto, circostanza che magari non la annienterebbe del tutto, perché l’officina e la sede di proprietà sono comunque in via del Marzocco, ma ne comprometterebbe fortemente l’attività, che funziona perché la richiesta non manca e Lorenzoni, in tutta Italia, è un cantiere molto apprezzato e quotato, che opera in via del Marzocco dagli anni Sessanta e sul porto dall’86.

Il progetto dell’Authority, sulla base di uno studio preliminare del Rina, è assegnare la nuova maxi-area di 52.698,39 metri quadri che verrebbe fuori dall’accorpamento della concessione Lorenzoni e delle ormai ex Gestione Bacini, Montano, Neri e Romoli – gli ultimi due, con la gara dell’estate scorsa, si sono ampliati nei “territori” delle prime due, che però non le hanno ancora rese disponibili e quindi per ora è un aumento teorico – a un’unica azienda, o un’associazione di imprese, per realizzare un polo produttivo di imbarcazioni d’alta gamma, per il Rina in grado di occupare oltre 500 addetti.

Un numero irreale, secondo altri studi, dal momento che realtà esistenti, con più metri quadri, hanno meno lavoratori. «Se non avessimo più la concessione in porto – ripetono Luigi e Leopoldo Lorenzoni – si perderebbe anche l’artigianalità del nostro lavoro, assai integrata con la città. Abbiamo professionalità come i resinatori e i maestri d’ascia, ci stiamo impegnando anche con Cna per formarli, perché sono professionalità non si trovano. Vorremmo assumerle anche domani, ma non ce ne sono. Se avessimo la possibilità di lavorare serenamente, guardando con fiducia al futuro, magari fra qualche anno anziché avere 25 dipendenti, ne avremmo 35».

Per di più, Lorenzoni, l’anno scorso ha terminato con un proprio investimento di quasi 500mila euro una banchina della propria area i cui lavori erano iniziati con l’Autorità di sistema, che però complice le difficoltà dell’azienda che aveva ottenuto l’appalto non erano stati finiti. Per far prima se ne occupò, su input naturalmente di Palazzo Rosciano, il cantiere di via del Marzocco. «In cambio – proseguono i fratelli Lorenzoni – non c’è stata alcuna compensazione, non abbiamo ammortizzato quanto speso».

A questo punto, se l’Authority – come la famiglia non si augura – andasse dritta per la sua strada, un’ipotesi potrebbe essere l’alleanza con Neri e Gestione Bacini per concorrere insieme alla nuova area, dato che quasi sicuramente l’associazione temporanea fra un anno sarà interessata al bando. Eventualità, al momento, visto che manca ancora troppo tempo. Anche se, per quanto riguarda l’ipotetico futuro cantiere d’alta gamma, gli stessi Lorenzoni hanno dubbi perché «in mezzo ci resterebbe una strada, l’area dei mezzi Olt non si può certo togliere, ci sarebbe comunque un gran passaggio di mezzi verso le banchine di cellulosa e, sotto il profilo della viabilità, come farebbero centinaia di lavoratori a entrare ogni giorno nel varco Valessini?».

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