Il Tirreno

Livorno

L’intervista e il tema

Crociere, la posizione di “Livorno Porto Pulito” sulla gestione dei porti turistici

di Iacopo Simoncini

	Uno scorcio della città visto dallo scalo (foto Silvi)
Uno scorcio della città visto dallo scalo (foto Silvi)

L’associazione analizza l’impatto ambientale e propone un modello di gestione «più sostenibile»

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LIVORNO. Il sindaco di Nizza, Christian Estrosi, ha annunciato, il mese scorso, una mossa drastica contro l’overtourism che sta minacciando la qualità della vita sulla Costa Azzurra. A partire dal prossimo 1° luglio, intende introdurre il divieto di approdo per tutte le navi da crociera superiori ai 190 metri di lunghezza e 900 passeggeri. Una decisione che il primo cittadino definisce necessaria per proteggere la città da un turismo che, a suo dire, è invasivo e dannoso, sia per l’ambiente che per l’economia locale. Abbiamo chiesto all’associazione “Livorno Porto Pulito” che cosa pensasse di questa situazione con una proiezione verso il nostro porto labronico.

Il caso di Nizza ha riacceso il dibattito sull’impatto delle grandi navi nei porti turistici. Qual è la vostra posizione rispetto all’arrivo delle navi da crociera nel Porto di Livorno?

«Una posizione molto critica, che del resto trova conferma nella progressiva presa di distanze di tanti amministratori internazionali nei confronti di un fenomeno ormai fuori controllo. Con modalità diverse, dalla Scozia alla Grecia, da Amsterdam a Barcellona il messaggio di sindaci e parlamentari si sta diffondendo: le crociere vanno allontanate dalle città, sottoposte a maggiori tassazioni, escluse dai messaggi pubblicitari. Da ultimo il sindaco di Nizza non usa certo mezzi termini: “le crociere che inquinano, che scaricano la loro clientela low cost che non consuma nulla, ma lasciano dietro di sé i loro rifiuti, non hanno posto fra di noi”».

Quali sono le principali criticità ambientali legate all’approdo di queste imbarcazioni nella nostra città?

«Intanto bisogna pensare in un’ottica non soltanto cittadina, ma globale. Il Guardian ha titolato qualche tempo fa “Le crociere sono un disastro per il pianeta”, riferendo che ogni crocierista provoca il quadruplo di emissione di gas dannosi per il clima rispetto a un viaggiatore aereo. Eppure, sappiamo bene quanto inquina il traffico aereo. Le crociere inoltre producono il 25% dei rifiuti nei mari, nonostante siano circa l’1% di tutte le navi circolanti. Ci sembra incoerente chi sostiene di essere a favore del clima e dell’ambiente ma nello stesso tempo rifiuta di confrontarsi con questi dati spaventosi. Poi c’è il tema delle emissioni tossiche, le cui conseguenze sulla salute della cittadinanza livornese sono state stimate in quattro milioni di costi sanitari all’anno. Può darsi che in parte le cose cambino dal 2026 con le banchine elettrificate, sempre che tutte le navi si colleghino. Sappiamo già però che alcune banchine dove attraccano abitualmente le crociere non saranno cablate».

Se poteste proporre un modello ideale di gestione del Porto di Livorno, quali sarebbero i punti chiave?

«Domanda non semplice, ovviamente, per un’associazione che non può essere addentro alle specifiche questioni dei traffici marittimi e delle tensioni quasi giornaliere fra i vari operatori. Crediamo però che in questi casi sia necessario alzare lo sguardo e ricordarci ciò che dice la legge e in particolare la Costituzione. In primo luogo, ricordandoci sempre che le banchine sorgono su aree demaniali che appartengono a tutti i cittadini. È quindi necessario che vengano date in concessione nel rispetto della normativa e della parità di condizioni fra le imprese concorrenti. E soprattutto bisogna che i canoni siano congrui, visto che si tratta di affidare a privati degli spazi pubblici, per consentire loro di fare profitto. In secondo luogo, ci sembra assurdo che i porti vengano messi in competizione l’uno con l’altro, costringendoli a “rubarsi” il traffico a vicenda anche attraverso opere molto impattanti sull’ambiente, pagate fra l’altro coi nostri denari. La Costituzione, all’art. 41, sottopone l’iniziativa economica non solo al rispetto della salute e dell’ambiente, ma anche alla programmazione, all’indirizzo e al coordinamento pubblici, a fini sociali e ambientali. I porti devono collaborare sulla base di una pianificazione razionale e nazionale, non farsi concorrenza fra loro. Altrimenti sprecheremmo semplicemente denaro pubblico, danneggiando nello stesso tempo l’ecosistema marino e offrendo servizi al ribasso, che certamente non favoriscono nuova occupazione e condizioni retributive degne».

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