Darsena Europa, Edoardo Rixi insiste: «Il terminal va aperto a lotti»
Il viceministro: «Dare subito in concessione i piazzali ora in realizzazione Investire sul porto significa creare lavoro e quindi investire sulla città»
LIVORNO. «Mettere subito a reddito quei piazzali, oggi in realizzazione, della Darsena Europa». Il cielo minaccia pioggia quando il viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti, Edoardo Rixi, arriva a Livorno per una visita ai cantieri della maxi-infrastruttura che sorgerà alle spalle della Darsena Toscana e che promette di dare un importante sviluppo al traffico dei container. Scende dall’auto blu, s’infila il cappotto scuro e si presta ai microfoni dei giornalisti. Intorno a lui un capannello formato perlopiù da rappresentanti delle istituzioni: il presidente dell’Authority, Luciano Guerrieri, il sindaco Luca Salvetti, il prefetto Giancarlo Dionisi, il senatore Manfredi Potenti (Lega), il consigliere regionale dem Francesco Gazzetti. E in prima battuta ribadisce un concetto che già aveva espresso in passato: la Darsena Europa deve essere aperta a lotti perché – spiega – «investire sul porto significa anche portare ricchezza sul territorio. Il denaro pubblico deve creare posti di lavoro e la possibilità di fare nuove opere». Ed è altrettanto ferreo sulla manifestazione d’interesse da parte di Msc, colosso mondiale dei trasporti e della logistica, in partnership con il principale operatore livornese, il Gruppo Neri, e con un altro big del porto, la Lorenzini & C. «La manifestazione è positiva – sottolinea – ma come tutte le concessioni sarà messa a gara». Quindi l’affondo: «Ogni investimento che viene fatto dal pubblico deve avere una ricaduta sul territorio a livello occupazionale – spiega – . C’è il tema della remunerazione del capitale investito che deve essere recuperato attraverso il gettito fiscale che arriva da concessioni messe a reddito. Io devo fare l’interesse generale del Paese e nessun privato lascerebbe dei piazzali vuoti per cinque o sei anni quando si possono dare in concessione. Se fosse un investimento privato non staremmo neppure a parlarne».
Le auto si spostano in fila indiana, costeggiano le vasche di colmata, poi si fermano. Il presidente Guerrieri, cartina alla mano, mostra al viceministro l’avanzamento dei lavori della Darsena Europa. Dal canto suo, Rixi esprime una certa preoccupazione sui tempi di realizzazione dell’opera (la conclusione è prevista per la fine del 2029), in un contesto competitivo in cui la prossima realizzazione dei corridoi europei andrà a porre nuove sfide competitive per il sistema portuale nazionale. Al momento, infatti, siamo ancora in attesa dell’approvazione del progetto esecutivo (attesa per metà marzo) e il raggruppamento temporaneo di imprese sta lavorando al consolidamento delle vasche di colmata. La prima precarica (un cumulo di terreno di 320mila metri cubi) è già stata posizionata sui primi 80mila metri quadrati della prima cassa di contenimento, di cui è previsto il consolidamento complessivo in circa 30 mesi, con termine dei lavori indicativamente per l’estate del 2027. Una volta approvato il progetto esecutivo, sarà poi possibile consegnare i lavori per la realizzazione delle opere marittime e di difesa e dei dragaggi. I lavori per la realizzazione delle dighe richiederanno circa tre anni, mentre ci vorrà un anno e mezzo per realizzare i dragaggi. «Stiamo lavorando per rendere il nostro sistema logistico-portuale sempre più integrato e competitivo e il supporto del governo è centrale», sottolinea il presidente Guerrieri.
«I porti sono l’ingresso delle nostre merci, l’uscita dei nostri prodotti finiti – conclude Rixi – . È evidente che se non investiamo sul nostro sistema di infrastrutture e non lo aggiorniamo, non prendiamo quelle opportunità che il mondo ci può consegnare. Oggi il porto di Rotterdam da solo fa più traffico di tutti i nostri scali messi assieme, domani l’Italia deve essere il primo Paese marittimo d’Europa. Investire sul porto significa investire sul territorio».