Il Tirreno

Livorno

La tragedia

Sub morto, l’amico lo aveva quasi salvato: «Non dimenticherò mai quei drammatici momenti»

di Stefano Taglione

	I soccorsi a Calafuria (foto Franco Silvi)
I soccorsi a Calafuria (foto Franco Silvi)

Livorno, con i colleghi Sandro Matteucci (presidente di un diving di Empoli e di casa sui fondali di Calafuria) non si è mai fermato nel massaggio cardiaco: «Stefano si era ripreso»

3 MINUTI DI LETTURA





LIVORNO. «Quei drammatici momenti sono ancora scolpiti nei miei occhi: non abbiamo mollato per un attimo, anche quanto tutto sembrava darci contro. Per 20 minuti, alternandomi con altre tre persone, ho continuato a praticare il massaggio cardiaco. Poi, dopo che sono intervenuti i soccorritori e hanno proseguito il nostro lavoro, Stefano si era ripreso. Noi abbiamo tentato l’impossibile per salvarlo, siamo sconvolti dalla sua morte. Una persona meravigliosa e solare che ci lascia in questa valle di lacrime».

Sandro Matteucci è il presidente dell’associazione sportiva “Sub Geas” di Empoli e ieri mattina, quando il cinquantacinquenne di San Miniato Stefano Palagini ha accusato il malore improvviso in mare, è stato fra i primi a soccorrerlo, consentendogli di arrivare vivo con l’elisoccorso “Pegaso” all’ospedale pisano di Cisanello, dove purtroppo ieri pomeriggio è deceduto.

Il subacqueo empolese, originario di Vinci, molto spesso nel fine settimana si immerge sui nostri fondali. Sabato 18 gennaio, oltre a lui e Stefano, c’erano almeno altre 15 persone. Tutte hanno provato a fornire il proprio contributo e supporto per salvare il rappresentante samminiatese.

Matteucci, voi siete state le prime persone a soccorrere il vostro collega. «Sì. Stefano, con il suo compagno di immersione, era a una cinquantina di metri dalla scogliera quando si è sentito poco bene. Inizialmente parlava, a un certo punto ha pure detto di stare un po’ meglio, poi però pian piano ha purtroppo perso conoscenza. Un collega, con l’acquascooter, è partito riportandolo a terra. Poi noi, alternandoci in quattro, abbiamo iniziato le manovre salva-vita, il massaggio cardiaco».

Per quanti minuti con esattezza?

«Saranno stati almeno 20, non ricordo esattamente, sembravano infiniti. Abbiamo smesso solo quando è arrivato il primo dei soccorritori inviati dal 118». Stefano, mentre voi praticavate il massaggio, si è mai ripreso? «Mentre operavamo noi, no. Ma non ci siamo mai fermati, anche se è chiaro che quando dall’altra parte non c’è reazione, un po’ rischi di demoralizzarti. Il cuore è ripartito dopo, quando sono intervenuti i soccorritori. Speravamo che potesse salvarsi».

Lei conosceva Stefano Palagini?

«Certo, un sub molto esperto, preparato e con alle spalle centinaia di immersioni. Aveva fatto una discesa con un amico, si era da poco conclusa. Non so cosa possa essergli accaduto, credo comunque che non sia nulla di correlato all’immersione in sé, che non sia avvenuto quindi un incidente sui fondali».

Come mai questa convinzione?

«Perché l’immersione era appena finita. Erano a circa nove metri di profondità quando all’amico, Stefano, ha fatto cenno di sentirsi poco bene. Stavano per tornare verso la scogliera. Poi, quando ha perso conoscenza, era già in superficie».

Hanno quindi rispettato le tappe di decompressione durante la risalita?

«Per quanto mi è stato detto, perché io in quel momento ero a terra, assolutamente sì. Penso che abbia avuto un malore che lo avrebbe potuto cogliere in qualsiasi altro posto, su un marciapiede ad esempio, solo che quando sei in acqua tutto è più difficile. È un ambiente più insidioso rispetto alla terraferma quando si presentano gravi problemi di salute».

Voi vi siete dimostrati preparati, facendo tutto il possibile per salvarlo e riuscendo, con il successivo aiuto dei soccorritori, a farlo riprendere per farlo arrivare vivo a Cisanello.

«Ci sono dei corsi di formazione, non agiamo a caso. Siamo preparati, ma poi la pratica è diversa dalla teoria. Si è avuta la dimostrazione che gli insegnamenti hanno dato i loro frutti, ma spero di non trovarmi mai più in una situazione simile».

Non le era mai successo di soccorrere un collega?

«Mai. E lo ripeto: spero che non accada mai più. Quei momenti non li dimenticherò mai. Sono affranto per la scomparsa di Stefano, speravo potesse salvarsi». 

Primo piano
L'analisi

Rincari, in Toscana una cena fuori è aumentata più che in altre regioni. E quella previsione sulla tazzina di caffè

di Sabrina Chiellini
Sportello legale