Angela Rafanelli, dalla tv a neo assessora a Livorno: «Giunta delle ribotte? Cibo e modo di vivere sono cultura»
Il saluto del babbo Antonio e l’emozione per questa nuova sfida: «Quando Salvetti ha chiamato mio marito è stato il primo sponsor»
LIVORNO. Spostiamo in avanti la lancetta di un’ora. Ha prima ascoltato sulla soglia di una sala giunta affollata tutta la conferenza stampa. E mentre la nuova assessora alla cultura Angela Rafanelli si concedeva alle interviste, si è seduto su una poltroncina in sala cerimonie, in compagnia del suo stupendo cane di nome Terence. Poi, si è alzato mormorando “fammi andare a salutare questa signora che non vedo da un po’…”. Si è avvicinato e, la neo assessora, sentendosi sfiorare, si è voltata subito abbracciandolo. “Il mio babbo…”. Con discrezione, Antonio di professione geologo, dopo averle regalato un ultimo sguardo pieno d’amore e di orgoglio, ha imboccato il corridoio.
L’orologio torna ora alle 11, orario della presentazione. A latere, c’è anche quasi tutta la giunta. Mancano Mirabelli (lavori pubblici) e Magnani (formazione e innovazione).
Assessora, che effetto fa accettare una carica di responsabilità a partire dal 1° gennaio?
«Sono emozionata, ringrazio il sindaco e chi mi ha preceduto per il lavoro fatto. Livorno è unica. E ho imparato a conoscerla meglio, guardandola da fuori. Essere livornese, significa essere cresciuti dove si respira storia grazie a artisti come Modigliani, Mascagni, Fattori, senza dimenticare che culturalmente è sempre stata viva, dinamica. Un dinamismo che merita di essere alimentato e celebrato. Ho trovato, facendo servizio pubblico in Rai, una città pronta a raccontarsi. Uno stupore che ha acceso il motore dell’entusiasmo, dandomi lo stimolo per mettermi a disposizione della collettività non appena il sindaco mi ha contattato. Faremo un grande lavoro; datemi un pochino di tempo»..
Lei è fiera di alcune trasmissioni, tipo Sex, su Rai 3.
«Sì, la prima del servizio pubblico, sull’educazione affettiva sessuale. Ma pure Il segno delle donne, il racconto delle grandi donne del ‘900, riscrivendo anche un po’ la storia».
Qualcuno osserva che l’istituzione della scuola ha bisogno di una spinta che dia una mano agli insegnanti ed ai ragazzi.
«La cultura è fondamentale, è cool. Le famiglie non devono restare sole, a scuola non si imparano solo le materie, ma c’è lo spirito critico, civico, sociale. L’informazione non manca, ma si deve sviluppare lo spirito. Solo la conoscenza ci dà possibilità di vivere bene e vivere sani e ci consente di dipanare la complessità della nostra esistenza».
Ci racconti della telefonata di Salvetti…
«Vivo a Roma, avevo già comprato delle piante per abbellire il terrazzo. Subito dopo il covid avevo comprato casa anche a Livorno, sostenuta da mio marito che, romano si è innamorato di questa città, dicendo che è il posto dove vuole invecchiare. E quindi, nonostante le piante, è bastato parlarne in casa e mio marito è diventato il primo sponsor del sindaco».
Lei però ci ha pensato un po’...
«Ho voluto capire una serie di cose. Ma ho capito presto che non potevo rifiutare. Salvetti è stato gentile e convincente. Certo, è una sfida, ma ci sono abituata… La cultura è il mio pane. Tutto si è incastrato nel momento giusto. Per fare tre cose: seguire e indirizzare il lavoro sui musei e biblioteche avendo un gruppo di livello alle spalle, dialogare con tutte le realtà culturali del territorio e infine, proseguire il processo di “sprovincializzazione” che già Lenzi aveva avviato, per portare qui cose di valore e qualità».
Cosa manca che può portare?
«Ad ora, non ho nessuna presunzione. Dall’esterno si fanno tutte facili. Entro in punta di piedi, ma Livorno ha una forte identità ed è competitiva ed è il nostro momento».
Il primo impegno istituzionale, sarà il 19 marzo ai Granai di Villa Mimbelli, con la collezione Medici, nel frattempo tante cose da scegliere, magari una grande mostra per fine ‘25 in scia con Modigliani…
«Salvetti ha già un’idea, la condivido, ma credo sia presto per parlarne adesso. Ci sarà nel frattempo da occuparsi della,stagione teatrale di Fondazione Goldoni, del Festival Mascagnano e per maggio, la Biennale del Mare».
Salvetti, con StraBorgo, Effetto Venezia, Festival Mascagnano, viene definito il sindaco delle ribotte.
«Se si parla di manifestazioni in cui pure si mangia, il cibo è anch’esso cultura. Nella mia Linea Verde Estate, si è sempre raccontato il rapporto dell’uomo con l’ambiente che lo circonda. Livorno è cultura nel mare, nel quartiere, nelle persone. Cultura è anche atteggiamento, modo di vivere».