Il Tirreno

Livorno

Il caso

Livorno, ventenne inseguita e aggredita mentre fa scuola guida. La madre: «Abbiamo avuto paura»

di Stefano Taglione

	In primo piano un’auto guidata da un principiante (foto d’archivio)
In primo piano un’auto guidata da un principiante (foto d’archivio)

La giovane era con la mamma, lite per motivi stradali: «Ha messo la freccia in ritardo»

02 novembre 2024
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LIVORNO. Stava facendo scuola guida con la madre, quando a un certo punto – «dopo aver inserito tardi una freccia», ricostruisce la mamma, che era accanto a lei sul sedile del passeggero – quattro giovani su un’utilitaria dietro di loro, in maniera del tutto incomprensibile, hanno iniziato un pericoloso inseguimento per le vie della città, ricorrendole fino a sotto casa per aggredirle per fortuna non fisicamente.

È una brutta disavventura quella avvenuta, nei giorni scorsi, a una ventenne livornese e a sua mamma nel quartiere di Ardenza. A raccontarla è proprio la madre, un’imprenditrice labronica: «Mia figlia chiaramente non guida bene, ha il foglio rosa ed è alle prime armi – premette – ma non aveva fatto assolutamente niente di male, nessuna manovra pericolosa: ha solamente inserito tardi una freccia nei pressi di una rotatoria e certamente non era un qualcosa che meritasse un tale accanimento. Per altro, come prevede la legge, noi avevamo posizionato la “P” del principiante sia davanti che dietro, in modo che fosse ben visibile dagli automobilisti».

Già, accanimento. Perché i quattro ragazzi, che stavano transitando alle loro spalle su un’utilitaria, le hanno inseguite fino a che non si sono fermate sotto casa. «Dagli specchietti stavo vedendo che il guidatore di questa macchina stava facendo la nostra stessa strada – prosegue la donna – ma non potevo assolutamente immaginare un epilogo del genere. Quando siamo giunte sotto casa, nel quartiere di Ardenza, prima che potessimo fare qualsiasi cosa due di questi ragazzi, fra cui il conducente, sono scesi per chiedere conto delle manovre di mia figlia, dicendoci in malo modo che “così per la strada non ci si va”. Abbiamo avuto paura, lei in particolare si è veramente spaventata. A un certo punto sono riuscita a scendere dalla macchina per suonare il campanello di casa e avvisare mio marito, altrimenti non so come sarebbe finita, perché nel frattempo erano scesi anche gli altri. Per fortuna non siamo state aggredite fisicamente, ma abbiamo percezioni molti negative in quei momenti».

Quando il coniuge è sceso dalla sua abitazione gli animi si sono placati. Anche se, come può accadere in questi casi, il rischio è che invece succeda l’opposto, ovvero che il clima si infuochi ancor di più e dalle aggressioni verbali, in pochi minuti, si passi a quelle fisiche. Ma per fortuna la calma del marito hanno riportato, per così dire, la serenità. «Penso che questi ragazzi, vedendo due donne sole – prosegue la mamma – si siano sentiti ancor più forti, già erano in quattro e sicuramente, in gruppo, si galvanizzavano l’un l’altro. Io penso che quando si va in macchina, la lite, ci possa anche stare, ma un inseguimento così no. Anni fa mi capitò una cosa del genere in piazza San Marco, una persona che mi rincorse in macchina sempre per una freccia non messa e mi affiancò, insultandomi. Io pensavo che stesse dietro di me per cercare parcheggio, invece no. Purtroppo bisogna aver paura anche a guidare oggigiorno». 


 

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