Il massimo esperto di Giovanni Fattori che riconosce i falsi per Christie’s
Andrea Baboni al lavoro per un’opera omnia in vista dei 200 anni del pittore. Musei e collezionisti si rivolgono a lui per verificare l’autenticità delle opere
Il suo viaggio nell’arte è iniziato molto presto. «A dieci anni frequentavo il laboratorio della pittrice e scultrice Carmela Adani e qui riproducevo a smalto su mattonelle scene tratte da Van Gogh». Oggi, a 80 anni, Andrea Baboni lavora alla realizzazione di un catalogo ragionato su tutta l’opera del livornese Giovanni Fattori, pittore di cui è il massimo esperto. L’obiettivo è concludere questa fatica entro il prossimo anno, quando saranno celebrati i 200 anni dalla nascita del più rinomato esponente dei macchiaioli.
Quella di Baboni è una vita dedicata al bello. Nella sua casa di Correggio, città dove ha sempre vissuto e dove ha sempre fatto ritorno quando gli impegni professionali lo portavano in giro per l’Italia, è circondato da opere dei maestri dell’Ottocento italiano. Ora una cinquantina di queste sono esposte a Palazzo dei Principi, dove sabato è stata inaugurata la mostra “Viaggio tra Otto e Novecento. La collezione Andrea Baboni: un percorso creativo tra pittura e collezionismo”, curata dalla figlia Francesca e dalla nuova direttrice del Museo Civico “Il Correggio” Francesca Manzini.
Il critico d’arte si è imposto nel panorama internazionale per la sua capacità di saper riconoscere le opere autentiche di Fattori («un grande, a livello degli impressionisti, che però nel mondo non è ancora apprezzato come meriterebbe»), e di altri maestri di quel periodo.
Dal 1989 ha lavorato per la prestigiosa casa d’aste Christie’s, oltre che con altre realtà attive in questo settore. «Andavo nel fine settimana a Roma, alloggiavo nell’Albergo Senato e poi davo la mia consulenza sulle opere che erano pronte per essere battute all’asta». Questa sua assidua frequentazione del mercato dell’arte gli ha consentito di creare una pregevole collezione. Talvolta, grazie al suo occhio esperto, è anche riuscito a comprare quadri considerati di “anonimi” che invece si sono rivelati di autori quotati. «Mi è capitato a fiere antiquarie con opere del bolognese Guglielmo Pizzirani e del piemontese Matteo Olivero».
Ha curato numerosi libri d’arte e si è occupato di studiare vari autori, tra cui il reggiano Gaetano Chierici, che apprezza particolarmente. Nella sua carriera ha organizzato più di 25 mostre, sei per conto del Museo Fattori di Livorno, con il quale mantiene uno stretto legame e che lo consulta regolarmente per l’attribuzione dell'autenticità di opere. «Mesi fa mi hanno mandato dei disegni a china di proprietà di alcuni privati. Si trattava però di opere non di mano dell’autore».
L’esperienza, la conoscenza delle tecniche pittoriche e l’occhio sulla firma dell’autore, sono aspetti che gli consentono di scoprire ciò che non è autentico. «Fattori ha un disegno duro, una pittura plastica», dice mentre, per far capire cosa intende indica con la mano un buttero appeso alla parete.
«La prima cosa che guardo è il supporto sul quale è realizzato il dipinto o il tipo di carta di un disegno. Rigiro la tavoletta per vedere com’è fatta. Inoltre, la firma, nonostante i tentativi di imitarla, è rivelatrice, ha una cadenza particolare: nei disegni che ho analizzato di recente non andava bene». In queste analisi vengono anche usate strumentazioni, come la lampada di Wood a ultravioletti, ma l’occhio conta molto di più.
Dopo il liceo classico a Correggio, Baboni ha studiato architettura a Firenze. Nel capoluogo toscano è entrato in contatto con galleristi e artisti e ha iniziato, ancora studente, a scrivere dei testi critici. Questa attività è diventata presto prevalente, al punto che ha smesso di dipingere, nonostante il fatto che le sue opere riscontrassero un buon successo, così come le mostre a lui dedicate negli anni ‘70 a Firenze, Milano e Reggio Emilia.
Dopo la laurea, nel 1971, per un certo periodo fu responsabile urbanistico della Comunità Montana dell’Appennino Reggiano.
Andrea Baboni è un caso di profeta in patria. «Come amministrazione comunale, siamo consapevoli dell’importanza di sostenere figure come quella di Baboni, che con il lavoro non solo arricchiscono il panorama culturale nazionale, ma donano al nostro territorio una visibilità e una profondità storica che rappresentano un valore inestimabile», ha scritto l’assessore Gabriele Tesauri nel catalogo dell’esposizione.
«Questa mostra è un regalo alla città. E chissà non possa diventare un progetto più strutturato», commenta la figlia Francesca. «Il percorso creativo di mio padre, che mette assieme pittura e collezionismo, va di pari passo con la vita di un uomo interamente dedito all’arte, a partire dalla giovane età. Una passione che lo accompagna fin dall'adolescenza, e che diviene a mano a mano urgenza pittorica e successivamente volontà di studio, con l'attività di storico dell'arte ed esperto della pittura macchiaiola e post macchiaiola». l
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