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Livorno, la finanza sequestra 143mila euro all’ex presidente degli architetti: chi è e le accuse

di Stefano Taglione

	Daniele Menichini
Daniele Menichini

Daniele Menichini è indagato per truffa, peculato e malversazione di erogazioni. Secondo l’accusa avrebbe svuotato due conti dell’ente: «Danno di 237mila euro»

25 ottobre 2024
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LIVORNO. Dopo la querela del suo successore, per l’ex presidente dell’Ordine degli architetti di Livorno, è stato disposto il sequestro di 237.681,47 euro, di cui 143.000 già recuperati dalla guardia di finanza. Entra nel vivo l’inchiesta penale a carico del cinquantaseienne Daniele Menichini, il professionista piombinese dal 2015 al 2021 a capo dell’organismo provinciale di autogoverno della professione, per il quale già il consiglio di disciplina, come rivelato dal Tirreno negli scorsi mesi, aveva avviato un’indagine interna. L’aliquota di polizia giudiziaria delle fiamme gialle in procura, parallelamente, si è attivata dopo la denuncia per peculato dell’attuale presidente, Marco Niccolini, che ha scoperto dell’ammanco recandosi in banca con una propria dipendente.

Le accuse

Menichini è accusato di truffa, peculato e malversazione di erogazioni pubbliche, dato che avrebbe usato per «scopi personali» pure un finanziamento Covid. «Si è appropriato - si legge nel decreto di sequestro - di 207.681,47 euro custoditi in due conti corrente dell’Ordine di cui aveva la disponibilità in virtù delle cariche rivestite (dal 2015 al 2021 era presidente, mentre nel 2013 tesoriere ndr), tramite pagamenti per scopi estranei all’Ordine, quali prelievi, ricariche e bonifici su conti corrente nella sua disponibilità». Ma non solo: «Approfittando della sua carica - si legge ancora - ha richiesto alla banca un finanziamento legato all’emergenza Covid garantito dal Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, apparentemente proveniente dall’Ordine degli architetti di cui presidente, e ha ingannato l’istituto di credito relativamente alla genuinità di tale istanza, procurandosi un ingiusto vantaggio per 30.000 euro». Somma che avrebbe utilizzato «per scopi personali, estranei a quelli dell’Ordine professionale». Niccolini, attraverso un avvocato individuato dal nuovo consiglio, aveva presentato la querela lo scorso 8 maggio, dopodiché aveva convocato un’assemblea plenaria in Fortezza Vecchia con moltissimi iscritti provenienti da tutta la provincia, prendendo i nominativi all’ingresso della sala con l’intenzione di impedire la circolazione di informazioni all’esterno, visto che in quella sede aveva annunciato dell’ammanco e della denuncia sporta in procura. Inutilmente, però, dato che il giorno dopo Il Tirreno ha pubblicato la notizia della querela per peculato, portando il caso all’attenzione della città.

I due conti corrente

I due conti corrente in oggetto venivano ritenuti «salvadanaio» dall’ente, che ne usava un terzo (più monitorato) per i flussi ordinari. Menichini ha guidato l’Ordine dal 2015 al 2021, ma secondo l’attuale presidente - così si legge nella querela - avrebbe avuto «accesso esclusivo ai due conti anche dopo la cessazione della carica, fino al 14 dicembre 2023». È quando Niccolini, come si scopre dalla denuncia, ha scoperto dell’ammanco. «Dal 2014 - si legge sempre nell’atto presentato in procura - tutti gli estratti conto, le rendicontazioni e i movimenti relativi a quei conti venivano inviati via mail all’Ordine da Menichini e non direttamente dalla banca. Quei movimenti inviati da Menichini vennero quindi utilizzati per la stesura della prima nota e dei bilanci, visto che dall’istituto non giungevano altre comunicazioni. Il fatto che Menichini continuasse ad avere accesso esclusivo a quei due conti, pur non avendone più la legittimazione, non preoccupò il nuovo consiglio: da un lato perché non erano più utilizzati dall’Ordine, dall’altro soprattutto perché l’ex presidente, del quale i consiglieri e il nuovo presidente continuavano ad avere fiducia, forniva periodicamente estratti conto "regolari", apparentemente provenienti dalla banca».

L’incontro con i colleghi

Menichini si è incontrato con Niccolini nell’aprile scorso, nella sede dell’Ordine, «ammettendo i movimenti indebiti riscontrati sui conti». «Il 9 aprile - si legge ancora nel decreto di sequestro - l’indagato ha trasmesso all’Ordine una mail con la quale, sostanzialmente, ha ammesso le proprie responsabilità, cancellandosi dall’albo e rappresentando di essere la ricerca di finanziamenti necessari per ripianare il proprio debito che, però, alla data attuale ancora non è avvenuto». Secondo quanto emerso dagli atti, quindi, il cinquantaseienne non è più iscritto all’Ordine degli architetti labronico, anche se l’avvocato incaricato dal Consiglio dell’organismo spiega che «l’architetto Menichini risulta attualmente ancora sottoposto a procedimento disciplinare e, quindi, fino alla conclusione dello stesso non può essere cancellato. Pertanto è ancora iscritto all’Ordine».

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