Livorno, sette banchine elettrificate nel 2026: «Pronti per i nuovi sensori dei fumi»
La dirigente dell’Authority Antonella Querci: «Siamo tra i porti che hanno investito di più»
LIVORNO. A Livorno il porto è il cuore economico della città. Ma l’attività economica non può prevalere sul diritto alla salute. È di questo che si è parlato ieri in Fortezza Vecchia, al convegno “Miglioramento della qualità dell’aria e riduzione dell’impatto climatico”.
Presenti al dibattito il capitano di Fregata Gennaro Fusco, la dirigente innovazione dell’Autorità portuale Antonella Querci, il presidente dell’associazione Livorno Porto pulito Luca Ribechini, e la professoressa dell’Università di Glasgow Francesca Savoldi. L’incontro è stato moderato da Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’aria onlus.
Cosa si può fare
Cosa può fare il porto di Livorno per abbassare il tasso di inquinamento portato dalle navi? La prima a rispondere è Querci. «Nel breve periodo l’azione più diretta che si può fare è l’elettrificazione delle banchine, oltre che la regolamentazione e il monitoraggio delle emissioni», dice.
Dunque, la soluzione è il cold ironing, cioè permettere alle navi che attraccano di rifornirsi di energia elettrica via terra, lasciando spenti i motori. Sotto questo punto di vista, garantisce Querci, Livorno sta andando nella giusta direzione. «La nostra città si è mossa in maniera importante sull’elettrificazione delle banchine – dice-. Siamo uno dei porti che ha investito di più, e non solo per le navi passeggeri, ma anche per quelle commerciali».
Questo, comunque, rischia di non essere sufficiente per garantire l’abbattimento dell’inquinamento. Infatti, a fronte della preparazione del porto, e quindi di sette banchine elettriche che saranno pronte nel 2026, per un minor impatto ambientale delle navi, anche i mezzi che attraccano dovranno essere pronti per agganciarsi alle banchine.
E se per i traghetti e le navi da crociera il percorso è solitamente più veloce, altrettanto non si può dire delle navi commerciali.
I rilievi dell’aria
Oltre a incoraggiare i processi di elettrificazione, quindi, il porto di Livorno deve attrezzarsi per avere ulteriori strumenti di sensoristica, cioè sensori ambientali utili a monitorare la qualità dell’aria, utili per rilevare i parametri ambientali determinanti l’inquinamento. «Questi strumenti danno la possibilità di analizzare i fumi delle navi», spiega Querci. «Fino a qualche anno fa il tema della sensoristica era molto complesso da affrontare. Oggi le cose sono cambiate: si parla di sensoristica diffusa, cioè senso sensori che sono animati intorno al porto, con punti di confino – continua-. Oggi l’Autorità portuale è pronta per questo tipo di sistema».
Il gas naturale
Anche le nuove fonti rinnovabili sono al centro dell’impegno del porto di Livorno per giungere a un minor impatto ambientale. Ancora una volta è la dirigente dell’Autorità portuale a riflettere: «Stiamo lavorando per incentivare l’adozione di energie pulite, di combustibili alternativi ai fossili. Siamo uno dei porti che ha lavorato di più sul gas naturale liquefatto (gnl, ndr) e sull’idrogeno – illustra-. Nei prossimi vent’anni, il gnl occuperà il 20-25 percento della produzione d’energia».
A medio termine, il porto di Livorno sarà dunque pronto per la completa decarbonizzazione. Per fare questo servirà una rete di infrastrutture più tecnologica di quella odierna, atta a rallentare il cambiamento climatico, per carburanti alternativi.
«Olt ha già realizzato un’infrastruttura con cui è in grado di alimentare le bettoline – continua Querci-. Potrebbe già organizzare un servizio di bunkeraggio per il gnl. In termini di bunkeraggio Livorno potrebbe servire tuto l’alto Tirreno, fino a Savona».
Esenzioni per navi green
Allo studio dell’Autorità portuale, anche delle esenzioni fiscali per le navi che usano tecnologie pulite, sul modello del porto tedesco di Amburgo. Per garantire una maggior pulizia dell’aria anche la capitaneria di porto fa la sua parte. «Ascoltando le esigenze della cittadinanza, abbiamo intensificato i controlli sui limiti che le navi devono rispettare – dice Fusco-. Abbiamo fissato delle best practices a livello generale e alcune specifiche per le società dei traghetti. Da noi, tutte le navi che entrano devono avere un combustibile con tenore di zolfo non superiore a 0, 1».
A livello nazionale, è previsto che nei porti le navi che entrano abbiano un tenore di zolfo non superiore 0, 5.
Lavoro o salute?
Il tema del rapporto tra attività portuali e diritto alla salute è complicato. «Negli ultimi trent’anni in tutto il mondo c’è stato un divorzio strutturale tra il porto e le città», commenta Savoldi. Ed è in questo solco che è nata, a Livorno, l’associazione Porto pulito. Che quest’estate ha raccolto oltre mille firme per una petizione da portare in Consiglio comunale. È Ribechini a spiegare cosa vogliono i cittadini. «Vogliamo tre cose. La prima è l’immediata collocazione di centraline fisse Arpat nel porto di Livorno. La seconda è l’analisi dei fumi delle ciminiere, oltre che la loro pulizia e manutenzione. E la terza è la certezza che tutte le navi si collegheranno alle banchine elettrice da giugno 2026».