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Livorno, viaggio a Villa Huygens tra cunicoli esoterismo e misteri templari

di Francesca Suggi
Livorno, viaggio a Villa Huygens tra cunicoli esoterismo e misteri templari

Valle Benedetta, la dimora settecentesca con cappella e fattoria è privata. La leggenda parla di due tragedie accadute qui e di una macchina del tempo

17 dicembre 2023
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LIVORNO. Dai misteri Templari a quelli di leggende di fantasmi e storie che rimandano, oggi, a una Valle Benedetta settecentesca dark. In linea col nome che la Valle aveva nell’antichità, luogo completamente selvaggio e inospitale abitato da lupi e briganti ed era conosciuto, come attestano alcune stampe risalenti alla prima metà del XVI secolo, col nome di Valle d'Inferno. Qui Villa Huygens: è un tassello immerso nel bosco di via della Sambuca di questo mosaico ancora sconosciuto ai più in questi giorni sotto la lente per il ritrovamento di un cadavere senza testa, vicino al cimitero della frazione, lungo la strada tra Livorno a Colognole. Soprattutto è legata a tutta una serie di storie, al confine tra leggenda, suggestione e verità, ben raccontate da Maurizio Silvestri e concentrate nel suo libro “Origini segrete e misteri di Livorno” a cui si è ispirato anche il film di produzione americana “Templars the Medici Mistery”, della casa cinematografica “Web Icon Inc”.

La grande dimora settecentesca è come una vecchia signora. Ferita dal maltempo, con finestre e vetri rotti e un giardino che un tempo doveva essere meraviglioso: oggi è privata, gli abitanti della Valle parlano di un proprietario di origini cecoslovacche che per qualche tempo ha abitato lì con la sua famiglia e che da un paio di anni nessuno ha più visto. Chi passeggia nel bosco inevitabilmente finisce al bel pratone antistante la Villa. Le reti, se c’erano, sono divelte, ci sono muri crollati.

Il cancello principale è chiuso, la proprietà è privata ma le vie dentro alla natura portano alla villa, alla sua chiesina privata, alla casa colonica Pellettier lì accanto con macchinari per la frangitura delle olive e resti di mulini in giro. La sua storia è legata mani e piedi con la nascita della congregazione vallombrosana e la nascita della chiesa con l'annesso monastero. Su autorizzazione del granduca Cosimo III acquistò il terreno dal cavaliere Francesco Lante di Pisa. Tutto c on l'aiuto finanziario del ricco mercante Giovanni Antonio Huygens, di Amburgo, fu aperta la strada fino a Livorno (1694).

Lo stesso mercante, oltre a contribuire in maniera rilevante alla costruzione della chiesa e del convento di Valle Benedetta, fece costruire intorno al 1700, probabilmente sulle rovine di un edificio precedente, una villa in località Prati di Santa Lucia. Durante la seconda guerra mondiale la villa funse da quartier generale delle truppe tedesche; fu quindi bombardata e pressoché rasa al suolo dagli alleati. Huygens, definito dai cronisti dell'epoca il "Creso livornese" e quella dimora del 1707 caratterizzata da un portico centrale e dall'adiacente cappella con una cupola ottagonale ricoperta in piombo dedicata a Santa Lucia di cui tuttora esiste l' altare in marmo di Portogallo. Huygens possedeva in città anche l'imponente (palazzo) in via Borra.

La grande fattoria a fianco della cappella fu costruita dalla nuova proprietà, la famiglia Pellettier nel 1834 per la frangitura delle olive e la produzione di olio. Nella proprietà vi erano anche tre mulini a vento, posti sul crinale ed oggi in rovina, per la macinazione del grano, importanti punti di riferimento di tutti i portolani del XVIII e XIX secolo in uso alla navigazione nel mare antistante.

È la narrazione di Maurizio Silvestri a tracciare una storia fatta di cunicoli segreti, la leggenda che qui siano arrivati nel 1221 i Templari, con un carico di reliquie ed uno strano macchinario, il cronovisore ovvero la macchina del tempo al quale si è interessato, secoli dopo, addirittura Hitler che mandò sul posto un capitano delle Ss italiane per svolgere indagini. Il giornalista racconta di una Valle Benedetta dalle origini che si si perdono nella notte dei tempi.

A quando questa zona si chiamava valle Inferno ed aveva attirato la curiosità di Dante e poi di Leonardo. Benedetta la Valle lo diventò per volontà di due uomini, il padre Vallombrosano Celestino Barsi (non Bassi, come ricorda Piombanti nella sua “Guida storica ed artistica di Livorno” stampata nella Pia casa del Refugio nel 1873) e dal ricchissimo mercante livornese, Antonio Huygens che qui ha costruito, appunto, la sua villa (oltre ad aver realizzato il resto, chiesa, villaggio), tutto in stile esoterico. Nella villa ci sono due enigmatici giardini simili a quelli viterbenesi di Bomarzo. I giardini sono coperti dalla vegetazione . Secondo le leggende legate alla Valle benedetta Villa Huygens è stata teatro di almeno un paio di tragedie. È storia la morte misteriosa di una dipendente di Huygens finita con la testa stritolata tra le macine del frantoio. Macine che sono ancora nel prato di fronte alla villa. Vero anche il volo nel pozzo della villa di un altro della servitù, il cui corpo non è mai stato trovato. Silvestri nel suo servizio uscito sul Tirreno la scorsa estate riporta anche le parole di Massimo De Santi, fisico nucleare già in forza al ministero della Ricerca scientifica che ha trascorso un periodo di studio alla Valle. Secondo la leggenda il nobile ha ottenuto l’immortalità e tutt’ora, in certe notti si affaccia al balcone della villa e getta monete d’oro. A volte le raccoglie il fantasma di una nobildonna.

Huygens, comunque, aveva costruita la sua villa sopra un antico monastero ed aveva iniziato a fare ricerche. Ricerche sui cunicoli? Sui tesori? Sul cronovisore? “Dunque - si legge ancora nel racconti di Silvestri – non si sa cosa abbia trovato Huygens ma è vero che (pare) sui disegni trovati nei cunicoli di villa Huygen due ricercatori, entrambi religiosi, padre Ernetti e padre Brume hanno fatto esperimenti sul finire degli anni Sessanta. I risultati furono giudicati prematuri per i nostri tempi e quindi abbandonati”. La villa, di proprietà oggi di una famiglia cecoslovacca, è stata sede del comando tedesco durante la guerra mondiale. “Proprio un bombardamento alleato avrebbe portato allo scoperto uno dei tanti cunicoli che cercava Huygens. All’interno i soldati trovano reperti antichissimi. Si avverte subito Himmler, il responsabile delle ricerche esoteriche di Hitler, grande occultista come tutti i nazisti. Viene inviato sul posto Leale Martelli, capitano delle SS italiane per fare una indagine. Martelli, autore tra l’altro di un libro sul nuovo assetto dell’Europa, avrebbe cercato e trovato – si legge ancora – addirittura il cronovisore. Dalla villa, per sottrarla ai tedeschi, la macchina sarebbe però stata nascosto nella cripta di San Felice nella chiesa della Valle Benedetta. E riportando quanto ha detto il parroco don Christian Leonardelli la cripta a è stata murata anni fa per problemi di cedimenti nella struttura.

Se mai è esistito, il cronovisore giace sotto tonnellate di cemento armato. E sempre secondo i racconti del giornalista ex Tirreno “La celebrità e la bellezza Vivi Gioi, al secolo Vivienne Trumpy (attrice notissima nel Ventennio) che avrebbe promesso di non rivelare quanto aveva visto nella sua villa alla Valle Benedetta, villa Trumpy di proprietà comunale, ora abbandonata col tetto parzialmente crollato, divenuta scuola elementare dopo aver ospitato i migliori artisti sempre del ventennio da Amedeo Nazzari in poi.

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