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Terremoto nel pallone

Calciatori e scommesse illegali: tavoli dentro “stanze chiuse”, il banco nascosto in gioielleria e le password per entrare nei siti

di Federico Lazzotti
(foto di repertorio)
(foto di repertorio)

Gli atti della Procura di Milano: le puntate salivano sempre di più, fino ad arrivare a «150mila euro al mese»

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Una stanza chiusa, protetta da occhi indiscreti. Un tavolo verde virtuale dentro piattaforme illegali, dove mettersi a sedere e giocare al casinò durante i ritiri o tra un allenamento e l’altro. Un modo, per molti, per dare un calcio alla noia avendo a disposizione tempo e risorse economiche da capogiro per i comuni mortali. Per arrivare tra fiches e assi di cuori c’era un’unica strada: avere in mano la chiave, una password alfanumerica che gli organizzatori inviano solo a clienti fidati. Tanto fidati da presentargli il conto solo al termine della partita, senza bisogno di pagare prima. Tra questi ospiti particolari una ventina di giocatori, oggi indagati «perché partecipavano a giochi non autorizzati».

L’inchiesta

È un meccanismo perverso dove le puntate salivano sempre di più, fino ad arrivare a «150mila euro al mese», quello descritto negli atti dell’inchiesta della Procura di Milano. Tre i metodi di pagamento nel caso in cui il giocatore perdesse, e succedeva spesso: versamenti mediante una banca lituana, accrediti su carte prepagate ma soprattutto «bonifici in favore delle gioiellerie Elysium di Milano». In sostanza – si legge negli atti – la gioielleria faceva da schermo, un banco occulto dove i giocatori, da Tonali e Fagioli, fino a Florenzi e Cancellieri, si recavano e pagavano i debiti di conto facendo finta di aver acquistato preziosi come gioielli e orologi.

Si legge nel campo d’imputazione contestato a tre soci della gioielleria finiti al centro dell’indagine: «La società (Elysium Group Srl) metteva a disposizione i conti correnti delle attività di impresa, su cui i tre erano abilitati ad operare e consentivano il trasferimento del profitto dell’attività abusiva di gioco tramite operazioni idonee ad ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa del denaro». Nello specifico «simulando la vendita di orologi o preziosi, talvolta a fronte della formale emissione di fatture ricevevano sui conti correnti i bonifici bancari a copertura dei debiti contratti dai giocatori».

In tutto – secondo il giudice – oltre 1, 5 milioni di euro. Racconta Nicolò Fagioli ai magistrati torinesi il 23 giugno 2023, prima che l’inchiesta venisse trasferita per competenza alla procura di Milano, spiegando il sistema nel dettaglio: «Una volta entrato nell’account il giocatore può fare la puntata senza anticipare somme di denaro perché l’organizzazione attribuisce un credito che nel caso specifico era complessivamente di ventimila euro, che io ho sforato». Poi sulla restituzione del denaro perso precisa: «Ho effettuato dei pagamenti acquistando degli orologi in un negozio di Milano nel quale a volte mi sono recato. Ho acquistato quindici o venti orologi tipo Rolex di un valore dai quindici ai ventimila euro che consegnavo a Tommaso (De Giacomo, uno degli indagati)». Il giocatore della Fiorentina aggiunge che quattro o cinque di quei preziosi orologi «li hanno ritirati i miei creditori». Poi nell’interrogatorio successivo, il 16 febbraio 2024, riguardo al suo ruolo di procacciatore di nuovi clienti aggiunge: «Gli organizzatori dei siti mi avevano proposto di riconoscermi un qualche vantaggio se avessi portato altri scommettitori, ma non volevo assolutamente guadagnare sugli amici».

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