L’officina della musica dal vivo a Livorno: vent’anni sul palco del The Cage
Dai Subsonica a Capossela e i Måneskin: un libro racconta l’epopea del club nato da un’idea di Toto Barbato e Mimo Rosa, omaggio al The Cave sugli scali
LIVORNO. “The cage: 2002/2022 - 20 anni di live club”, edizioni Sillabe. Segna un traguardo importante, dai grandi significati, festeggiato fissando immagini e testi tra le pagine di un libro. Narra l’avventura intrapresa a suo tempo da Toto Barbato e Mimmo Rosa, i fondatori, che all’inizio del “nuovo millennio” decisero, loro sempre in viaggio per lavoro, di fissare una dimora che potesse ospitare musicisti emergenti e di chiara fama. Da quel giorno si sono susseguiti i locali e le persone, ma l’entusiasmo e l’obiettivo iniziale è rimasto lo stesso. «Siamo di fronte a un esperienza di largo spessore per quanto riguarda la realtà livornese, toscana e nazionale - dice il sindaco Luca Salvetti -. E un volume che raccolga vent’anni di lavoro dà soddisfazione e lustro alla città Perché avere spazi come questo, significa essere dentro un circuito a cui guarda un certo mondo, e una struttura che effettivamente agisce sul tessuto e sulla comunità. È la storia del cambiamento delle abitudini dei nostri giovani. Le foto scelte per le copertine sono straordinarie, rendono l'idea di un posto dove c’è gioia, divertimento, voglia di stare insieme e una gestione intelligente».
La storia in un libro
Toto Barbato, racconta come scatta la scintilla del volume. «Mi sono presentato in ufficio dall’assessore Simone Lenzi dicendo che dovevamo inventare qualcosa di nuovo dati gli imminenti festeggiamenti. Per il decennale organizzammo un grande concerto con tutti gli artisti livornesi Venne persino Don Gallo.». «L’idea del libro - afferma Lenzi - l’ho sposata subito, era il tentativo di fare una cosa che rimanesse: cominciai a suonare a fine anni ’80 in un mondo analogico, diverso da questo: fare un disco era un sogno inarrivabile. Un periodo che aveva tanti difetti ma un pregio: quando arrivavi a registrare qualcosa, quello restava. Nel digitale tutto è più semplice, ma nello stesso tempo rischi di non fissare nulla. Invece quella del The Cage è la storia di uno dei night club più importanti d’Italia, da quale tutti sono passati, e meritava un supporto analogico come la carta». Il libro è realizzato in collaborazione col fotografo Sebastiano Tomà (che dal 2011) segue le notti al teatro Mascagni di Villa Corridi, sede del “The Cage” e dal giornalista Dario Serpan che ha curato la scrittura dei testi. «La parte principale - dice Serpan - è occupata dalle immagini di Sebastiano, segue un appendice narrata da me attraverso il cuore dei protagonisti, di ci lavora e chi ci ha lavorato. L’espressione di un concetto decisivo: il Cage esiste ed esisterà a prescindere da Toto e Mimmo, perché è un presidio, un luogo di sana e rumorosa aggregazione giovanile, e un luogo di ascolto. Un posto che bandisce ogni forma di discriminazione: non è un semplice live club ma è un live club livornese». Il libro è diviso in tre sezioni: “Dal mondo” fotografie dedicate ai gruppi arrivati dall’estero, “Saranno Famosi” le nuove promesse, essendo un posto dove si fa ricerca, dove si scopre chi può fare il salto, e una parte “Sono passati di qua” per quei gruppi che avevano già dimensione importante alle spalle”.
Un ventennio ricco di aneddoti
«Il peggior momento che abbiamo passato - racconta Barbato - fu quando, durante la nostra diaspora in città, un alluvione ci distrusse il locale. Fummo tra i più colpiti. Era il 2009. E lì valutammo l’ipotesi di continuare, o cambiare rotta. Un crocevia decisivo. Il ricordo più bello? Il percorso che abbiamo condiviso con Enriquez della Bandabardò, un amico vero, col quale ci sentivamo spesso, fino purtroppo alla sua scomparsa l’anno scorso. Abbiamo avuto la fortuna di ospitare il gruppo qui dentro: loro come altri grandi e storici della scena italiana hanno tagliato i compensi pur di suonare in questo medio locale di provincia. Un locale che piace agli artisti. Essendo nato nel 1900, i camerini sono interrati e per andare sulla scena c’è una scala a chiocciola. E salirle quei gradini è emozionante mentre si spengono le luci e senti il boato». Anche Simone Lenzi sfoglia l’album dei ricordi, percorrendo passaggi della sua vita da cantante dei Virginiana Miller.
Lenzi, l’emozione di suonare qui
«Rammento con grande piacere i minuti prima di salire sul questo palco, in camerino. Quando capitava di suonare a Livorno per me era un’emozione e un incubo al tempo stesso; perché era il concerto più significativo, ma sapevi che due o tre spettatori in prima fila ti avrebbero preso in giro». E ci scappa la “chicca”. «Una volta avevo la tosse e prendevo la paracodina. Ma avevo l’abitudine dei tre Campari prima di cantare: quindi inventai qui la “Campararacodina”, da non emulare per carità». Serpan invece svela il segreto del nome. «The Cage è un omaggio al The Cave, la famosa "cava" sugli Scali d’Azeglio, attiva tra gli anni ’80 e ’90, un circolo dove si suonava. L’idea del nome fu di Mimmo, nella sua testa c’era ala gabbia del rock. Quando andò a proporre a Toto, quest’ultimo se ne innamorò al volo, perché c’è una canzone “In the Cage”, 1974, dei Genesis, che adora». Iscritti illustri. «Il the Cage nasce a Shangai, in via Cestoni, adesso c’è una carrozzeria. Nel 2002 si è spostato in affitto all’ex Topsi. Il primo locale venne acquistato nel 2006 al Picchianti, dove c’era una vetreria. Andò avanti finolì al 2009. Viaggiava intorno alle 3000 tessere l’anno e tra i tesserati c’erano Igor Protti e Giorgio Chiellini. Poi nel 2011 l'ultima fermata». Il libro conta oltre 250 foto in 120 pagine: si va dai Melvins ai Lagwagon, dai Souffly ai Subsonica, da Capossela ai Maneskin, da Max Gazzè agli Zen Circus. Da sfogliare tenendo le cuffie sulle orecchie. In libreria dal 24 ottobre.