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Livorno

L’orgoglio di Livorno per Armando Picchi, campione infinito: «Capitano dentro e fuori dal campo»

Gianni Tacchi
L’orgoglio di Livorno per Armando Picchi, campione infinito: «Capitano dentro e fuori dal campo»

Il talk show per ricordare la figura del calciatore livornese scomparso 50 anni fa. Il figlio Leo: «A mio padre sarebbe piaciuta questa iniziativa»

29 maggio 2021
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LIVORNO. Corretto, fiero, autorevole, riconosciuto da tutti. Un capitano vero. Il talk show post-gabbionata per raccontare Armando Picchi a cinquant’anni dalla morte, organizzato sempre ai Bagni Fiume, ripercorre la storia e regala un affresco del capitano della Grande Inter. E non mancano momenti emozionanti, come quando il direttore amministrativo del Teatro Goldoni, Mario Menicagli, tira fuori una figurina Panini di Armando Picchi con la maglia del Varese («stagione 1968-69, il mio primo album») e la regala al figlio di Armandino, Leo Picchi.

«A mio padre – dice Leo – sarebbe sicuramente piaciuta questa iniziativa, soprattutto la gabbionata. Io e il salmastro? Il mio salmastro è stato annacquato per i tanti anni lontano da Livorno, ma qualcosa mi accomuna ancora a Livorno e ai livornesi: è il non riuscire a tenere a freno la lingua in certe occasioni, pur sapendo che poi sarà a mio discapito».

«Quando ho conosciuto Leo Picchi – interviene il conduttore radiofonico Giacomo Ciccio Valenti – ho iniziato a parlargli continuamente di Armando, non pensando che lui non l’aveva praticamente conosciuto. A quel punto ho fatto un passo indietro e Leo ha cominciato a raccontarmi tutte le “minchiate” di suo padre, come quella volta che andò a conoscere il futuro suocero in montagna». Igor Protti arrivò per la prima volta a Livorno nel 1985 e, come racconta durante il dibattito moderato dal giornalista Fabrizio Pucci, «già all’epoca tutto mi parlava di Armando Picchi».

«In ambito sportivo – prosegue Protti – trasmetteva valori e insegnamenti come lo spirito di sacrificio, la lealtà e il senso di appartenenza. Fino a qualche anno fa noi abbiamo cercato di tornare su questa strada, ma oggi è più difficile. Mi piace però pensare che questa giornata in ricordo di Picchi possa essere una ripartenza per un calcio diverso, magari qui a Livorno, dove si può ritrovare quello spirito. Dicono che bisogna guardare sempre avanti, io dico che in questi casi è meglio buttare un occhio indietro per andare avanti».

E sul confronto tra il calcio di una volta e quello di oggi, interviene anche l’ex attaccante amaranto Enio Bonaldi: «Oggi si guarda di più ai soldi. Io venni a Livorno nel ’95: avevo ancora due anni di contratto con il Lecce, fui costretto a tagliarmi lo stipendio per la maglia amaranto. Una questione di attaccamento, tutto qui». Ed è un discorso che riguarda anche e soprattutto Cristiano Lucarelli. Che ha ricordato di aver fatto un provino ad Appiano Gentile: «”Sei il primo livornese che viene qui dopo Picchi”, mi disse un dirigente. Tutto lì parlava ancora di lui».

Un’Inter che non ci sarà mai più, quella di Armando Picchi. Lo spiega bene il capocronista del Tirreno Alessandro Guarducci, appassionato interista: «C’è stato il Grande Torino e c’è stata la Grande Inter. Quel calcio lì non potrà mai più esistere. Picchi? Autorevolezza in campo. Non aveva un grande fisico, ma aveva una statura morale enorme. Armandino era il capitano. Armandino portava Suarez e compagni a Livorno, non era lui ad andare in Spagna: i livornesi dovrebbero prendere esempio da un personaggio del genere. Livorno esprime grandi geni e tra questi c’è anche Picchi». «A prescindere da quel che sarà il giudizio sul mio mandato, giornate come queste mi rendono orgoglioso», chiude il sindaco Luca Salvetti. —

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