Il Tirreno

Toscana

L’intervista

Del Ghingaro è pronto a candidarsi per le regionali: «Contro i vecchi schemi della politica»

di Cristiano Marcacci
Del Ghingaro è pronto a candidarsi per le regionali: «Contro i vecchi schemi della politica»

Il sindaco di Viareggio spiega la sua linea: «Mi sono sempre permesso di essere libero sostenendo talvolta cose scomode»

23 ottobre 2024
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Ha davanti a sé gli ultimi diciannove mesi (circa) da sindaco di Viareggio. Ma non intende mollare. Vuole rimanere in politica, vuole continuare a fare politica. Cambiandola, di testa sua. La tenacia non gli manca e lo ha dimostrato in questi ultimi anni alla guida della città del Carnevale e degli yacht. Si ritiene il "padre" di quel libero civismo capace di riconquistare la fiducia della gente attraverso un’opera amministrativa mirata sulle reali esigenze di un territorio e lontana dalle logiche di partito. In questa intervista al Tirreno Giorgio Del Ghingaro spiega perché e come intende mettere a disposizione la sua esperienza della prossima tornata elettorale della Regione Toscana.

Sindaco Del Ghingaro, manca ancora un anno alle elezioni regionali, ma sembra già tutto definito, con un Giani-bis contro Tomasi. Giusto?

«Quello che mi sembra evidente è che a livello regionale la gestione del potere stia debordando, stia perdendo i confini. La marcia di avvicinamento alle elezioni regionali è partita un po’ troppo presto, di solito i posizionamenti ce li avevamo 4-5 mesi prima, ora invece sta avvenendo tutto un anno prima. E succede tutto nelle solite stanze. La costa toscana è tuttora considerata marginale, periodicamente registriamo buone intenzioni, ma alla fine Firenze e la cintura fiorentina rimangono sempre centrali. Le nostre aree sono completamente emarginate dalla discussione politica, quando invece dal punto di vista dell’innovazione, delle idee, dello sviluppo e del traino del Pil regionale avremmo da dire tanto. Viareggio è fuori dal futuro della regione, nonostante il grande appeal di cui gode a livello internazional e, basti pensare a quanto avvenuto al recente Salone di Montecarlo, dove la nostra nautica è stata al centro dei riflettori di tutto il mondo. La costa toscana ha bisogno di un bilanciamento. I tentativi fatti fino ad oggi sono tutti abortiti, perché studiati e messi a punto nelle stanze dei palazzi fiorentini, dove sicuramente non si è a conoscenza, ad esempio, del fatto che Viareggio rappresenta un terzo del fatturato internazionale degli yacht di lusso».

Quale deve essere, secondo lei, l’inversione di tendenza?

«Qui, nella prima città toscana non capoluogo per numero di abitanti, il civismo governa da nove anni, segno tangibile di un’innovazione politica ormai sviluppata da tempo. Proprio quell’innovazione che dovrebbe avere voce al tavolo delle programmazioni e scelte regionali e che, al contrario, si tende a emarginare, a sottovalutare e anche ad osteggiare in modo pesante. Ciò non fa bene né alla politica, né alla Toscana. La divisione destra-sinistra sclerotizza una discussione, uno scenario, ma la politica ormai è cambiata. Occorre rendersene conto una volta per tutte. Il 50% dell’elettorato non va a votare, non si riconosce più nei partiti e nonostante la triste realtà sia questa, continua la rincorsa ad avere in mano le leve del potere, ad avere posti e poltrone. Quando invece si dovrebbe lavorare a individuare luoghi dove fare elaborazione, studiare meglio la società per cercare di risolverne i problemi. Sono ormai nove anni che faccio il sindaco alla guida di una gestione civica e libera dai lacciuoli dei partiti e dalle loro troppe esigenze strumentali. Non rinnego la mia natura politica: sono orgogliosamente di centrosinistra, ma faccio le mie scelte, per il bene della mia comunità e a prescindere dagli steccati. Mi sono sempre permesso di essere libero e di comportarmi liberamente, sostenendo talvolta cose scomode».

Forse è questo il punto. Lei è troppo scomodo?

«Le rispondo con un’altra domanda. Perché tentare sempre di tappare la bocca a uno scomodo come me? È una mossa miope, che serve solo a rafforzare la lontananza della gente dalla politica, nei cui recinti continuano a starci i soliti "personaggetti", direbbe il governatore della Campania De Luca. Viareggio, in questi anni, è rimasta esclusa dai consigli di amministrazione, dagli enti e dalle organizzazioni di area vasta, anche se poi ne rappresenta una larga percentuale. Siamo il terzo Comune per quote dentro RetiAmbiente e siamo fuori dal consiglio d’amministrazione, siamo il secondo Comune dentro il Parco di Migliarino-San Rossore e siamo fuori dal consiglio d’amministrazione. La divisione del potere tra destra e sinistra e la relativa spartizione hanno raggiunto livelli imbarazzanti. C’è stato un gioco ad excludendum ai nostri danni per assicurare qualche poltrona ai trombati di turno. È stata, alla fine, penalizzata una realtà che, al contrario, avrebbe potuto fornire un validissimo contributo di idee. A chi giova questa continua politica di esclusione? Si creano solamente ritorsioni e rancori. Ormai siamo abituati a veder premiato chi perde e non chi vince. Io ho vinto quattro volte in due comuni diversi. Penso quindi di aver accumulato un consenso. È mai possibile che nelle valutazioni non se ne tenga conto? La verità è che i partiti tendono ad escludere più che ad includere. E lo afferma uno secondo il quale il ruolo dei partiti è e rimane fondamentale, in quanto rappresentano, formalmente, i luoghi più democratici. Ma quando uno schieramento politico (il mio, quello di centrosinistra) esclude Viareggio dalle elezioni di secondo livello (quelle per la Provincia, ndr) solo perché il governo è civico e libero, significa in concreto escludere 65mila abitanti. Quando un presidente della Provincia neo eletto dice di non parlare con il sindaco di Viareggio e di volerlo fare solo con i suoi collaboratori per cercare magari di creare divisioni all’interno della sua solida maggioranza, siamo di fronte allora ad una roba davvero "provinciale"».

Girano voci secondo cui lei venga tirato per la giacca da destra e da sinistra per una candidatura alle regionali. È vero?

«Sì, è vero. Sono stato interpellato sia dal centrosinistra che dal centrodestra. Ma lo ripeto, io sono un uomo di centrosinistra, anche se proprio dal centrosinistra vengo osteggiato più che dal centrodestra. Non è stato facile e non è facile gestire un Comune come Viareggio con il solo strumento del civismo e avendo come oppositori Pd, Fratelli d’Italia, Lega e Sinistra. La mia esperienza è senza dubbio innovativa in Italia, dove esistono sette liste civiche che gestiscono un Comune da nove anni?».

Quindi, dirà di sì al centrosinistra?

«Non è questo il ragionamento corretto. C’è un nuovo mondo con cui la politica deve fare i conti. Gli schemi sono vecchi e sono da cambiare. L’attuale discussione politica è tutta sui nomi (sì o no al Giani-bis, sì o no a Tomasi quale anti-Giani) e non sui temi di rilevanza regionale. Se si continua a far finta di non vedere i cambiamenti della società, ne rimarremo travolti. Certi cambiamenti, invece, andrebbero elaborati, capiti e governati. In mancanza di adeguati coinvolgimenti, c’è un movimento civico e libero che si farà sentire, pronto a costruire un grosso elemento di pungolo, di discontinuità lungo il percorso di avvicinamento alle elezioni regionali. Un movimento che sta cercando una propria forma organizzativa e avrà i propri riferimenti non solo a Viareggio. Alle elezioni regionali potremo dire la nostra con qualche interessante cifra da raccogliere. C’è uno spazio libero che potremo andare a riempire e che potrà scatenare un ballottaggio».

Cosa pensa del dibattito sulla Multiutility?

«Sono favorevole alla Multiutility e alla sua quotazione in Borsa. L’innesto di capitali dal mercato può essere utile per qualificare i servizi. La visione ideologica della sinistra non la condivido assolutamente, nella Multiutility secondo me dovrebbe starci anche l’acqua. I beni pubblici si governano con la politica, non esclusiva ma inclusiva. Una politica forte e competente è perfettamente in grado di gestire le grosse società».

Un giudizio sulle primarie?

«Non sono un amante delle primarie. Per la scelta dei candidati servono luoghi di discussione politica adatti. Negli ultimi anni sono state utilizzate a seconda dei momenti, quando faceva più o meno comodo».

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