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Maremma, nel nord consumata dal cemento un'area grande come 220 campi di calcio. E il rischio di catastrofi aumenta

di Sara Venchiarutti

	Depavimentare è importante per ridurre i rischi di catastrofi
Depavimentare è importante per ridurre i rischi di catastrofi

In sei comuni “mangiati” oltre 110 ettari in 17 anni. L'esperto: «Perdere anche piccole porzioni in aree vicine alle città adesso diventa un problema»

28 ottobre 2024
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GROSSETO. In 17 anni, e cioè dal 2006 al 2022, il consumo di suolo nella parte nord della Maremma – i comuni di Follonica, Montieri, Monterotondo Marittimo, Scarlino, Gavorrano e Massa Marittima – si è “mangiato” oltre 110 ettari di terreno. Più o meno corrispondono a circa 220 campi da calcio, per chi vuole visualizzarli con un’immagine conosciuta anche dai meno sportivi. O, se si vuole, si può immaginare un’area quadrata di un chilometro per un chilometro. «È una piccola città, più grande di Massa Marittima», commenta Fabio Lucchesi, professore associato di urbanistica all’università di Firenze.

Ed è vero, gli anni non sono pochi, ma «è comunque un’area consistente», sottolinea Lucchesi. I dati vengono dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), che «giustamente – spiega Lucchesi – considera consumato il suolo che perde le sue capacità di supporto ai servizi ecosistemici. Il suolo libero infatti permette lo sviluppo della vegetazione, la permeabilità del terreno e di conseguenza lo smaltimento delle acque meteoriche. Sono attività di servizio rispetto alle attività umane nel complesso che il suolo artificializzato non può garantire. A volte le perde per la cosiddetta cementificazione, dovuta alla crescita degli insediamenti, delle aree produttive e commerciali. A volte – aggiunge il docente – nella contemporaneità tende a perderle anche per i servizi tecnologici che riguardano la produzione di energia, come i campi fotovoltaici».

Fotovoltaico: una soluzione o un problema?

E qui nasce una prima “contrapposizione”: «Bisogna mettere in conto – sottolinea Lucchesi – che il tema della produzione di energia può essere in conflitto con il principio della preservazione del suolo. Non c’è una risposta univoca: bisogna decidere se è più conveniente sviluppare queste forme di energia o piuttosto inventare soluzioni ancora più innovative che tutelino anche il suolo».

Consumo di suolo: i rischi per il cambiamento climatico

In ogni caso il consumo di suolo, va detto, è diminuito rispetto al passato. «Tempo fa – aggiunge Lucchesi – non avevamo i problemi dei cambiamenti climatici che abbiamo adesso».

Tra le aree più sensibili però ci sono quelle periurbane, vicine alle città. Ma anche gli spazi all’interno dei centri abitati. «Qui ora – sottolinea il docente – anche piccole porzioni di suolo consumato possono essere molto dannose e innescare delle crisi. Queste aree infatti sono molto importanti per evitare quei problemi che sempre più spesso si verificano dopo grandi precipitazioni». E in particolare «quei fenomeni di allegamenti urbani – aggiunge Lucchesi – che non provocano magari danni clamorosi, ma disagi sì. Questi dipendono direttamente dal fatto che il suolo artificializzato non permette all’acqua di essere assorbita, e da questo punto di vista anche piccole porzioni di suolo libero vicino alle città e anche dentro possono essere molto utili. Bisogna fare di tutto per depavimentare ogni volta che è possibile».

Perché sì, il consumo di suolo non è «la causa diretta delle catastrofi, il cambiamento climatico dipende da altri fattori, ma è sicuramente un aggravante all’interno di una situazione più grossa», sottolinea Lucchesi.

Il maggior consumo a Follonica

In questi 110 ettari di suolo consumato negli ultimi anni il Comune che in questi anni ha avuto un maggiore consumo di suolo è Follonica, che è anche il centro maggiore, con un incremento di oltre 40 ettari. Lo segue Scarlino: più 20,66 ettari tra il 2006 e il 2022 appunto. Il Comune con minore crescita è Montieri: poco più di 7 ettari consumati. Tra i 12 e i 15 ettari Gavorrano, Massa Marittima e Monterotondo Marittimo.


 

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