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Tumore alla mammella, a Livorno 25 interventi al mese: i sintomi da non sottovalutare e i consigli del primario

di Martina Trivigno

	Leonardo Barellini
Leonardo Barellini

Il monito di Leonardo Barellini, responsabile di chirurgia ricostruttiva del seno: «Fondamentale la prevenzione, la mortalità sta diminuendo»

28 ottobre 2024
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LIVORNO. Nel 2023 i chirurghi della Senologia dell’ospedale di Livorno hanno eseguito 515 interventi e, di questi, circa 300 per carcinoma della mammella. In pratica 25 al mese, più di sei a settimana. «E anche se i dati definitivi ancora non li abbiamo, nel 2024 i casi sono in aumento», spiega il dottor Leonardo Barellini, primario del reparto di Senologia degli Spedali Riuniti e direttore dell’unità operativa di Chirurgia ricostruttiva della mammella per l’Asl Toscana nord ovest. Che poi aggiunge: «Tuttavia stiamo assistendo a un’inversione di tendenza. A fronte dell’aumento di casi, ogni anno, dello 0,3%, vi è una riduzione della mortalità pari allo 0,8%».

Dottor Barellini, partiamo dalle buone notizie: le donne devono ancora lottare contro il tumore della mammella, ma la mortalità si sta riducendo: a cosa è dovuto?

«Al miglioramento delle cure chirurgiche, oncologiche e radioterapiche. Stiamo facendo tanto in questa direzione, ora bisogna fare altrettanto per la prevenzione secondaria, ma anche primaria».

Ottobre è proprio il mese dedicato alla prevenzione del tumore al seno: che dire di quella secondaria?

«È molto importante perché significa fare una diagnosi precoce, quindi individuare una lesione tumorale nella parte interessata, intervenire tempestivamente e aumentare così la possibilità di guarigione. E sul fronte degli screening la Regione Toscana è molto avanti».

Come?

«Le donne di età compresa tra i 45 e i 50 anni di età hanno la possibilità di fare una mammografia una volta all’anno. In questa fascia d’età non sempre c’è una chiamata diretta, ma chi voglia essere inserito nel percorso di screening può farlo chiamando il centralino dedicato, al numero di telefono 0585 498004, tutti i giorni dalle 9 alle 11. Diverso, invece, è per le donne di età compresa tra i 50 e i 74 anni».

Si spieghi.

«Le donne che rientrano in questa fascia d’età vengono chiamate direttamente e invitate, tramite una comunicazione che ricevono a casa, a fare la mammografia con un intervallo di due anni».

Ha parlato di mammografia: che dire invece dell’ecografia?

«L’ecografia non è una metodica di prevenzione, ma ha un ruolo soltanto nelle pazienti sintomatiche».

Ecco, ci parli dei sintomi del tumore al seno: quando una donna deve preoccuparsi e quindi sottoporsi a dei controlli specifici?

«Di fronte alla comparsa di un nodulo, a un avvallamento della cute delle mammelle, a una secrezione di sangue dal capezzolo, a un’ulcerazione del capezzolo o alla comparsa di un linfonodo a livello ascellare. In tutti questi casi l’ecografia ha un ruolo. Non prima».

Invece cosa si intende per prevenzione primaria?

«Significa mettere in atto interventi destinati a ostacolare l’insorgenza della malattia. Si tratta, in sostanza, di quei comportamenti mirati a evitare la possibilità che la malattia si sviluppi attraverso indicazioni che portino a cambiare abitudini scorrette».

Ci faccia degli esempi.

«Innanzitutto voglio ricordare che l’allattamento è preventivo nei confronti del tumore della mammella: con una durata di 12 mesi per bambino, l’allattamento è preventivo in termini del 4-7%».

Poi?

«Il consumo di alcol è considerato una condotta che aumenta l’incidenza del tumore della mammella e, per questo, è importante un comportamento responsabile. C’è poi l’attività fisica e il controllo del peso: la letteratura è concorde sul fatto che 200 minuti di attività fisica moderata alla settimana riduca del 15% l’insorgenza del tumore».

Qual è il lavoro al centro senologico di Livorno?

«L’approccio ormai consolidato è di tipo multidisciplinare e grazie a un’integrazione multiprofessionale si riesce a garantire un percorso di accompagnamento completo dal pre al post operatorio. In questi casi la condivisione è fondamentale: non a caso tutte le decisioni che riguardano la paziente vengono prese nel Gruppo oncologico multidisciplinare (Gom). C’è poi il grande lavoro di squadra della Chirurgia generale, con i giovani colleghi Simone Miccoli e Benedetta Daicampi, e le infermiere di Senologia Dania Siciliano, Micaela Telegaru e Valentina Martino. È nel nostro centro senologico che si vedono i risultati migliori dove le relazioni personali sono molto buone e quindi si lavora a stretto contatto con un obiettivo comune. Infine un ringraziamento alle associazioni “Livorno Donna” e “Sempre Donna” che rappresentano un prezioso sostegno e un punto di riferimento per le donne».

Per una donna l’intervento è una fase molto delicata: qual è il vostro approccio?

«Gli obiettivi sono s due: eliminare definitivamente il tumore e riuscire a conservare quanto più possibile l’area interessata dall’intervento. Il lavoro del chirurgo è particolarmente delicato e non si esprime soltanto in sala operatoria, ma è necessario studiare con attenzione quanto emerso dagli accertamenti diagnostici, valutare le caratteristiche del seno in rapporto alla figura della paziente, progettare il tempo ricostruttivo in funzione di quello demolitivo, considerare il peso che possono avere le terapie. La sempre maggiore sensibilità delle donne e il continuo miglioramento delle terapie contribuisce a raggiungere risultati ancora più importanti rispetto al passato, ma non bisogna mai abbassare la guardia». 

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