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Il caso

Grosseto, la mamma del disabile bullizzato va in tv: «Mio figlio non ce la fa a tornare a scuola»

di Matteo Scardigli
Alessandra, di spalle, ospite al programma “Storie italiane" e il ventunenne che ha offeso e minacciato il sedicenne disabile
Alessandra, di spalle, ospite al programma “Storie italiane" e il ventunenne che ha offeso e minacciato il sedicenne disabile

La donna: «Per l’aggressore pietà e pena severa». La scuola ha reagito denunciando l’autore del video

17 ottobre 2024
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GROSSETO. «Non voglio giustizieri, non voglio che si scateni altra violenza: questo ragazzo ha un disagio e dev'essere aiutato; ma dev'esserci anche una pena severa». A parlare a “Storie italiane” (programma di Rai1 condotto da Eleonora Daniele), spalle alla telecamera, è Alessandra, la madre del sedicenne affetto da una malattia neurodegenerativa muscolare vessato da un bullo fuori da scuola solo poche settimane fa.

Il ragazzo con «un disagio» è il bullo – fra pochi giorni compirà 22 anni – che ha minacciato e offeso in diretta social pronunciando frasi come «pischelletto ottuso» «sei storto di testa», o «hai la voce come un goblin». Ha chiesto al giovane disabile anche dei soldi, e secondo la madre ha anche cercato di prendergli il portafogli.

Una madre che ha sporto denuncia ai carabinieri, una madre il cui figlio – racconta al giornalista Vittorio Introcaso – era alla sua prima “prova di autonomia”: «Doveva andare a comprarsi un paio di scarpe e poi raggiungere gli amici». Amici che lui ha avuto la prontezza di chiamare col cellulare, e che hanno avuto il coraggio di allertare gli insegnanti; i quali, a loro volta, sono intervenuti in sua difesa.

Un figlio che aveva raggiunto con fatica un piccolo grande livello di autonomia, ma che da quel giorno «non parla più, e secondo il suo neuropsichiatra, che lo vede ogni settimana, ancora non è in grado di tornare a scuola». Un figlio che, prima di chiudersi ancora di più in se stesso, aveva «contato le 9mila visualizzazioni e i 300 like» totalizzati dal bullo con il suo post.

Alessandra si interrompe per un attimo, la voce rotta dal pianto. Poi ritrova la forza. Il suo messaggio è chiaro: «Mio figlio ha una “rete di protezione”, ma per lui non è facile. Non voglio che questa cosa passi in silenzio». Perché – sottolinea ancora – il bullo «importunava da dieci giorni fuori dalla scuola».

Una scuola che, viene sottolineato a più riprese in trasmissione, ha saputo reagire con ferma rapidità: il dirigente Roberto Mugnai aveva confermato a Il Tirreno di aver denunciato il bullo, stroncando sul nascere qualsiasi tentativo di normalizzare il gesto del ventunenne (che è poi entrato in casa del padre del preside, sempre riprendendo con il cellulare): «Nessuna goliardata».

Un tentativo che lo stesso bullo aveva cercato di mettere in atto, scrivendo al sedicenne nel cuore della notte: «Amigo, ma era un gioco. Mica ti ho bullizzato. Stavo a fa uno skerzow». Ricevendo la condanna netta anche da parte del sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna, che dalle pagine del nostro giornale si era rivolto direttamente al bullo: «Devi vergognarti. Sì, perché solo se riuscirai a provare vergogna per quel che hai fatto potrai iniziare a comprendere la gravità dei tuoi gesti».

L’episodio aveva turbato profondamente la comunità. E le parole di Alessandra, prima su Il Tirreno e poi – ieri – su “Storie italiane” hanno senz’altro rappresentato un faro di speranza per altri genitori che si trovano ad affrontare la sua stessa situazione.


 

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