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L’inchiesta

Prato, 13 centesimi per ogni capo prodotto, 13 ore di lavoro al giorno: arrestati due imprenditori


	Il blitz della Finanza a Prato
Il blitz della Finanza a Prato

L’inchiesta è nata dalla denuncia di un operaio cinese sfruttato. Il blitz della guardia di finanza all’ex Ippodromo

17 ottobre 2024
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PRATO. Lavoravano 13 ore al giorno, sette giorni alla settimana, e per ogni capo d’abbigliamento prodotto venivano pagati la miseria di 13 centesimi di euro. Per questo i datori di lavoro di 24 operai sfruttati, due imprenditori cinesi, sono stati arrestati dalla guardia di finanza, mentre per due familiari è stato disposto il divieto di dimora a Prato. Ne dà notizia oggi, giovedì 17, il procuratore Luca Tescaroli.

La denuncia

L’inchiesta è nata dalla denuncia di un operaio cinese che ha raccontato di aver lavorato per qualche mese in una confezione gestita da connazionali nei pressi dell’ex Ippodromo, 13 ore al giorno, 7 giorni la settimana. Seguendo le sue indicazioni la Finanza ha scoperto due confezioni con sede nello stesso capannone, gestite da due famiglie cinesi, i cui membri risultavano ufficialmente come dipendenti. I due titolari di fatto sono stati messi agli arresti domiciliari, mentre due familiari, come detto, hanno il divieto di dimora.

Lo strike day

Proprio in questi giorni è in corso lo “Strike Day”, gli scioperi promossi dal sindacato Sudd Cobas nelle piccole e piccolissime aziende cinesi dove la regola del 12x7 (12 ore per 7 giorni) vale quasi dappertutto. E in alcuni casi i lavoratori pachistani sono riusciti a ottenere il rispetto del contratto nazionale di lavoro con un orario di 8 ore al giorno per 5 giorni.

I “diari di lavoro”

Il compenso di 13 centesimi per ogni capo d’abbigliamento finito è stato estrapolato dalla Finanza grazie ad alcuni “diari di lavoro” trovati nelle due confezioni, che disponevano di altrettanti showroom. Lo stipendio era pagato in contanti e in nero, senza contratto di lavoro. Dei 24 operai censiti dagli investigatori, quattro sono risultati clandestini.

Il sequestro del profitto

Il giudice per le indagini preliminari ha disposto anche il sequestro di 184.000 euro, pari al debito accumulato dai due imprenditori verso l’erario per i contributi non pagati ai lavoratori.

Il permesso temporaneo

L’operaio cinese che ha avuto il coraggio di denunciare lo sfruttamento è stato inserito nel percorso di tutela previsto dal Protocollo d'intesa contro lo sfruttamento e ha ottenuto, su richiesta della Procura, un permesso di soggiorno ai sensi dell'articolo 18 del Testo unico sugli immigrati, in assenza della possibilità di applicare la normativa sui collaboratori di giustizia, prevista solo per i cittadini italiani.

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