Il Tirreno

Firenze

Il caso

Il dermatologo scambiò un tumore maligno per una verruca e chiede di dimezzare il risarcimento: "Grave colpa medica"

di Pietro Barghigiani

	Una visita dermatologica (foto d'archivio)
Una visita dermatologica (foto d'archivio)

L’azienda sanitaria Asl Toscana Centro ha risarcito il paziente e si è rivolta alla Corte dei conti

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FIRENZE. Non ha cercato neanche di confutare le tesi dell’accusa. Quel ritardo nel diagnosticare un melanoma maligno era stato così inescusabile che l’allora direttore di dermatologia (il periodo in esame è quello tra il 2012 e il 2014) del presidio ospedaliero “Piero Palagi” di Firenze, citato a giudizio dalla procura della Corte dei conti, ha chiesto di poter dimezzare la richiesta risarcimento.

Il processo

Istanza accolta quella del dermatologo, che con 225mila euro versati all’Asl Toscana Centro definisce il giudizio avviato con una pretesa iniziale della magistratura contabile di 450mila euro. Era la somma che l’azienda sanitaria aveva versato al paziente, tra l’altro medico, che il dirigente dopo alcune visite aveva tranquillizzato: «Non preoccuparti, è una verruca seborroica». In realtà era un melanoma al quarto stadio. Il paziente si operò e poi chiese i danni all’Asl che evitò di andare in giudizio pagando appunto 450mila euro e segnalando il caso alla Corte dei conti. Che ora incassa la metà di quanto speso dall’azienda sanitaria accogliendo la proposta di rito abbreviato. Una volta presentata la ricevuta di pagamento, il medico ha ottenuto la chiusura del procedimento a suo carico.

Secondo la procura contabile il dottore, all’epoca dei fatti in servizio come direttore della Dermatologia 2 dell’azienda Usl Toscana Centro, presidio ospedaliero Piero Palagi di Firenze, «avrebbe arrecato un danno patrimoniale indiretto all’azienda sanitaria in considerazione delle condotte gravemente colpose tenute in occasione delle visite mediche del 18 maggio 2012 e della primavera del 2014, e consistenti nell’omessa e ritardata diagnosi di un melanoma, che in occasione delle predette visite veniva qualificato quale “verruca seborroica”».

Aveva insomma scambiato un melanoma dagli effetti mortali se non affrontato in tempo con un’innocua verruca.

La decisione della Corte dei conti

La procura ha, in proposito, sottolineato come il collegio medico legale della Corte dei conti, al quale è stata richiesta una valutazione medica in corso di indagini, ha ritenuto «in merito alla valutazione del comportamento tenuto dal dottore (in sentenza non sono riportate le generalità, ndr), dermatologo che ebbe in cura il dottore (non riferito il nome, ndr), è parere di questo collegio medico-legale presso la Corte dei conti che sussista una responsabilità medica gravemente colposa che ha determinato il ritardo diagnostico del melanoma».

Di qui la richiesta della condanna del dermatologo al risarcimento del danno «patito dall’azienda sanitaria, ritenendo che, con le sue condotte gravemente colpose, avrebbe causato la ritardata diagnosi della lesione, che solo il 6 ottobre 2014 veniva asportata e successivamente classificata, all’esito dell’esame istologico, come “melanoma di 8 millimetri, con livello di Clark pari a IV”».

E di conseguenza «tale ritardata diagnosi avrebbe cagionato al paziente gravissimi danni di natura patrimoniale e non patrimoniale, i quali sono stati poi oggetto di richiesta risarcitoria nei confronti dell’azienda sanitaria e del conseguente esborso, da parte di quest’ultima, della somma» che dagli originari 450mila euro sono poi diventati 225mila per chiudere il caso.


 

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