Il Tirreno

Versilia

L’analisi

Spiagge all’asta, cosa significa (davvero) per la Versilia: un sistema economico-sociale destinato a essere sovvertito

di Matteo Tuccini

	Uno stabilimento balneare in Versilia
Uno stabilimento balneare in Versilia

Al di là della cattiva idea che la pubblica opinione ha dei balneari, ci sono elementi incontrovertibili. E la rivoluzione abbasserà i costi per i clienti dei bagni?

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VIAREGGIO.  La partita della direttiva Bolkestein, che vede sul tavolo circa 900 concessioni balneari nella sola Toscana – 30mila in tutto il litorale italiano – si gioca ormai sul decreto che il Governo dovrà approvare entro il 31 marzo. Decreto di cui ha parlato ieri, mercoledì 5 marzo, anche il ministro Matteo Salvini, che come titolare a Infrastrutture e trasporti dovrà sottoscriverlo assieme al collega dell’Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti.

Il nodo-risarcimenti

Il documento è importante perché disciplinerà, in maniera si spera più approfondita, i cosiddetti indennizzi. Cioè i risarcimenti che spetteranno ai balneari usciti sconfitti dalle “aste”. Come è noto, esistono delle costruzioni – cabine, bar, ristoranti, talvolta anche appartamenti – che appartengono al privato, anche se sorgono su terreno demaniale, la spiaggia: questi beni rappresentano un valore che il proprietario vuole vedersi riconoscere, in caso di sconfitta nella gara pubblica che riassegnerà la concessione. Ma l’ultima formulazione della legge Infrazioni che manda all’asta i balneari – dopo aver promesso in campagna elettorale che la Bolkestein sarebbe stata cancellata – dice: a chi se ne va spetterà un risarcimento sulla base degli investimenti fatti negli ultimi cinque anni, trascorsi in piena pandemia. I primi calcoli dei commercialisti stabiliscono, con questa formulazione, cifre neanche lontanamente vicine alle aspirazioni dei balneari. Che vorrebbero centinaia di migliaia di euro di risarcimento, in caso di addio alla spiaggia.

Gli effetti sul sistema-Versilia

È il caso, quindi, di ricondurre tutta la battaglia al leggendario Articolo quinto: chi ha i soldi in mano ha vinto. Anche se esiste una fetta della categoria che ancora non accetta l’idea di doversi preparare a una gara a evidenza pubblica, con tutto quello che comporta: intanto investimenti veri sul piatto, e poi la possibile perdita della concessione che per centinaia di famiglie significa l’unica fonte di reddito. Non solo: in Versilia c’è anche l’abitudine di utilizzare la cosiddetta casa del guardiano come propria abitazione, per cui un’eventuale sconfitta di massa dei balneari comporterebbe anche un problema sociale. Al di là della cattiva idea che la pubblica opinione ha dei balneari, questi sono elementi incontrovertibili; così come è indubbio che un intero tessuto economico, di piccole imprese che sorgono e vivono del tutto sul territorio, potrebbe essere rimpiazzate da un altro sistema. Se questo provocherà un miglioramento per i clienti degli stabilimenti balneari, lo vedremo: che le spiagge si trasformino in una serie di ombrelloni e sdraio disponibili a prezzo di saldo, pare difficile.

Gli scenari sulle aste

Già, ma quando succederà tutto questo? I balneari confidano nella lentezza della burocrazia e nella scarsa voglia dei Comuni di mettere mano a decine di gare pubbliche in contemporanea. Però c’è chi si è già mosso: all’isola d’Elba, per esempio, le procedure sono già state fatte. E anche in Versilia, dove le amministrazioni si dicono schierate al fianco dei balneari, c’è chi si sta organizzando: mettendo a punto i gruppi di lavoro e inviando avvisi alle imprese balneari, perché si preparino. Le aste dovranno essere fatte entro il settembre del 2027, ma attenzione: non quell’anno, entro quell’anno. E se un privato decide di fare ricorso perché la concessione non è ancora andata a gara, il tribunale potrebbe dargli ragione.

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