Viareggio, ucciso dopo il furto della borsa: le indagini vicine alla svolta, le novità
A breve si attende il deposito della perizia medica e di quella tecnica
VIAREGGIO. Potrebbe essere molto vicina la svolta nelle indagini sulla morte di Nourdine Naziki, 52 anni, morto la sera dell’8 settembre 2024 dopo essere stato investito ripetutamente in via Coppino dalla donna a cui poco prima aveva rubato la borsa, l’imprenditrice balneare Cinzia Dal Pino, la quale dichiarò di essere stata minacciata col coltello dall’uomo.
Nourdine Naziki si faceva chiamare Said l’algerino; è con questo nome che inizialmente venne identificato, In realtà non era originario dell’Algeria ma del Marocco. Ancora non è stata depositata la relazione sull’autopsia eseguita sulla salma del cinquantaduenne.
La novità, oggi, riguarda la perizia tecnica sull’incidente. «È vero – spiega l’avvocato Enrico Carboni, legale di parte della famiglia di Nourdine Naziki –, l’autopsia non è stata ancora depositata perché all’esame del consulente medico si lega la perizia del consulente tecnico, che sta studiando l’incidente e lo sta ricostruendo in maniera molto minuziosa. Credo però che a questo punto sia solo questione di giorni perché anche la perizia tecnica sia completata».
L’avvocato Carboni considera un fatto positivo che il pm si sia mosso con grande scrupolosità in questa vicenda che ha scosso davvero nel profondo tutta la comunità viareggina. «Il pm – spiega infatti il legale – è molto scrupoloso. Si tratta di un fatto “grosso” ed è nell’interesse delle indagini e di tutte le parti coinvolte fare la massima chiarezza».
Una volta completata anche la perizia tecnica, potrà essere depositata anche quella riguardante l’autopsia, dopodiché, spiega il legale Carboni, «il pubblico ministero formulerà il capo di accusa e successivamente deciderà come procedere: se con rinvio a giudizio e udienza oppure con giudizio immediato».
Dopo il funerale a Viareggio, la salma di Nourdine Naziki ha raggiunto il Marocco, ormai da tempo. «Sono stato io stesso a Casablanca per conoscere i familiari di Naziki – conclude l’avvocato Carboni –, ne sentivo la necessità».
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