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Così lo Stato guadagnerà dalle “aste” delle spiagge: come funziona il meccanismo e gli scenari in Toscana

di Matteo Tuccini

	Il litorale toscano
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A segnalarlo l’ex deputato e sindaco Pd Buratti: «La categoria pagherà un prezzo salato a chi si spacciava come amico»

31 ottobre 2024
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VIAREGGIO. C’è una brutta sorpresa, l’ennesima, per i balneari. È nascosta nelle pieghe del disegno di legge “Infrazioni”, che è all’approvazione del Parlamento (ha appena ricevuto l’ok della Camera dei deputati e adesso passa all’esame del Senato). Tra le norme che cambieranno le concessioni delle spiagge, probabilmente in maniera definitiva, c’è un passaggio tutt’altro che secondario. Perché porterà alle casse dello Stato un guadagno diretto dalle cosiddette “aste” delle spiagge.

Di cosa si tratta

Si tratta di un meccanismo più semplice di quanto si pensi, e che sarà considerato tra i criteri per l’assegnazione della concessione. Il privato che intenderà, da qui al 2027, aggiudicarsi una spiaggia, dovrà – tra le altre cose – offrire una cifra economica per l’indennizzo al balneare uscente. Che sarà risarcito in caso di sconfitta nella gara. Poniamo che la perizia per l’indennizzo – che viene calcolato da un perito nominato dall’amministrazione pubblica, quindi è stabilito prima della gara – quantifichi in 100mila euro la somma dell’indennizzo stesso. Ebbene: si potrà andare a gara offrendo, oltre a tutte le future caratteristiche dell’impresa balneare, più di quei 100mila euro. Ma la differenza non finirà al balneare: se la concessione passa di mano, l’imprenditore uscente si prenderà i suoi 100mila, e il resto andrà allo Stato.

L’attacco di Buratti

A rivelarlo è Umberto Buratti, ex deputato Pd ed ex sindaco di Forte dei Marmi. «Il voto di fiducia che Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia hanno espresso nell’aula di Montecitorio al disegno di legge salva infrazioni, è un vero e proprio furto di Stato nei confronti dei balneari – accusa Buratti – È il prezzo salato che il sistema balneare italiano dovrà pagare per il lasciapassare a Raffaele Fitto quale commissario europeo. Le speranze che la categoria aveva riposto nelle parole di Giorgia Meloni, basta rivedere i video, si sono infrante, per rimanere in tema, come onde sulla battigia. E i parlamentari di zona continuano a sostenere questo Governo». La parte di indennizzo passata allo Stato, a detta di Buratti, «materializza il “chi offre di più” che, in questi anni, era stato escluso dal dibattito politico. Perché avrebbe, di fatto, estromesso i piccoli imprenditori. Gli stessi che, di generazione in generazione, hanno creato quelle realtà imprenditoriali il cui vero valore il Governo non ha voluto riconoscere. Tanto da affermare di voler “evitare le indebite sovracompensazioni a favore dei concessionari uscenti”. Definire indebita sovracompensazione l’eventuale “maggior valore dell’indennizzo” è un vero e proprio esproprio d’azienda che passerà, chiavi in mano, a un altro privato, il quale potrà goderne tutte le potenzialità imprenditoriali al 100%. Come a esempio utilizzare quei beni acquisiti da più di 5 anni, anche totalmente ammortizzati, ma ancora utili ed efficienti. Molti balneari oggi rimpiangono la legge Draghi, che, per la prima volata, ha inserito nel nostro ordinamento l’indennizzo e che prevedeva di riconoscere il “valore aziendale dell’impresa e dei beni materiali e immateriali, la professionalità acquisita”. Andavano solo approvati i decreti che avrebbero dato attuazione a questi principi e criteri direttivi, ma le false promesse della presidente del Consiglio Meloni hanno avuto il sopravvento».

Secondo Buratti, il limite degli investimenti fatti negli ultimi cinque anni «potrebbe anche azzerare l’indennizzo al balneare uscente. È per questo che avevo proposto un risarcimento concreto, su cui applicare una tassazione del 16%: a quel punto lo Stato avrebbe avuto la sua entrata e gli imprenditori sarebbero stati tutelati».

L’appello ai Comuni

La Cna chiede, ora, sostegno ai Comuni. «Non ci siamo illusi di fronte alle rassicurazioni delle forze politiche – dice Andrea Giannecchini, presidente provinciale della Cna – soprattutto di quelle di maggioranza, che avrebbero comunque avuto i numeri per far passare all’interno della norma le modifiche richieste. Ma nutrivamo comunque la speranza di vedere accolte almeno le istanze più significative, e così non è stato». L’associazione registra che non c’è stata nemmeno «la volontà di intraprendere una discussione parlamentare, un confronto sul merito, un tentativo di fare un passo indietro su quella legge scritta in fretta e scritta male. Tutto esautorato dal voto di fiducia posto dal Governo per blindare accordi presi a livello europeo. Invitiamo i Comuni della costa – conclude Giannecchini – a sospendere le procedure di evidenza pubblica e collaborare insieme, affinché si metta in campo una strategia comune di tutela del mondo balneare. Se il buongiorno si vede dal mattino, il decreto attuativo, atteso entro marzo 2025, non riserverà particolari spazi di manovra rispetto a quello che già sappiamo. Resta l’amarezza, ma la lotta della Cna continua».

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