Il Tirreno

Versilia

Lutto

Addio a Antonio Marsili, il cardiologo che amava gli ultimi. La sua frase, l’aneddoto dell’indiano e la malattia

di Chiara Graziani
Antonio Marsili
Antonio Marsili

Camaiore: una vita al servizio dei pazienti, in ospedale e sul territorio. Senza distinzioni

27 ottobre 2024
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CAMAIORE. Diceva sempre: «Avessi dovuto passare i quiz d’ingresso, non avrei potuto fare il medico». Antonio Marsili, cardiologo, medico vero, aveva un’allergia intellettuale profonda per gli schemi, le linee guida, i binari tranquilli delle terapie standard che, se non facevano bene al paziente, di certo non esponevano a rischi legali l’”azienda”.

Nel mondo alla rovescia (e incostituzionale) dove chi paga ha e chi non può pagare ha Dio, avreste sempre trovato il dottor Marsili nella parte di sotto, a non farsi scappare nessuna vita, costasse quel che costasse. Giovane, vecchia, straniera, italiana, il paziente era sacro fino all’ultimo secondo. La diciamo meglio con un aneddoto; un giorno un mercantile indiano sbarcò al porto di Carrara un poveretto sotto infarto, di infima classe sociale e di lingua sconosciuta. Gli avevano legato una bottiglia d’acqua calda sul petto e lo avevano consegnato, in fin di vita, con l’avvertenza: «Non può pagare». Prima si cura, poi si vedrà a chi tocca pagare, rispose Marsili, che sapeva farsi assai brusco quando diventava l’avvocato del paziente. Arrivato morente e povero, l’omino con la bottiglia di vetro ne uscì vivo, in condizione di vivere bene e non pagò un centesimo.

Antonio Marsili, che se n’è andato ieri (sabato 26) a 74 anni, aveva un fiuto da cacciatore per la morte e ci combatteva, con scienza, intelligenza, astuzia ed un’infinita empatia per il dolore altrui che cercava di debellare allo stesso modo della malattia in sé. Uomo di fede infinita e tenera, combatteva la morte altrui ma non la temeva. Disse una volta: «Non ho paura di morire, io so che vado dalla mi’mamma e dal mi’pappà (il camaiorese era per lui la parlata degli affetti e dei sentimenti, ndr). Sono perfino curioso. Come sarà? ». Temeva, diceva, solo l’offuscarsi della ragione, perché essere medico per lui era la stessa cosa che esser vivo. Un anno e mezzo fa appena, sulla via del ritorno da Lourdes, ebbe i primi segni di una malattia che si è rivelata fulminante e che l’ha portato via all’ospedale Versilia.

Aveva capito tutto e già da prima, medico fino in fondo, anche questa volta senza sbagliarsi (in tantissimi sono in vita per testimoniare la sua stupefacente acutezza di diagnosi). La sua adorata famiglia, la moglie Francesca, le figlie Benedetta e Martina, i suoi sei fratelli della felice nidiata di Gerio e Nila Marsili, cresciuta nella casa della via di Mezzo, l’hanno affiancato in ogni secondo. Mai solo ma sempre più lontano, fino a ieri mattina. Era nonno di Jacopo, Pietro, Rocco e della piccola Sofia.

Ha lasciato un sogno, alla cui realizzazione aveva dedicato le sue ultime forze. Un ambulatorio cardiologico gratuito, perché prima si cura e poi si vede chi paga (articolo 32 della Costituzione secondo il dottor Marsili). La malattia l’aveva già afferrato quando un gruppo di medici di base, riuniti attorno a Patrizia Rossi ne ha raccolto il testimone. Oggi l’ambulatorio gratuito, con le difficoltà che le missioni di civiltà e giustizia sempre incontrano, riceve ogni mercoledì, alla Misericordia. È un seme piantato da Antonio, come lo sono molti giovani medici che gli devono la formazione e dei quali parlava con ammirazione e speranza.

Scorrendo il messaggio di sincero cordoglio della Asl Toscana nord Ovest e dei presìdi ospedalieri di Massa Carrara non a caso, tra le frasi dovute ad ogni scomparso, emergono parole chiave che ritraggono davvero Marsili. Giuseppe Arena, direttore dell’Utic Cardiologia dell’ospedale Apuane dice: «Antonio univa alle straordinarie doti tecniche una straordinaria capacità empatica». Infatti Marsili riteneva che la malattia, intesa come schema, non esistesse: «Solo il paziente esiste». «È stato – prosegue – uno dei padri della cardiologia di Massa ed in particolare dell’Aritmologia». Vero, ne è stato il padre. Ed avrebbe potuto far ricca carriera altrove. Ma da Camaiore, e dalla sua famiglia, non volle mai allontanarsi. «Tutti lo ricordano con affetto». Vero. Inclusi i pazienti, che fino a poco fa continuavano a cercare di lui per una prenotazione in un passa parola infinito sul “medico buono”. Al quale potranno dire arrivederci domani, lunedì alle 15 nella chiesa Collegiata di Santa Maria Assunta a Camaiore.


 

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