Il Tirreno

Toscana

Il racconto

Maltempo, la Toscana e l'allerta: il test di "lockdown" con negozi e aziende chiuse

di Paolo Nencioni

	ll centro commerciale “Parco Prato” chiuso per maltempo
ll centro commerciale “Parco Prato” chiuso per maltempo

A Prato un nuovo modello di prevenzione. Il botta e risposta (anche sui ristori) tra industriali e l’assessora regionale Monni

4 MINUTI DI LETTURA





PRATO. Chiudere tutto e subito. È una ricetta semplice, anche se non proprio di semplice applicazione, quella adottata dalla sindaca di Prato, Ilaria Bugetti, di fronte all’allerta rossa che venerdì scorso si è abbattuta sulla Toscana, in particolare sulla piana tra Prato e Firenze.

Mancavano pochi minuti a mezzogiorno quando nella sala operativa della Protezione civile comunale ci si è resi conto che la situazione stava precipitando e non c’era tempo da perdere. La sindaca e i tecnici hanno chiamato le associazioni di categoria e subito dopo è stata firmata un’ordinanza urgente che disponeva la chiusura di tutte le attività commerciali e produttive con effetto immediato. Mai successo prima. Così come, del resto, non c’era mai stata prima un’allerta rossa per pioggia a Prato. Giovedì sera era già stato deciso di chiudere scuole e parchi, non restava che chiudere tutto il resto, in una sorta di lockdown senza pandemia.

Uno stop al quale si è subito adeguato, per esempio, il centro commerciale Parco Prato, ma che è stato di fatto ignorato dalle decine di pronto moda cinesi del Macrolotto di Iolo, “convinti” a rispettare l’ordinanza solo dai solleciti della polizia municipale.

Passata l’emergenza, anzi a emergenza ancora in corso, qualcuno ha cominciato a storcere la bocca. Confesercenti già sabato ha chiesto ristori per la mezza giornata di mancati incassi e la sindaca ha subito replicato: «Ci sarà modo e tempo per valutare le richieste dell’associazione di categoria ma non certo oggi con l’allerta rossa ancora in corso e tanti interventi sul territorio da portare avanti».

Poi sono arrivati i mugugni di Confcommercio e Confindustria. «Quando l’allerta è scattata – ha detto Tommaso Gei, vice presidente di Confcommercio – abbiamo assistito ad una serie di ordinanze emesse dai singoli Comuni, in modo non coordinato. Non è però pensabile rimettere alla buona volontà e alle decisioni dei singoli amministratori la gestione di fenomeni di questa complessità».

«Il coordinamento delle valutazioni da effettuare e delle misure da assumere – gli ha fatto eco Fabia Romagnoli, vice presidente di Confindustria Toscana Nord – è lasciato alla buona volontà, difficile da esercitare in momenti così concitati, delle singole amministrazioni: servirebbero procedure che nei limiti dell’imprevedibilità delle situazioni, sempre diverse, prevedano una regia complessiva e consentano l’ottimizzazione delle risorse e una comunicazione più univoca verso cittadini e imprese, alle prese con le ordinanze dei vari comuni».

Monia Monni, assessora regionale alla Protezione civile, al telefono ci fa una risata sopra. «Il coordinamento c’è, è previsto dalle norme – dice – Se gli industriali non lo conoscono è un problema loro. L’emergenza viene gestita dai Comuni, poi c’è il Centro di coordinamento dei soccorsi gestito dalla Prefettura, poi c’è la Regione con l’unità di crisi, che si è riunita ogni tre ore. Il coordinamento c’è ed è disposto dalla legge».

Anche sulla richiesta di ristori per i mancati incassi l’assessora non le manda a dire: «Ristori? Siamo ancora coi piedi nel fango, vedremo poi; nelle situazioni di emergenza prima si salvano le vite, non è che si chiudono le attività per fare un dispetto. Ciascuno di noi deve fare la propria parte».

La sindaca Bugetti è in sintonia. «Abbiamo affrontato la situazione per come si è evoluta nel corso delle ore – spiega – Vedevamo che a Campi Bisenzio e a Sesto Fiorentino c’era il diluvio e venivano chiusi i centri commerciali, non potevamo rischiare che le persone si mettessero in viaggio verso Prato. Siamo un’area omogenea ed era fondamentale limitare gli spostamenti per consentire l’efficienza dei soccorsi. Quello che conta per me è solo una cosa: prima di prendere decisioni vengono allertate le associazioni di categoria. E così abbiamo fatto».

Un lockdown senza pandemia, appunto. Ma non è detto che sia questo il modello in futuro. «Ogni emergenza fa storia a sé» dice la sindaca. 

Primo piano
La nostra iniziativa

Ambiente batte economia, il sondaggio per il Festival “Salviamo la terra”: il futuro e le priorità “green” degli italiani

di Francesca Ferri
Sani e Belli